Dopo Deadly Premonition e D4, Swery ha probabilmente passato parecchio tempo a giocare le opere di PlayDead. Ci sentiamo di affermare questo, perché il grande cambio di prospettive e il budget sostanzialmente ridotto di The Missing: J.J. Macfield and the Island of Memories, ricordano così da vicino Inside, da procurare quasi uno strano senso di déjà-vu. Certamente questo non può che essere motivo di vanto, considerando che l'opera in questione è tra le migliori esperienze 2D degli ultimi anni, anch'essa in grado di toccare le corde più profonde dell'animo umano con tematiche difficili e drammatiche. Il gioco di Swery e del suo team, al contrario, cerca di scavare nelle problematiche della vita di una giovane donna, con un animo probabilmente più tendente al bambinesco, ma che cerca disperatamente di prendere in mano la propria vita. Con una struttura da puzzle game 2D estremamente particolare ed una narrazione frammentata e demandata all'attenzione e alla scoperta del giocatore, The Missing è un'opera strana, particolare e difficilmente digeribile dal grande pubblico, ma che conferma ancora una volta la grande capacità di un designer di raccontare una storia in maniera estremamente personale. In fondo sono queste le dinamiche dell'autorialità, e noi ne siamo più che felici, al netto di tutte la sbavature.
Sono J.J. e questa è la mia storia
L'avventura inizia nel bel mezzo di una gita di due ragazze sulle rive di un'isola al largo del Maine, nell'America orientale: un posto estremamente familiare a tutti gli amanti del re del brivido, quello Stephen King che in qualche modo ha contaminato l'opera di Swery per quanto riguarda le atmosfere. J.J. è la protagonista, una giovane ragazza dai lunghi capelli biondi, accompagnata dall'amica di sempre Emily. Il rapporto tra le due è stretto, addirittura sembrerebbe travalicare i limiti dell'amicizia e per questo si trovano più volte da sole a scappare sull'Isola dei Ricordi, raccontandosi e confidando i loro più intimi pensieri. Al risveglio dal sonno, Emily sembra scomparsa e J.J. parte alla ricerca dell'amica. Da qui si dipana una storia particolare, narrata principalmente tramite i messaggi che regolarmente vengono recapitati sul cellulare di J.J., e che tendono a portare a galla anche vecchie conversazioni con la madre (che la spinge costantemente a studiare e farsi strada nella vita che conta) e alcuni amici e conoscenti. A fare capolino tra i nuovi contatti ci pensa F.K., una sorta di giocattolo che sembra aver preso vita e che si comporta come una specie di simpatico stalker, nonostante le continue richieste di J.J. di lasciarla in pace.
Le circa cinque ore di progressione avanzano quindi in questo modo, tra un puzzle e un nuovo messaggio, relegando alla volontà del giocatore la possibilità di approfondire un background che, se ignorato, compromette quasi in toto la piacevole fruizione di un titolo particolare ed intimista. Non possiamo ne' vogliamo certamente rovinarvi le sorprese, ma sappiate che The Missing vanta un finale con un colpo di scena piuttosto interessante, che richiama da vicino la follia e la genialità di un designer particolarmente furbo come Swery. Ciò che risulta apprezzabile solo in parte, dal punto di vista narrativo, è la poca propensione all'approfondimento al di fuori della messaggistica, che rischia di ledere la produzione con una serie di momenti morti che spezzano troppo il ritmo di una progressione invero piuttosto azzeccata.
Sono morta, ma non sono morta
Il gameplay di The Missing risulta estremamente particolare. Si tratta a tutti gli effetti di un puzzle game a scorrimento orizzontale, gestito tramite una serie di sezioni ed ambienti che si susseguono senza soluzione di continuità e che mettono sul piatto una notevole quantità di metodi differenti per essere risolte. Certamente il level design, nonostante una produzione estremamente piccola, è in grado di far apprezzare alcuni interessanti momenti nell'avanzare del titolo. Ciò che però risulta allo stesso tempo disturbante e geniale, è l'idea di trasformare per la prima volta il corpo in un'arma a tutti gli effetti. J.J. infatti si ritrova da un momento all'altro ad essere immortale, scoprendolo a sue spese nelle prime battute dell'avventura. Questa possibilità, permette al titolo di giocare con le parti del corpo di J.J. come fossero veri e propri oggetti da lancio, o semplicemente con la possibilità di diventare talmente piccoli (si arriva fino alla sopravvivenza della sola testa) da passare in spazi prima impossibili da raggiungere. Importantissima in questo senso è la fisica, da anni cavallo di battaglia dei puzzle game, anche qui prende il sopravvento, regalando non poche soddisfazioni quando si tratta di ribaltare completamente la gravità a seguito di una morte particolarmente violenta. Questo cambio di piano e di prospettiva ha effetto su tutto l'ambiente circostante e sugli oggetti, rendendo disponibili movimenti e azioni prima impossibili da compiere. Con la semplice pressione di un tasto è poi possibile tornare alla normalità, donando nuovamente colore al corpo smorto di J.J. e vedendola correre come in precedenza. A proposito di questo c'è da far notare come i movimenti della protagonista e le relative animazioni siano volutamente legnose e lunghe nel tempo, generando un feedback particolare pad alla mano e donando a J.J. un'umanità che difficilmente si trova in opere di questo genere. Il tutto è aiutato dall'incedere delle morti, necessarie ma dolorose, in grado di trasmettere tutta quanta l'agonia dell'azione, riuscendo così a non tramutarsi in un meccanico gioco di morte e resurrezione. Si empatizza con il dolore della protagonista e ci si dispiace alla consapevolezza di doverla nuovamente far scontrare con palle da demolizione o seghe rotanti, consci però della necessità insita nella prosecuzione della sua ricerca, più importante del dolore stesso. È proprio questo aspetto, intimista e quasi sadico, a rendere l'opera di Swery un gioiello dal punto di vista autoriale, riuscendo a mettere in secondo piano una qualità generale della produzione non certamente esaltante, soprattutto dal punto di vista tecnico. I puzzle si susseguono senza troppe difficoltà, al netto di un paio di sequenze decisamente troppo cervellotiche rispetto al resto, e accompagnate da pochi momenti di fuga dall'unico vero boss dell'avventura, che risultano le meno riuscite di tutto il gioco.
La tecnica che non abbaglia
Come detto poc'anzi, dal punto di vista tecnico, The Missing mette sul piatto tutti quanti i suoi limiti. Si tratta di una produzione a basso budget che però non tende a nascondere la pochezza di alcune texture e della modellazione dei livelli, ben lontani da opere come l'Inside sopra citato. A mettere a posto le cose ci pensa certamente una cifra stilistica interessante e un'atmosfera dark ben riuscita, ma che non nasconde la natura indipendente del prodotto. Discorso diverso per ciò che riguarda l'ambito sonoro che, come detto, tende a riprodurre i suoni e l'agonia di J.J. in modo quasi spaventosamente realistico. Sono questi elementi che permettono in qualche modo di passare sopra a tutti i limiti del caso, regalando comunque un'esperienza piacevole ed interessante, seppur in qualche modo meno incisiva delle precedenti opere dell'autore giapponese.
Conclusioni
The Missing: J.J. Macfield and the Island of Memories è un titolo particolarissimo, come il suo autore ci ha ormai da sempre abituati. La volontà di scavare nell'animo umano e nella forza dei rapporti, in grado di superare anche il dolore fisico, è un elemento talmente riuscito da generare a volte qualche brivido e capace di far chiudere un occhio su una produzione dai limiti tecnici indubbi. Se siete appassionati del lavoro di Swery, difficilmente vi troverete insoddisfatti alla fine dell'avventura, nonostante un prezzo non certamente onesto, soprattutto in rapporto alla durata e alle possibilità quasi nulle di rigiocabilità. Per tutti gli altri resterà un discreto puzzle game, meno riuscito di altri, ma comunque interessante nella sua meccanica chiave, originale e ben amalgamata al gameplay.
PRO
- È un grande esempio di stile
- La gestione delle morti è geniale
- Il lavoro sulla narrazione è indiscutibile...
CONTRO
- ...nonostante la necessità da parte del giocatore di spezzare il ritmo con la lettura dei messaggi
- Tecnicamente non certo esaltante
- Il prezzo è discretamente alto al netto della durata e della rigiocabilità