Dall'enorme successo possono derivare anche problemi piuttosto grossi, seppure limitati ad alcuni Stati particolari, come dimostra questa nuova vicenda relativa a PUBG, videogioco a quanto pare sotto indagine in Egitto e con il rischio che venga bandito dal paese.
La massima autorità islamica nel paese ha infatti lanciato una fatwa contro PUBG, considerato "haram", ovvero indesiderato e dannoso per la comunità. Secondo quanto riportato dall'AGI, già lo scorso novembre il capo del comitato parlamentare per la comunicazione e le tecnologie informatiche, Ahmed Badawy, insieme a molti altri parlamentari avrebbe già chiesto di bandire il gioco dal territorio egiziano.
Le motivazioni, tuttavia, appaiono contrastanti: alcuni parlano di un episodio particolare in cui un 16enne avrebbe ucciso un'insegnante che aveva proibito l'utilizzo di PUBG a scuola, ma la questione è che il gioco sembra rientrare in quella che viene definita "guerra di quarta generazione nella regione araba", ovvero un insieme di influssi esterni, provenienti dall'occidente attraverso la cultura di massa e i media, volti a destabilizzare la società islamica attraverso metodi non militari ma particolarmente efficaci sulla mente dei più giovani, almeno secondo gli esperti di sicurezza egiziani.
L'evento riflette parzialmente quanto successo anche in Cina sempre con PUBG e Fortinte, entrambi al centro di discussioni per l'eccessivo tasso di violenza e l'impressionante diffusione che stanno avendo tra la popolazione giovane.