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È morto Stéphane Picq, compositore di Dune, Lost Eden e Megarace

Diamo con tristezza la notizia della morte di Stéphane Picq, compositore delle colonne sonore di giochi come Dune, Lost Eden e Megarace.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   04/02/2025
Uno dei vermi del gioco di Dune

È con tristezza che diamo la notizia della morte di Stéphane Picq, compositore francese cui dobbiamo le splendide colonne sonore di classici quali Dune, Lost Eden e MegaRace. Picq ci ha lasciati all'età di 59 anni, dopo una lunga malattia.

A dare la notizia è stato in primo luogo l'account Facebook del locale La Vahinée, evidentemente frequentato da Picq, che ha scritto, pubblicando una foto dell'artista: "È con grande tristezza che abbiamo appreso della scomparsa di Stéphane. Un habitué, un amico, un membro della famiglia. Era una di quelle persone che lasciano il segno, per la loro autenticità, la loro franchezza e tutti quei momenti condivisi che rimarranno impressi nei nostri cuori. Mi si spezza il cuore di sapere che non lo vedremo più qui, non sarà più lo stesso senza di lui."

Picq

La carriera musicale di Picq iniziò nel 1987. Lavorò soprattutto con gli studi francesi ERE Informatique / Exxos e Cryo Interactive, per cui firmò dei pezzi memorabili. Dune è probabilmente il più famoso, considerando anche per anni il gioco è stato considerato uno dei migliori adattamenti della serie nata dalla saga letteraria di Frank Herbert, quantomeno in forma videoludica (il gioco era basato sul film di David Lynch, anch'egli recentemente scomparso).

Tra gli altri giochi di Picq possiamo citare Purple Saturn Day, MegaRace, KGB, Lost Eden, Dragon Lore, Extase, Commander Blood e Atlantis: The Lost Tales. Nel 2023 Picq ha ripubblicato la colonna sonora di Dune, dopo averne riacquisito i diritti (gli ci sono voluti 30 anni).

Picq si ritirò dall'industria videoludica nel 1998, stabilendosi in Madagascar, dove ha creato uno studio di registrazione. A spiegare il motivo del suo addio fu egli stesso nel 2020: "Eravamo liberi, ben pagati, riuscivamo a fare miracoli con macchine 10.000 volte meno potenti di uno smartphone di oggi. Eravamo entusiasti e motivati, fino a quando nella nostra quotidianità sono arrivati gli uomini in giacca e cravatta, che inneggiavano al massimo profitto a tutti i costi, mettendo quasi tutti nella posizione di semplici 'lavoratori', con stipendi molto allettanti, ma senza più guadagni sulle vendite e, soprattutto, con molta meno libertà creativa."