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Metroid Prime 4: ambizioni e femminismo - La Bustina di Lakitu

Metroid Dread è un grande gioco, ma Metroid Prime 4 dovrà essere più ambizioso e influente: perché e come evolvere Samus Aran?

RUBRICA di Alessandro Bacchetta   —   13/03/2022

Nella recensione di Metroid Dead abbiamo parlato di un grande titolo, e lo abbiamo premiato con un 9; la sua media Metacritic è pari a 88 e ha ricevuto un premio ai Game Awards 2021 come miglior gioco d'azione. Era difficile aspettarsi di più, visto il budget - alto, ma certamente non altissimo - e il curriculum - buono, ma non eccellente - di MercurySteam. Non solo, la stessa EPD 7, la divisione interna Nintendo che ha curato la direzione creativa, aveva riscontrato più di un problema col suo primo, e unico, Metroid poligonale (remake esclusi). Parliamo, naturalmente, di Metroid: Other M.

Metroid Dread è riuscito a tenere alta la qualità e a rimanere fedele ai cardini della serie, pur evitando di scontrarsi direttamente coi recenti esponenti del genere, se così vogliamo chiamarlo (abbiamo recentemente ripercorso la storia dei metroidvania): ha dato l'impressione di trovarsi all'interno di un mondo labirintico, ma con un design estremamente consapevole ha evitato, nella gran parte dei casi, che il giocatore si perdesse, così che potesse concentrarsi sull'azione e sui combattimenti, capaci di sublimare un eccellente - pur complesso - sistema di controllo. Davvero non ci si poteva aspettare di più, viste le premesse: eppure, pur trattandosi di un ottimo gioco, pur proiettato a divenire il titolo più venduto della serie, Metroid Dread è ben lontano dal rappresentare ciò che Metroid significava in passato.

La serie di Samus Aran (per i pochi lettori che non lo sapessero, la cacciatrice di taglie protagonista della saga) ha vissuto due periodi d'oro, due periodi in cui ha rappresentato, assieme a Super Mario e The Legend of Zelda, la "sacra trinità" Nintendo: in epoca NES e SNES, e in era GameCube. Proprio nella generazione della cubica console Nintendo, anche per due avventure non perfette dell'idraulico e di Link (Super Mario Sunshine e The Wind Waker, col secondo comunque nettamente superiore al primo), Metroid Prime - sviluppato dai texani di Retro Studios - si è addirittura imposto come miglior prodotto per la console. Metroid Prime 4 probabilmente non riuscirà in quest'impresa (difficile possa superare The Legend of Zelda: Breath of the Wild, con tutta la fiducia possibile), ma è tempo che Samus Aran torni nell'olimpo dei videogiochi.

Scriviamo adesso questo articolo perché Retro Studios ha recentemente aggiornato le sue pagine social con un'illustrazione originale di Metroid: non è impossibile che al prossimo E3 (un Nintendo Direct a tema, in qualche modo, ci sarà), finalmente, si vedrà qualcosa del progetto.

Samus, Aloy e femminismo

Prima che le conversazioni sui peli facciali di Aloy, la protagonista di Horizon Forbidden West, venissero annichilite dall'arrivo di Elden Ring, la campagna promozionale Sony stava funzionando in modo spettacolare. Non solo nel promuovere un grande gioco, ma anche nel mettere in risalto la sua eroina: un personaggio coraggioso e combattivo, senza forme fisiche eccessivamente enfatizzate. Sembrano discorsi banali, ma non lo sono: i videogiochi pullulano ancora di figure femminili che ammiccano al quindicenne-maschio-bianco-occidentale che è stato, e spesso ancora è, il target di riferimento dell'industria. Dei personaggi non solo esteticamente piatti, ma anche piuttosto ridicoli: quante volte avete osservato delle parti del corpo denudate, del tutto fuori contesto, anche negli ultimi anni? Magari durante una scena al freddo. Insomma, è inutile rimarcare ancora la scialba sessualizzazione della donna nel mondo dei videogiochi: siamo ancora molto distanti dalla fine del fenomeno, o quantomeno da una sua riduzione.

Molti appassionati di videogiochi hanno fatto riferimento ad Aloy come a una "nuova Lara Croft", anche in seguito alla copertina su Vanity Fair. Dal versante opposto (cioè quello dei non-giocatori), principalmente in relazione alla proterva (e, concedetecelo, parzialmente inopportuna) esposizione della statua del personaggio a Firenze, in molti hanno parlato di pinkwashing (ovvero, in breve, l'ostentazione di femminismo per mascherare un'operazione puramente commerciale). Ovviamente Sony non ha piazzato quella statua per rivaleggiare con Bernini: lo ha fatto per pubblicizzare il gioco e la figura di Aloy, che è stata scaldata dalle luci delle ribalta, ma che con Lara Croft ha davvero poco da spartire. È un'eroina per tutti, non soltanto per i maschi in cerca di figure erotizzate. Quindi: è vero che si è trattato di un'operazione di marketing ma, allo stesso tempo, è stata parzialmente giustificata dalla caratterizzazione stessa del personaggio, tutt'altro che banale o sciatta. Aloy è un'eroina ben strutturata e, parlando schiettamente, funziona sia in termini narrativi che commerciali.

Horizon Forbidden West: la statua di Aloy a Firenze
Horizon Forbidden West: la statua di Aloy a Firenze

Sappiamo tutti quanto sia conservatrice Nintendo, eppure quando ha sentito che Link stesse invecchiando, quando ha sentito che stesse perdendo mordente, non ha esitato ad aggiornarlo: dopo decenni in tunica verde e cappellino a punta (che, incredibilmente, non è quasi mai caduto), il copricapo è sparito, e la maglia divenuta (quella più rappresentativa del gioco, almeno) color turchese. I capelli sono stati raccolti in una coda, et voilà, Link è rimasto Link pur cambiando aspetto. Con Samus Aran, Nintendo ha un'occasione d'oro. Non si tratta soltanto di una delle eroine più vecchie e prestigiose della storia dei videogiochi, ma anche di una guerriera: ha un personaggio contemporaneo, potentissimo, tra le mani. Tra l'altro quasi sempre ricoperto da un'armatura, per tutti quei maschi - sì, esistono - che hanno difficoltà ad immedesimarsi con un personaggio del sesso opposto (pensate al processo inverso, le ragazze avrebbero davvero poca scelta).

È fondamentale che Nintendo azzeri la banalissima estetica da bambolina-bionda-col-neo che è stata introdotta a partire da Metroid: Zero Mission, quando la protagonista rimaneva vestita con la sessualizzante Zero Suit, che ne esaltava le forme provocanti. Ora, siamo seri: perché una tizia, pur procace, dovrebbe indossare una tuta del genere per combattere dei mostri alieni? La riposta è ovvia, e non ha niente a che fare con le logiche intradiegetiche di Metroid. L'occasione è davvero preziosa: con Metroid Prime 4 Nintendo, e Retro Studios, possono dar vita a un'eroina carismatica e contemporanea. Che si stacchi dall'osceno prototipo "barbiesco" creato tempo fa; che mostri i muscoli, un abbigliamento da guerriera, dei capelli scomposti e sporchi, un volto struccato e stanco. Com'è normale e giusto che sia.

Metroid Prime 4, ambizione e open world

Metroid Dread: come sarà l'armatura di Samus in Metroid Prime 4?
Metroid Dread: come sarà l'armatura di Samus in Metroid Prime 4?

Sebbene siano giochi profondamente diversi, il design labirintico di Dark Souls ha molti punti di contatto con quello di Metroid Prime. Lo stesso Dark Souls, per parlare alla contemporaneità e imporsi (di nuovo) come punto di riferimento per l'industria, ha dovuto confrontarsi con l'open world - e, stando al responso critico ricevuto da Elden Ring, lo ha fatto in maniera eccezionale. Bene, c'è poco da aggiungere su questo punto: se Retro Studios desidera affermarsi ai massimi livelli, non può creare soltanto un grande episodio in continuità con l'originale trilogia, ma deve abbracciare - a modo suo, ci mancherebbe - l'open world. Metroid è sempre stato un gioco esplorativo, le sue formule servivano a dargli carattere e personalità, ma nel 2022 non si può essere esplorativi in un ambiente primariamente cunicolare. A molti fan questa posizione non piacerà, e sicuramente la contesteranno, ma se Metroid Prime 4 desidera imporsi come un'eccellenza dell'industria non ha altra via che quella (almeno in parte, se non totalmente) di ibridarsi con una strutturazione a mondo aperto.

Non c'è alcun dubbio che Nintendo stia investendo molto su questo progetto. Non sappiamo chi lo stesse sviluppando inizialmente (pare Bandai Namco Singapore), ma Shinya Takahashi - responsabile dell'intera area software - non ci ha pensato due volte a spostare la produzione, una volta capito che la direzione intrapresa non avrebbe rispettato gli standard qualitativi desiderati. E ha riportato in Texas la serie (da Retro Studios, appunto), ormai tre anni fa: un team, immaginiamo, ricostruito quasi da zero, che non pubblica niente di originale addirittura dal 2014. Considerando tutto questo, e anche le tante assunzioni avvenute in Texas in questi anni, immaginiamo che Nintendo non abbia badato a spese. E l'obbiettivo non può essere quello di realizzare un bel gioco: l'obbiettivo, appunto, è quello di riportare Metroid alle vette passate. Delle vette che, immaginiamo, possono considerarsi addirittura superabili. Non tanto in termini qualitativi, quanto in ambito commerciale: Metroid ha tutto per spiccare il volo anche in quel senso. Prima di Breath of the Wild, nessuno avrebbe potuto immaginare - quasi nessuno, quantomeno - che sarebbe esistito un The Legend of Zelda in grado di oltrepassare i venticinque milioni di copie, e di vendere più del coevo Super Mario. Ecco, senza mirare a tanto, Metroid deve comunque puntare al cielo, rifiutando il confronto diretto coi predecessori. Perché diventare il titolo più venduto della saga, considerando anche la base installata di Nintendo Switch, non può essere un obbiettivo: può esserlo per Metroid Dread, che ha la possibilità di oltrepassare - finalmente - quei tre milioni mai raggiunti. Metroid Prime 4, tuttavia, deve essere massimamente ambizioso: non deve mirare a quattro, ma a dieci milioni.

Sia Breath of the Wild che Elden Ring hanno dimostrato, il secondo più del primo, che si può restare fedeli a sé stessi pur abbracciando l'open world. Metroid deve incamminarsi per la stessa via: che sia in prima o terza persona (non è scontato, a nostro avviso), che la componente shooter sia subordinata a quella acrobatica o viceversa. Le possibilità sono praticamente infinite: uno o più pianeti, razze aliene, mostri di ogni tipo. Una cacciatrice isolata in una landa sconfinata, con una marea di mete - minacciose - disponibili. Ora: è possibile, perché non abbiamo visto ancora niente del progetto, che Retro Studios agisca davvero in continuità col passato della serie. Ma avrebbe senso? Quanto, pur realizzato in modo perfetto, avrebbe da dire un Metroid Prime tradizionale nel 2022? Un gioco in cui si rimane spesso bloccati, in cui l'acquisizione costante di nuovi poteri è vincolante per avanzare, un gioco privo di aree vaste ed esplorazione libera?

Metroid Prime: che sia in arrivo un remake, come antipasto di Metroid Prime 4?
Metroid Prime: che sia in arrivo un remake, come antipasto di Metroid Prime 4?

A nostro avviso, abbracciare l'open world non tradendo l'anima della serie, quindi mantenendo un focus sui salti e sulle sparatorie, nonché sull'inquietante isolamento della protagonista, non è solo sensato, ma quasi necessario: sia per non rinchiudersi in una nicchia commerciale, sia per esaltare lo spirito esplorativo di cui era ricolmo, letteralmente ricolmo, il primo Metroid per NES. Se a tutto questo dovesse sommarsi una realizzazione adamantina del progetto, e una rilettura credibile e contemporanea del personaggio di Samus Aran, Metroid potrebbe davvero arrivare dove non era mai stato prima. Le possibilità ci sono, il momento è favorevole. Se dovesse rispettare le esigenze qualitative Nintendo, e non dovesse arrivare prima del previsto (lo dubitiamo), potrebbe anche accompagnare - in stile Breath of the Wild, quindi uscendo anche su Nintendo Switch - il lancio della prossima piattaforma. Dovesse essere così, Metroid Prime 4 sarà fondamentale per decidere il futuro della serie: un futuro che potrebbe essere composto da tanti, ottimi Metroid Dread, o un futuro in cui Samus Aran sarà sullo stesso piano - o quasi - di Super Mario e The Legend of Zelda. Vie di mezzo non ne esistono.