Yars' Revenge (1982) fu un titolo importante per vari motivi. Nato come conversione del coin op Star Castle, divenne autonomo quando Howard Scott Warshaw, l'autore, si rese conto che i limiti dell'Atari 2600 non permettevano di creare qualcosa che somigliasse all'originale. Quindi decise di fare qualcosa di diverso, trasformandolo in una storia di vendetta degli alieni Yar contro i Qotile, che hanno distrutto il loro mondo. Il gioco ebbe un enorme successo e vendette più di un milione di copie, diventando in qualche modo una delle icone dell'Atari storica, che ha provato più volte ad attualizzare il marchio nel corso degli anni, tra remake e nuovi episodi. Giusto nel 2022 abbiamo potuto giocare il riuscito Yars: Recharged, che rielaborava le meccaniche dell'originale, vestendole con abiti moderni, mentre ora è la volta di Yars Rising, nientemeno che un metroidvania sviluppato da Wayforward (Shantae, River City Girls, Advance Wars 1+2: Re-Boot Camp).
Sarà stata una buona idea un cambio di genere così radicale?
Stile anonimo
Emi "Yars" Kimura è una hacker esperta che viene incaricata da un datore di lavoro misterioso di installare un virus nei terminali della compagnia per cui lavora, la QoTech, per scoprirne i loschi traffici. I fumetti con cui viene raccontata la storia lasciano intravedere i toni leggeri dell'intera avventura, nonostante qualche svolta drammatica non manchi. Comunque sia, la nostra viene colta in flagrante, rischiando la pelle per mano di una sua superiore.
Da qui inizia un tour per i meandri della sede della QoTech, dintorni compresi, in cui deve vedersela con dei sistemi di sicurezza particolarmente feroci, tanto da far crescere sempre di più il sospetto che ci sia qualcosa di grosso nascosto dietro allo scintillio dell'imponente edificio. In effetti il genere umano non lo sa, ma sta rischiando l'estinzione. Come sempre, verrebbe da dire.
Già qui si presenta uno dei problemi principali di Yars Rising: la sede della QoTech ha un aspetto davvero anonimo, tanto che sembra subito di trovarsi dentro a un labirinto videoludico, più che in un luogo che tenti di essere anche solo vagamente verosimile od organico rispetto a quella che potrebbe essere l'idea di un edificio reale. Non che non debbano esserci astrazioni da videogioco in un videogioco, per carità, solo che attraversare corridoi tutti uguali per ore e ore dopo un po' stanca e si vorrebbe vedere qualcosa di diverso e più creativo.
A rinforzare questa sensazione ci pensano anche i nemici, tutti molto simili tra loro, legati ad alcuni sistemi che si ripetono in continuazione. Ad esempio ci sono delle guardie che non possono essere eliminate e vanno eluse sfruttando il sistema stealth, che si limita semplicemente a chiederci di nasconderci dentro delle nicchie aspettando che il nemico di turno passi. All'inizio la speranza è che con l'avanzare dell'avventura possa essere arricchito e diventare più complesso, ma non accade mai, purtroppo, se non in misura limitatissima. Con questo non vogliamo dire che sia fatto male, ma solo che fa il minimo sforzo per funzionare e tocca le stesse corde per l'intera esperienza. Più o meno succede lo stesso con molti degli altri ostacoli, come ad esempio i laser o certi nemici volanti, che diventano via via più insidiosi, ma non vengono mai usati in modo particolarmente creativo, con il design che non si prende mai dei veri e propri rischi.
Hacking e boss
Fortunatamente va meglio con i terminali, la parte migliore dell'esperienza. Hackerarli serve per ottenere dei poteri extra per Emi (come la possibilità di sparare delle scariche di energia, quella di saltare sulle pareti o quella di generare un drone per raggiungere delle aree della mappa altrimenti inaccessibili) e per aprire passaggi altrimenti inaccessibili.
Per farlo bisogna però superare dei minigiochi ispirati a Yars Revenge per Atari 2600, mescolati spesso con altri classici di Atari degli anni '70 e dei primi anni '80, come Missile Command, Breakout e altri ancora. Sostanzialmente, per bucare il sistema e avere accesso al bonus / potere di turno, bisogna distruggere il Qotile. Nel caso in cui l'impresa si rivelasse troppo difficile, sarà possibile attivare la risoluzione automatica degli hacking. Volendo, inoltre, dal menù principale si potranno rigiocare tutti i mini giochi sbloccati nel corso dell'avventura, selezionandoli da una galleria.
Ben realizzati sono anche i boss che, per quanto non difficilissimi e non molti, offrono quantomeno delle sfide uniche con degli schemi di attacco e uno stile che ci hanno ricordato in qualche modo la serie Gunstar di Treasure, tra robot giganti, donne ragno e addetti alla sicurezza super cattivi.
Poco da dire
In ultima istanza, il problema principale di Yars Rising è che funziona bene, ma non si spinge mai troppo in là, evitando qualsiasi eccesso. È un metroidvania dignitoso, realizzato con grande professionalità, che però non sfrutta mai al massimo le sue idee e che dà il meglio di sé nei minigiochi nostalgici, la parte più ispirata in assoluto.
Detto fuori dai denti, sembra quasi che Wayforward si sia limitata a svolgere il compitino forte delle sue indubbie competenze nel genere, senza però spingere l'acceleratore su nulla. Quindi ci troviamo di fronte a un titolo che si lascia giocare, che si arriva a finire senza troppi sforzi (backtracking a parte, normale nei metroidvania, ma qui appesantito dalla ripetitività delle ambientazioni), ma che dopo la sequenza finale ci si accorge che non ha lasciato molto e che, in ultima istanza, è stata un'esperienza a suo modo superflua, sia per i nostalgici, sia per gli appassionati del genere.
Conclusioni
Yars Rising non è un brutto gioco, ma uno che non ha molto da dire. La serie cui appartiene sarà sicuramente di richiamo per i nostalgici, che però si ritroveranno per le mani qualcosa di alieno e poco attinente con l'originale, mentre il genere scelto, quello dei metroidvania, potrebbe ampliarne l'appeal a un pubblico più moderno, ma gli appassionati si troveranno di fronte a un'opera poco coraggiosa, che non aggiunge davvero niente a quanto fatto dai vari Castlevania, Hollow Knight, Ender Lilies e altri ancora. Insomma, si lascia giocare, si finisce anche con piacere (perché no), ma poi lo si dimentica senza troppi sforzi.
PRO
- Quello che c'è, funziona
- I minigiochi di hacking sono la parte migliore
- I boss non sono male
CONTRO
- Stile anonimo
- È il classico compitino ben svolto
- I sistemi di gioco non vengono mai spinti troppo