Fior di analisti e giornalisti hanno discusso dell'importanza rappresentata da Call of Duty per il Game Pass, e ora che è passato un anno dalla celebre acquisizione di Activision Blizzard per 70 miliardi di dollari da parte di Microsoft, è giunto il momento di vedere i frutti di tale manovra con il lancio di Call of Duty: Black Ops 6 al day one nel catalogo del servizio. Un articolo recente di GamesIndustry.biz, a firma di Rob Fahey, rimarca ancora una volta come il lancio del gioco nel catalogo del servizio sia un momento in stile "o la va o la spacca" per Microsoft e per il suo abbonamento videoludico, ma alcune considerazioni sembrano un po' fuori sintonia rispetto a come la situazione si è venuta a costruire in questi mesi. Tale visione aveva perfettamente senso quando ci trovavamo ancora in mezzo alla discussione sulla possibilità che l'acquisizione potesse andare in porto e quando alcuni paventavano addirittura il rischio di un monopolio da parte di Xbox, ma tante cose sono cambiate nel frattempo.
Prima di tutto, i vari processi e i veti imposti dagli enti regolatori del mercato come FTC e CMA hanno già alquanto annacquato la questione, costringendo Microsoft ad adottare un approccio molto più soft: le pubblicità di Call of Duty: Black Ops 6 non menzionano quasi Xbox o il Game Pass, probabilmente a causa della necessità di mantenere un profilo basso, ma anche perché, semplicemente, secondo la nuova strategia della casa di Redmond è molto proficuo continuare a far pensare che il gioco si trovi allo stesso modo su tutte le piattaforme. Sono passati mesi ormai dall'apertura di Xbox al multipiattaforma, e questa apertura si riflette a maggior ragione su una serie che è sempre stata tale, e che ha ottenuto negli anni gran parte dei profitti proprio dalle macchine "rivali". Con tutta la volontà di voler valorizzare e spingere il Game Pass, Microsoft ha dato già prova di voler seguire una realpolitik fondata sui guadagni più immediati e la scarsa connessione che stiamo vedendo tra Call of Duty e Xbox Game Pass sul fronte del marketing ne è una conseguenza evidente.
Tante cose sono cambiate nell'ultimo anno e mezzo
Un'altra cosa che è successa nei mesi scorsi è la rimodulazione dell'offerta di Game Pass in base a diversi tier, con Call of Duty che ora rientra esclusivamente nell'Ultimate, e non più nello Standard.
Questa mossa ha già rappresentato per Microsoft, in un certo senso, un mezzo per premunirsi e bilanciare rischi e potenziali guadagni di un gioco dal richiamo così ampio direttamente su Game Pass: inserendolo solo nell'abbonamento più ricco, la compagnia ha equilibrato maggiormente il rapporto tra perdite e guadagni potenziali, ma di conseguenza ha anche ristretto il raggio d'azione di questa nuova introduzione in catalogo. È ovvio che Xbox continui a puntare su una crescita nella base di utenti data dall'arrivo di Black Ops 6, ma è difficile pensare che abbia ancora intenzione di puntare a una diffusione di massa in grado di modificare profondamente l'assetto del mercato, ed è chiaro che abbia attuato in questi mesi una serie di manovre per preparare il terreno a un approccio più moderato.
Non vogliamo chiaramente sminuire l'impatto potenziale di Call of Duty: Black Ops 6 su Xbox Game Pass e sul mercato videoludico, ma il panorama del mercato e la strategia generale di Microsoft sono talmente cambiati nell'ultimo anno e mezzo da rendere un po' anacronistica la visione dell'evento in grado di determinare in un colpo solo il destino del servizio su abbonamento in questione, come si continua a leggere da qualche parte. Casomai, si può dire che un ridimensionamento sulla possibile portata del servizio ci sia già stato, almeno per quanto riguarda il panorama console, con l'introduzione del tier Standard e la rimozione dei titoli al day one da tale catalogo, che ha dimostrato un approccio più cauto da parte di Microsoft. Certo, un investimento da 70 miliardi resta ciclopico ed è per questo che COD su Game Pass continua ad avere grande rilevanza, ma forse non proprio decisiva come si poteva pensare un po' di tempo fa, almeno in attesa del prossimo step evolutivo che potrebbe essere rappresentato dall'espansione del servizio su cloud.