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Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land, lo abbiamo provato!

Dopo il notevole successo di Ryza, Gust dà il via a un nuovo arco della sua serie storica con Atelier Yumia. Lo abbiamo provato a Parigi per alcune ore.

PROVATO di Aligi Comandini   —   21/02/2025
Yumia sembra la persona più rilassata dell'universo, ma non ha una vita facile
Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land
Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land
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Quando si parla dei grandi classici del genere JRPG, raramente gli Atelier entrano a far parte della conversazione, nonostante la serie risalga addirittura alla prima Playstation e conti quasi una trentina di giochi. Mettendo da parte la qualità un po' altalenante, però, questi peculiarissimi titoli si sono consolidati negli anni dando forma a una platea di fan appassionati e persino raggiungendo un inaspettato, ma atteso successo con il recente Atelier Ryza (premiato non poco anche dalla critica).

Quantificare la qualità e il valore effettivo degli Atelier, però, è estremamente arduo: si tratta di una saga composta, come detto, da numerosi capitoli, divisi in archi e legati prevalentemente da due elementi primari, ovvero l'alchimia e le protagoniste femminili (anche se in alcuni giochi vi sono anche dei comprimari maschili di importanza comparabile a quella della protagonista); le evoluzioni applicate da Gust negli anni alla serie sono molteplici, ma anche separate e spesso foriere di nuove strade, dunque persino la comparazione storica non è fattibile senza prendere tutti questi elementi in considerazione.

Siamo quindi volati con una certa curiosità a Parigi per testare Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land (che da adesso in poi chiameremo Atelier Yumia e basta, per il bene della nostra tastiera), primo gioco di un arco completamente nuovo della saga di Gust, che arriva dopo la notevole iniezione di risorse legata alle vendite dei Ryza... sulla carta si trattava pur sempre del titolo con i valori produttivi migliori mai sviluppato dalla casa, e di un possibile secco cambio di direzione. Beh, oggi possiamo dirvi che questa virata c'è stata e che il gioco ha effettivamente fatto svariati balzi di qualità, eppure è al contempo molto difficile prevedere come reagiranno i fan, perché il team ha fatto varie scelte forti in questo nuovo capitolo.

Un salto nel buio, per cominciare

Il cambio di direzione rispetto al passato lo si nota praticamente da subito: Atelier Yumia parte in medias res, con la protagonista già a capo di una spedizione piena zeppa di personaggi e alle prese con un breve dungeon lineare, perfetto per spiegare le meccaniche fondamentali e mostrare un po' dell'interattività ambientale delle mappe. È una fase iniziale furba, pensata per evitare le solite lungaggini introduttive del genere, e mostra già come il gioco sia marcatamente più incentrato sull'azione e sull'esplorazione rispetto al passato, con tanto di sistema di combattimento action in tempo reale. Persino la premessa è molto lontana dai capitoli precedenti: in questo nuovo arco l'alchimia non è integrata nella vita di tutti i giorni e viene vista come un tabù, tanto che Yumia, la protagonista, è costretta a collaborare sotto stretta sorveglianza con una spedizione di esploratori per dimostrare di essere degna di fiducia.

Yumia è un JRPG open world, ma il lavoro fatto è solido e l'esplorazione è stata piacevole durante le ore provate
Yumia è un JRPG open world, ma il lavoro fatto è solido e l'esplorazione è stata piacevole durante le ore provate

La base della narrativa è data dalla ricerca della verità dietro alla caduta dell'impero Aladissiano, strettamente connessa proprio agli alchimisti e agli orrori commessi in nome di questa straordinaria capacità; prevedibile quindi che la ragazza non venga accolta a braccia aperte e che buona parte delle prime fasi della campagna vengano passate a conquistare la fiducia dei vari personaggi che la accompagnano durante la sua avventura. Tutto questo dà peraltro vita a una trama alquanto dark e ricca di temi ben più maturi del solito... non sono mancati nella saga personaggi con lati oscuri molto definiti, tuttavia gli Atelier hanno sempre avuto un'atmosfera molto accogliente ed è curioso vedere un capitolo la cui storia è molto più vicina a quelle dei JRPG classici. Questa ambientazione più pressante e pericolosa, se non altro, ha dato modo agli sviluppatori di sbizzarrirsi un po' con la struttura di gioco, e di puntare a una mappa open world quasi liberamente esplorabile.

La narrativa è molto più dark e matura stavolta, e non mancano i personaggi tragici
La narrativa è molto più dark e matura stavolta, e non mancano i personaggi tragici

Sia chiaro, siamo ben consci di quanto possa risultare preoccupante il passaggio a un mondo aperto in un JRPG: spesso si tratta di mappe enormi con ben poco da fare, mal calcolate e pensate ancor peggio, che ben poco aggiungono all'esperienza. Atelier Yumia però non approccia la cosa malamente e non solo riempie le mappe di materiali da raccogliere, nemici ben sparsi e piccoli luoghi d'interesse da esplorare, ma anche di puzzle, curiosi minigiochi e missioni piacevoli. E, se ad alcuni di voi manca l'elemento a tempo che caratterizzava alcuni titoli della serie, qui la cosa torna sottoforma delle "Manabound Areas", zone pervase da una nebbia magica che richiedono un certo quantitativo di energia in costante decadimento per venir esplorate senza problemi. Le si affronta senza particolari inciampi, ma aggiungono un pizzico di pressione al classico gironzolare per le mappe. Ah, le mappe stesse sono ben calcolate nonostante le dimensioni: Yumia a un certo punto viene in possesso di una motocicletta futuristica che permette di spostarsi a gran velocità e ogni zona vanta di norma un nucleo per il trasporto rapido, quindi non perderete troppo tempo.

Ti tiro in faccia l'alchimia

E in termini di gameplay? Beh, come detto il gioco è ora un JRPG marcatamente action, con tanto di possibilità di riposizionare i personaggi utilizzati per attaccare da vicino o dalla distanza. Questo riposizionamento va unito a parate e schivate per proteggersi dagli attacchi nemici - di norma indicati da aree molto ben visibili - e comprende anche manovre istantanee che premiano il tempismo; non sarà chissà quale tecnicismo, ma aggiunge una certa enfasi agli scontri e abbiamo apprezzato il tutto.

Il sistema di combattimento non vanta chissà quali tecnicismi, ma contro certi avversari sarà il caso di avere buoni riflessi e usare a dovere i vari sistemi, perché le meccaniche non mancano
Il sistema di combattimento non vanta chissà quali tecnicismi, ma contro certi avversari sarà il caso di avere buoni riflessi e usare a dovere i vari sistemi, perché le meccaniche non mancano

I nemici hanno peraltro una certa resistenza e devono sottostare a un sistema di resistenze che permette di stordirli temporaneamente con colpi di una specifica tipologia (anche qui, a volte corpo a corpo e altre a distanza) per renderli poi vulnerabili a determinati elementi. L'alchimia che da sempre è il fulcro della serie, entra in gioco proprio in questo momento, dato che permette di creare veri e propri strumenti elementali utilizzabili in combattimento proprio per massimizzare i danni a cui gli avversari resistono meno.

È un sistema di sintesi piuttosto elaborato: nel gioco si possono ottenere diversi nuclei, le cui qualità cambiano in base ai materiali raccolti e utilizzati, e alla loro rarità. Usare questi materiali crea delle risonanze del mana che permettono infine di sintetizzare l'oggetto ed equipaggiarlo liberamente al personaggio desiderato. Sulla carta sembra inutilmente complicato, ma si tratta invero di meccaniche alquanto intuitive, che non dovrebbero confondervi più di tanto. Durante la nostra prova non abbiamo notato enormi miglioramenti nell'uso di materiali più rari per i vari oggetti, ma abbiamo giocato comunque una build incompleta e non dubitiamo che certi poteri possano raggiungere livelli spaventosi con il dovuto approfondimento.

L'alchimia è più basilare del solito, ma stavolta potete costruire liberamente un intero atelier e arredarlo
L'alchimia è più basilare del solito, ma stavolta potete costruire liberamente un intero atelier e arredarlo

E l'elemento "rilassante"? Il gioco ha un sistema di housing e personalizzazione a sua volta legato all'alchimia. Coi giusti materiali potrete creare accampamenti, letti, mobili e banchi da lavoro di vario tipo, e a un certo punto persino creare degli atelier personalizzati nello stile desiderato, con tanto di mura dall'aspetto unico acquistabili da certi negozianti. È un piacevole passatempo e non dubitiamo che occuperà molti giocatori per parecchie ore, senza contare che sembra ben implementato nel mix. Nel complesso, comunque, il gameplay ci ha convinto abbastanza: il combattimento funziona degnamente ed è specialmente valido durante gli scontri con i boss, l'housing e il crafting sono ben calcolati, e la rielaborazione dell'alchimia è adeguata alla nuova formula. Ciononostante Gust ha sicuramente corso un rischio con Yumia: limitare l'alchimia a tali elementi rende le opzioni offerte un po' più semplicistiche rispetto al passato - dove spesso questa era il cuore pulsante dell'esperienza - e alcuni fan potrebbero non apprezzare il netto cambio di struttura e atmosfera. A ogni modo, per tutti quelli che desiderano un'esperienza più simile al passato della saga, c'è il prossimo Atelier Resleriana in uscita quest'anno, quindi forse non è poi un problema così grave.

Forse per via dell'uscita parallela di Resleriana, o forse per la volontà di sperimentare, Atelier Yumia rappresenta un secco stacco dal passato della saga, che avvicina gli Atelier a una formula più classica, pressante e ricca d'azione. Sembra funzionare, e la nostra prova è risultata piacevole e interessante, dato che il gioco ha chiaramente goduto dell'iniezione di risorse ricevuta da Gust dopo il successo di Ryza. Difficile dire come la fanbase reagirà ai cambiamenti, ma per ora Yumia sembra un lavoro in grado di distinguersi, con il potenziale per aprire una strada completamente nuova alla serie. Vedremo.

CERTEZZE

  • I valori produttivi sono sensibilmente migliorati
  • Buona struttura open world, degnamente varia
  • La narrativa più dark è interessante e ha del potenziale

DUBBI

  • La perdita degli elementi classici potrebbe scontentare i fan
  • L'alchimia qui ci è parsa più semplicistica del solito