La passione per il genere crime è meno di nicchia di quanto si possa pensare. Ad attrarre sono spesso fattori diversi, o una commistione di questi: c'è chi rimane invischiato nelle vicende umane, chi apprezza il lato scientifico delle indagini e non mancano i semplici sfegatati di misteri gialli. Scene Investigators, ultima fatica di EQ Studios, team indipendente di Las Vegas, riesce probabilmente a soddisfare tutti. Parliamo di un investigativo puro, pensato sia per gli appassionati di crimine che per i giocatori più incalliti di escape room, per diretta dichiarazione dello sviluppatore. Noi abbiamo passato diverse ore immersi nei casi di Scene Investigators, e siamo pronti a redigere il nostro fascicolo investigativo in questa recensione.
Ricostruire i fatti
Scene Investigators è un gioco investigativo in cui bisogna esplorare liberamente scene del crimine, analizzarle e, dopo aver dedotto i fatti, rispondere a una serie di domande basate sul caso in esame. Le scene sono in realtà simulazioni pensate per mettere alla prova l'investigatore e si dividono in tre fasce distinte. Ci sono casi di sparizioni che si articolano su tre scenari consecutivi diversi, dove bisogna quindi risolvere il primo per accedere al secondo e via di seguito; tre casi di omicidio visitabili fin dall'inizio del gioco che si svolgono in tre appartamenti diversi e, infine, il bagno di sangue, ovvero una strage consumata in un grande ufficio che richiederà diverse ore per essere esplorata e risolta. C'è poi un ultimo caso, bloccato e non accessibile all'inizio della partita, che per ragioni narrative non vi sveleremo.
Ogni caso propone diversi quesiti: una volta confermate le informazioni nel dossier, il gioco restituirà il conteggio di quante risposte sono state date correttamente, senza però segnalare quali sono giuste e quali sbagliate. Si può rientrare nella scena del crimine quante volte si vuole senza ricevere malus e il punteggio viene sempre sovrascritto rispetto al precedente, in modo da suggerire cosa eventualmente si sta sbagliando o azzeccando.
Impostato con un gioco in prima persona iper-realistico, Scene Investigators in realtà è molto semplice da approcciare. I comandi sono pochi e su PC si controlla il tutto sia con mouse e tastiera che con gamepad. Un'eccezione va fatta per coloro che decidono di usare il blocco note integrato, richiamabile in qualunque momento a schermo con il tasto N e che chiaramente diventa piuttosto scomodo in assenza di tastiera. Noi abbiamo sempre preso appunti cartacei durante la soluzione dei casi anche se, ammettiamo, il blocco note è molto utile quando si tratta di dover rispondere alle domande del caso con appunti complessi come indirizzi e numeri di telefono: averli sul taccuino consente di incollarli nello spazio di risposta senza rischiare di sbagliare.
In questo momento della recensione, prima di elencare i punti forti di Scene Investigators, facciamo emergere l'unica nota negativa, così da toglierci l'incombenza. Il completamento libero delle risposte è un'arma a doppio taglio, perché andrà sempre fatto correttamente, specialmente a livello di scrittura, altrimenti la risposta risulterà errata. Noi abbiamo sbattuto la testa numerose volte su alcuni quesiti, che in realtà erano giusti, ma scritti in modo non corretto: ad esempio, una risposta risultava errata solo perché all'indirizzo mancava una virgola. Ad ogni modo, fornire risposte errate nel dossier finale non ha conseguenze: questo va senz'altro a bilanciare la natura aperta dei quesiti, visto che si potranno fare tutti i tentativi del mondo senza conseguenze.
Indizi nascosti in bella vista
Non ci sentiamo di penalizzare questa apparente problematica della risposta aperta. Del resto, è compito dell'investigatore essere preciso e rigoroso. Questo fornisce poi un'idea di quanta attenzione ai particolari Scene Investigators richieda, a prescindere dall'approccio scelto per avvicinarsi al titolo. Sia che venga preso come un'escape room digitale o un simulatore di true crime, parliamo comunque di un gioco che richiede una certa elasticità mentale. All'inizio, infatti, i casi sembrano sia facilissimi che difficilissimi: gli indizi in bella vista sono davvero banali, scontati, ma più si analizza la scena più sembra che non siano sufficienti per procedere con una deduzione logica. Allora si ricomincia, si legge con più attenzione tutto, si accende la torcia, si guarda negli angoli bui, si analizzano con lo zoom tutti gli oggetti dotati di interazione, ci si mette a carponi a controllare sotto divani, letti e mobiletti in cerca di ulteriori prove.
Ma soprattutto, si costruisce una narrazione. Non è necessario aggiungere un connotato emotivo alle vicende, anche se quello è l'aspetto che forse abbiamo apprezzato di più, ma è essenziale creare nella propria testa una storia, una sequenza logica di eventi che hanno prodotto quello scenario. Nulla è lasciato al caso, tutto come si suol dire fa brodo ed è valido ai fini dell'indagine, ma altrettanti saranno gli elementi fuorvianti presenti sulla scena. Proprio per questo la costruzione narrativa delle vicende è importante, perché viene creata solo sulla base degli indizi utili. Il gioco non metterà mai a disposizione strumenti prettamente scientifici per raccogliere le prove (reagenti chimici per tracce biologiche, vapori di cianoacrilato per le impronte digitali e così via), ma saranno sempre o oggetti analizzabili, come fogli, quaderni, bossoli o altro, oppure elementi integrati nella scena, come orme di scarpe, macchie eccetera. A supporto dell'investigatore, oltre a taccuino e torcia, c'è una macchina fotografica per cristallizzare i reperti significativi.
La scena del crimine parla
Come appena accennato però la parte che abbiamo apprezzato di più è il peculiare aspetto narrativo di Scene Investigators. Alla base di tutto, non c'è in realtà nessuna trama orizzontale: quella affrontata è una mera simulazione investigativa e niente di quello che avviene nei singoli casi ha un impatto significativo. Ogni scena del crimine, però, è un microcosmo a sé stante, fatto di persone che ruotano attorno ad un dramma principale, ovvero il delitto consumato, ed al contempo intrappolate nei loro problemi personali. Ogni indagato, quindi, è un attore all'interno di una storia più grande, che emerge prova dopo prova. Non ci sarà mai modo di torchiare un sospettato alla L.A. Noire, né tantomeno di visionare un interrogatorio registrato. Eppure scopriremo molto di queste persone, delle loro vite, dei loro sentimenti, del loro intimo, e questo ha un doppio effetto nell'esperienza di gioco. In primo luogo utilizzare un po' di intelligenza emotiva oltre che intellettiva si rivela essere un buon gancio per la risoluzione dei casi, specialmente quando ci si trova di fronte a crimini passionali. Gelosia, rabbia, risentimento, sono moventi molto comuni e potenti e intercettarli ficcanasando tra una prova e l'altra può aiutare nella risoluzione del caso.
Secondariamente questa contemporanea presenza/assenza di narrazione è un espediente davvero furbo che intrattiene il giocatore e stimolarne la creatività senza però impegnare il team di sviluppo con scene di intermezzo, doppiaggio o altri interventi in fase di sviluppo.
In alcune scene del crimine sono presenti dei messaggi in segreteria; c'è poi la voce dell'assistente digitale che compare all'inizio dell'avventura durante il caso prologo e nel menù di gioco, e queste sono le uniche linee di dialogo registrate (tutte in inglese, attualmente il gioco non è localizzato in italiano). Quando si completa poi correttamente un caso non c'è mai un riepilogo degli eventi, ogni storia nasce e muore nelle deduzioni dell'investigatore e sta a lui decidere quanti dettagli narrativi aggiungere. Non tutti i casi viaggiano sulla stessa intensità emotiva, ma alcuni indizi, dobbiamo ammetterlo, sono stati un po' difficili da digerire: messaggi minatori, ordini restrittivi, conti in rosso e diari segreti dei piccoli di casa, tutti elementi che regalano una profondità inaspettata a Scene Investigators, le cui scene del crimine parlano al giocatore fin dal primo istante.
Conclusioni
Scene Investigators non è il solito gioco investigativo punta e clicca: qualsiasi sia il vostro approccio alla risoluzione dei casi, chiede una certa elasticità mentale, un'attenzione maniacale ai dettagli e anche una discreta dose di intelligenza emotiva. La raccolta di prove non è orientata alla simulazione delle tecniche codificate dalla Polizia Scientifica, ma si attesta piuttosto sull'analisi deduttiva degli elementi, dove la parte di ricostruzione degli eventi è la chiave per risolvere il mistero che la scena del crimine racconta. Le risposte necessarie alla risoluzione del caso devono essere formulate e scritte correttamente, senza errori di battitura, dettaglio questo che rischia di autosabotare le indagini. Fortunatamente fornire risposte sbagliate non innescherà nessun evento, né tantomeno il gioco avrà pietà dell'investigatore, che non può fare affidamento su un sistema di suggerimenti. Scene Investigators non ha una trama e l'iper-realismo non gli conferisce nemmeno una personalità spiccata visivamente parlando, come altri grandi esponenti contemporanei del genere come Return of the Obra Dinn o The Case of the Golden Idol, dal taglio decisamente autoriale. Scene Investigators è pensato principalmente per gli appassionati di true crime, e qui loro troveranno pane per i loro denti.
PRO
- Mentalmente stimolante
- Perfetto per gli amanti di true crime
- L'elemento emotivo conta
CONTRO
- Le risposte libera sono un'arma a doppio taglio
- Iper-realistico, ma un po' asettico