È il momento di approfondire uno dei giochi più attesi dell'anno con la recensione di Shadow of the Tomb Raider, che conclude la (prima) trilogia del reboot che ha avuto il merito di introdurre una Lara Croft completamente inedita: sulle prime insicura e inesperta, ma allo stesso tempo dotata di una tenacia e di una determinazione che l'hanno resa nel giro di pochi anni un'esploratrice di fama mondiale. La saga, sviluppata nei primi due episodi da Crystal Dynamics e consegnata per questo terzo capitolo alle cure di Eidos Montreal, aveva lo scopo di reinventare uno dei personaggi più conosciuti dei videogame, narrandone le origini e portandola gradualmente ad avvicinarsi all'immagine della Tomb Raider che ben conosciamo: letale e infallibile.
È proprio questo il concetto che viene richiamato dal titolo del gioco ed espresso anche dai numerosi mercenari al soldo della Trinità che vengono di volta in volta mandati ad affrontarla: pur essendo ancora una ragazza, Lara non è un avversario comune e le imprese che è riuscita a portare a termine lo dimostrano ampiamente. Stavolta, però, l'avventuriera dovrà fare i conti con la superbia che inevitabilmente accompagna questo tipo di consacrazione: giunta insieme all'inseparabile Jonah presso una cripta messicana che la fazione nemica stava cercando da tempo, non resiste alla tentazione di sottrarre un pugnale che sembra possedere poteri sovrannaturali. Il furto della reliquia, in assenza di un misterioso scrigno d'argento che dovrebbe "completarla", provoca una serie di eventi infausti che potrebbero culminare con la fine del mondo profetizzata dai Maya. Nel cercare di rimediare a questa situazione, Lara non può fare a meno di sentirsi addosso il peso dei morti e dei danni che la sua avventatezza hanno provocato. Riuscirà a redimersi?
Lo scopriremo nel corso di una campagna appassionante, diretta in maniera eccellente e puntellata da sequenze di grandissimo impatto visivo, che prescindono dal ritmo della narrazione: le fasi tragiche dei disastri naturali a cui la protagonista deve cercare di sopravvivere, assistendo inerme a tanta devastazione, la scena introduttiva sull'aereo mentre con Jonah cerca di raggiungere il Perù, la semplice passeggiata fra le coloratissime decorazioni della festa dei morti messicana, le fughe frenetiche negli spazi più angusti, magari sott'acqua, con l'urgenza di tirare una boccata d'aria, e naturalmente la meravigliosa scoperta di ogni nuova tomba, di ogni nuova città nascosta, di un indizio sorprendente che a un certo punto cambia il binario narrativo portandoci a visitare stazioni (letteralmente) che non immaginavamo facessero parte della storia. Se è l'avventura che desiderate, Shadow of the Tomb Raider non vi deluderà neanche un po'.
Ambientazioni e struttura
Dopo la parte iniziale in Messico, la campagna di Shadow of the Tomb Raider ci porta come detto in Perù, anche stavolta alla ricerca di un luogo nascosto da secoli, che sembra abbia a che fare con le ricerche effettuate dal padre di Lara e che potrebbe dunque fornire ulteriori informazioni sulle circostanze della sua morte. Il filo conduttore dell'avventura è però il desiderio di redenzione che si innesca dopo le tragiche sequenze introduttive, e che porta la protagonista a farsi carico di una missione che potrebbe determinare le sorti del mondo. La struttura è quella che ben conosciamo, con ampie mappe di gioco esplorabili liberamente, piene di cose da fare e da vedere. Su tale fronte gli sviluppatori hanno cercato di insistere particolarmente, spingendoci a interagire con qualsiasi personaggio al fine di scoprire la posizione di luoghi di interesse o missioni secondarie che, una volta completate, ci permetteranno di ottenere potenziamenti extra.
Questo tipo di filosofia pervade in effetti il gioco nella sua interezza: risolvere le immancabili Tombe della Sfida, svelare determinati segreti e naturalmente raccogliere in giro documenti, reliquie e iscrizioni sono tutti elementi che concorrono al potenziamento del personaggio attraverso lo sblocco di punti esperienza che è possibile spendere non appena ci si siede attorno a un fuoco da campo, sviscerando un albero delle abilità parecchio sfaccettato e diviso in tre aree: Guerriera, Esploratrice e Saccheggiatrice. Difficile separare una di queste anime dall'altra: in Shadow of the Tomb Raider avremo bisogno di capacità miste per poter sopravvivere agli ambienti più ostili, migliorare l'efficacia dell'istinto di sopravvivenza e rendere letali i nostri attacchi in presenza di nemici.
Fra le novità introdotte in Shadow of the Tomb Raider spiccano la possibilità di eseguire uccisioni dai rami degli alberi, appendendo gli avversari eliminati, oppure l'applicazione di esche esplosive ai cadaveri, molto utile nell'ottica di un approccio stealth, o ancora lo sblocco di frecce allucinogene, che mettono i mercenari della Trinità l'uno contro l'altro per qualche istante, alleggerendo il nostro lavoro in presenza di gruppi numerosi. Torniamo però alle ambientazioni, che in questo episodio sono sostanzialmente orientate alla popolosità piuttosto che alla mera ampiezza. Ci troveremo a visitare anche tre città, due più piccole e una più grande, ognuna con le proprie sfide, subquest, comprimari con cui interagire e uno spiccato gusto per la scoperta, che anche in quest'occasione avviene spesso immergendosi e scovando passaggi nascosti, attraverso cui raggiungere cripte segrete o le tombe a cui abbiamo già accennato. Ce ne sono una o più per ogni zona, e presentano enigmi man mano più complessi, molto divertenti da risolvere, che ruotano attorno all'attivazione di interruttori e a fasi platform davvero interessanti.
Tale elemento parte infatti dall'esperienza maturata con Tomb Raider e Rise of the Tomb Raider per spingersi oltre, fra pendenze estreme, salti vertiginosi e l'inedita capacità di utilizzare il rampino anche per calarsi da grandi altezze, sfruttando appieno la consolidata verticalità di scenari che si confermano ispiratissimi in termini di design, capaci di affascinare grazie a scorci suggestivi che in più di un'occasione ci hanno riportato alla mente le incredibili location di Uncharted 4: Fine di un Ladro. Il confronto era chiaramente inevitabile, e ci sentiamo di dire che se è vero che Shadow of the Tomb Raider soffre di qualche mancanza in termini di bilanciamento, durata e valorizzazione di alcune meccaniche, allo stesso tempo è forse il prodotto che più si avvicina qualitativamente all'opera targata Naughty Dog. Il cardine è più che altro stilistico e rivela una visione forte, coerente, efficace, che è stata concretizzata in maniera quasi impeccabile dai ragazzi di Eidos Montreal, che non fanno rimpiangere in alcun modo il lavoro svolto dai colleghi di Crystal Dynamics. Anche questa è una bella sorpresa.
Gameplay
In un titolo come Shadow of the Tomb Raider viene naturale collegare saldamente i meccanismi che caratterizzano il gameplay alla struttura dei livelli e alla sfaccettatura delle ambientazioni, che svolgono un ruolo centrale con i loro segreti, i pendii, le pareti da scalare, gli alberi nelle zone forestali e l'ariosità della città più grande che ci troveremo a visitare durante la campagna. Le fasi platform sono state ulteriormente migliorate, partendo dalle solide basi costruite con i due precedenti episodi per introdurre, come accennato, capacità inedite per la protagonista e nuove situazioni da affrontare, spesso intrecciate con l'azione stealth.
L'esempio della giungla peruviana è perfetto da questo punto di vista: sebbene anche stavolta la caccia svolga un ruolo accessorio e mai fondamentale, è possibile saltare di ramo in ramo per tendere imboscate ai nemici, camminare accovacciati nell'erba alta oppure cospargersi di fango per migliorare il valore della mimetizzazione e intrufolarsi fra i rampicanti, ottenendo in questo modo un nascondiglio "verticale" da cui spuntare all'occorrenza per trafiggere una guardia con l'immancabile piccone o con il coltello. Non mancano ovviamente gli oggetti utili a creare diversivi, come bottiglie, barattoli e motori a scoppio, da sabotare perché qualcuno vi si avvicini al fine di controllarne il funzionamento e finisca nella nostra trappola.
A proposito di trappole, come già detto in Shadow of the Tomb Raider c'è un'abilità che consente di collegare delle esche esplosive ai cadaveri e che torna molto utile laddove si vogliano evitare gli scontri frontali; oppure un'altra che permette di creare frecce velenose, che causano allucinazioni ai nemici colpiti e li portano a sparare ai loro compagni prima di morire. Tecniche molto bene implementate che, di concerto con l'uso di erbe che migliorano le prestazioni di Lara (al di là di quelle curative), si rivelano fondamentali quando giochiamo ai livelli di difficoltà più alti, risultando invece poco incisive o meramente opzionali quando si affronta la campagna al grado di sfida intermedio, Rito di Passaggio.
Si tratta senza dubbio di un problema di bilanciamento, visto che utilizzando i valori di default è raro trovarsi davvero nei guai e solitamente basta tirare fuori le armi da fuoco dopo un avvistamento per avere ragione di qualsiasi nemico. Tuttavia, da questo punto di vista si è cercato di venire incontro il più possibile alle esigenze degli utenti, consentendo di regolare la difficoltà non solo attraverso quattro differenti preset, ma anche con impostazioni indipendenti per combattimento, esplorazione ed enigmi. Decidere che scelta fare, ad ogni modo, non è semplice: il livello difficile rende sì più coriacei gli avversari e diminuisce il time to kill di Lara, aumentando di molto la complessità degli scontri a fuoco, ma allo stesso tempo vanifica gli effetti dell'istinto di sopravvivenza, in particolare per quanto riguarda l'individuazione di risorse e oggetti interagibili.
Dal punto di vista dell'intelligenza artificiale si può parlare di due differenti atteggiamenti per i nemici: nell'azione stealth sono volutamente poco accorti e si muovono da soli anziché in gruppo per darci modo di effettuare le eliminazioni, anche se risultano molto sensibili se magari uccidiamo una guardia che in quel momento viene osservata da un compagno; quando invece si passa al combattimento diretto, provano spesso a venirci alle spalle, lanciano bombe e si appostano, pur senza variare la posizione come invece accade in altri shooter in terza persona. In generale, se vogliamo trovare una mancanza al gameplay si potrebbe dire che gli scontri sono meno numerosi di quanto ci aspettassimo: scegliendo tale approccio, gli sviluppatori hanno perso un'occasione per rimpolpare una campagna che punta molto più sull'esplorazione e gli enigmi che non sui combattimenti. La durata di Shadow of the Tomb Raider è infatti un po' inferiore a quella di Rise of the Tomb Raider: il nostro contatore segnava meno di 13 ore a storia conclusa, con una percentuale di completamento pari al 73%. Naturalmente dopo lo scontro finale è possibile tornare sulle mappe per trovare i collezionabili e affrontare eventualmente le tombe lasciate indietro, oppure iniziare un new game plus a un grado di difficoltà maggiore.
Obiettivi Xbox One
Gli obiettivi di Shadow of the Tomb Raider per Xbox One ruotano attorno al completamento dell'avventura, com'era lecito attendersi. È possibile dunque sbloccare degli achievement ritrovando tutti i manufatti, completando le varie Tombe della Sfida e potenziando al massimo le armi. Nel gioco incontreremo dei lama e sì, c'è un obiettivo che si ottiene accarezzandone almeno cinque. Il resto degli achievement si ottiene eliminando un certo numero di nemici in vari modi, cimentandosi con una determinata quantità di missioni secondarie e portando a termine la campagna.
Sonoro e grafica
Il comparto sonoro di Shadow of the Tomb Raider merita sicuramente un plauso: le musiche sono ottime, "epiche" al punto giusto, capaci di accompagnare efficacemente l'azione; e allo stesso modo ci sono piaciuti gli effetti e l'ambiente audio in generale, capace di rendere in maniera verosimile i diversi scenari in cui ci troviamo, che si tratti di foreste, zone pluviali, piccole città e così via. La parte del leone viene svolta dal doppiaggio in italiano, con una Benedetta Ponticelli anche stavolta in grande forma, accompagnata da un cast validissimo ma forse un po' esiguo: serviva qualche voce più "matura" da assegnare ai personaggi anziani, che parlando con un timbro giovanile risultano poco credibili. Fra le opzioni è presente la possibilità di attivare il doppiaggio dinamico, che lascia la maggior parte dei dialoghi in lingua originale con i sottotitoli, per un'esperienza più realistica: apprezzabile, ma per un'atmosfera cinematografica meglio lasciare l'opzione di default. Veniamo quindi al piatto forte di Shadow of the Tomb Raider, la grafica: un elemento centrale laddove si voglia creare un'avventura davvero spettacolare, che sappia sorprendere con la qualità dei suoi panorami e la vivacità dei luoghi da esplorare.
Da questo punto di vista, Eidos Montreal ha fatto un lavoro straordinario, specie per quanto riguarda le cutscene: come accennato in apertura, alcune sequenze sono potentissime e vi rimarranno impresse; che è una cosa non da poco, di questi tempi. È però la direzione artistica nella sua interezza a colpire, anche durante le situazioni più tranquille, enfatizzando la bontà del level design e la cura per i particolari. Ci sono momenti in cui lo schermo viene letteralmente inondato di elementi animati, con luci e riflessioni molto convincenti (lo saranno ancor di più su PC quando verrà introdotto il ray tracing in tempo reale sulle schede NVIDIA RTX), e allo stesso modo il design delle tombe (nove in tutto) appare davvero ben fatto. Quando Lara parla con un PNG viene utilizzato un effetto di profondità che valorizza la bontà dei modelli poligonali standard (al netto di proporzioni talvolta discutibili per quanto riguarda il rapporto testa / corpo), diversi come sappiamo da quelli impiegati nelle cutscene, e la cosa funziona davvero bene durante le prime ore, pur perdendosi un po' sulla lunga distanza.
È nella fase intermedia della campagna che si riscontrano infatti alcuni glitch e una mancanza di rifinitura che forse avrebbe richiesto qualche mese extra di sviluppo, accompagnata su Xbox One S da un continuo incespicare del frame rate all'interno delle ambientazioni più complesse. Nulla di tanto grave da pregiudicare il gameplay, ma gli scatti sono ben visibili ed è possibile mitigarli ricorrendo a un espediente che sulle prime non capivamo a cosa servisse: l'attivazione di una cornice "informativa" che, creando due piccole bande nere sopra e sotto lo schermo, diminuisce di fatto la risoluzione e garantisce prestazioni un po' più consistenti sulle console di base. Sappiamo invece che non ci sarà alcun problema su Xbox One X, anzi il modello più potente della piattaforma Microsoft offrirà una grafica a 4K reali e 30 frame al secondo oppure a una risoluzione più bassa e 60 frame al secondo, il tutto con texture di qualità superiore.
Conclusioni
Shadow of the Tomb Raider, come evidenziato nella nostra recensione, è un'avventura clamorosa, spettacolare, imperdibile per i fan della serie. Un episodio che chiude il cerchio aperto con il primo capitolo, cinque anni or sono, e ci consegna una Lara Croft letale, persino spaventosa in alcuni frangenti, ma mai così umana. La trama del gioco ci ha coinvolti dalla prima all'ultima missione, pur con qualche riserva relativa al ruolo e alla presenza concreta del villain di turno, mentre sul fronte delle meccaniche il lavoro svolto da Eidos Montreal appare in perfetta continuità con quanto fatto da Crystal Dynamics. Gli scenari sono maestosi, suggestivi e mai così vivi e l'impatto visivo del gioco e la sua cifra artistica sono indiscutibili. Certo, sarebbe stato possibile introdurre qualche combattimento in più per irrobustire un po' la campagna e aumentarne la durata, ma anche così Shadow of the Tomb Raider se la cava alla grandissima.
PRO
- Direzione artistica straordinaria
- Gameplay consolidato e arricchito
- Scenari ampi, diversificati, suggestivi
- Grafica e sonoro eccellenti...
CONTRO
- ...a parte qualche incertezza
- Alcune idee sono poco valorizzate
- Dura meno del precedente episodio