Spellforce 2: Shadow Wars uscì nell'Aprile del 2006 facendo registrare buoni risultati di vendita. All'epoca si parlava non a caso dell'anti-Warcraft 3, con alcuni che addirittura lo preferivano al titolo Blizzard. Gli Spellforce erano e sono il miscuglio perfetto tra un gioco di ruolo e uno strategico in tempo reale, con l'estremizzazione della gestione dell'eroe più di qualsiasi altro concorrente.
L'anno successivo uscì la prima espansione, Dragon Storm, che offriva, oltre a una nuova campagna, anche una nuova modalità, ossia l'Arena Quest. Si trattava di parecchie ore di gioco in più (era ancora l'epoca in cui le espansioni non erano DLC da due soldi) che fecero la felicità di molti. Quasi contemporaneamente s'iniziò a parlare del pacco successivo, Spellforce 2: Faith in Destiny, anche se l'annuncio ufficiale arriverà solo due anni più tardi, nell'ormai lontano 2009.
Dall'uscita di Dragon Stom a oggi sono passati circa sei anni. La disastrosa situazione finanziaria di JoWood aveva bloccato la produzione della serie. Dopo mesi e anni di notizie vaghe e nessuna conferma, la data d'uscita del prodotto fu rimandata indefinitamente nel Marzo del 2011, con un laconico comunicato stampa, in seguito al fallimento definitivo del publisher. Gli estimatori della serie temettero il peggio, ma la rapida acquisizione delle spoglie di JoWood da parte di Nordic Games, che sta provando a rivitalizzare anche altri franchise come Painkiller e Gothic, ha permesso il completamento di diverse opere, tra le quali proprio Spellforce 2: Faith in Destiny. Rimane solo da scoprire se il salvataggio sia valso lo sforzo e se la serie ha una qualche prospettiva di rinvigorirsi dopo questo nuovo afflato di vita.
Fantasy tedesco
Faith in Destiny prosegue la storia narrata nei capitoli precedenti. Il giocatore vestirà il ruolo di un eroe dai poteri eccezionali che dovrà liberare Eo da un nuovo male inizialmente sconosciuto. Tutto qui. Insomma, avrete capito che la trama è solo un canovaccio buono per introdurre le diverse mappe che compongono la campagna principale, invero abbastanza articolata per essere quella di una semplice espansione.
Qualche colpo di scena qua e là c'è, ma in generale, dal punto di vista narrativo, non ci troviamo certo di fronte a un lavoro memorabile.
Cominciamo subito con alcuni chiarimenti di rito. Spellforce 2: Faith in Destiny non innova in nulla ed è una semplice espansione stand alone, che tradotto significa che non ha bisogno del gioco originale per girare, ben impiantata sui canoni degli altri capitoli. Lo stesso discorso va fatto anche dal punto di vista tecnico. Il gioco è fermo al 2006 e si vede, soprattutto nei modelli spigolosi e in qualche texture ormai d'annata. I pochi miglioramenti apportati non riescono a celare la verità. I draghi in compenso sono più che buoni, ma non aspettatevi miracoli per tutto il resto. A essere particolarmente brutte sono soprattutto le sequenze d'intermezzo realizzate con il motore di gioco, vittime anche di una pessima scrittura. Non che uno chieda Milton alla sceneggiatura, ma vedere questi pupazzi inanimati che dicono frasi spesso ridicole fa il suo effetto. Comunque non vi preoccupate, non abbiamo fatto incidere più di tanto gli aspetti tecnici sul voto finale. In fondo ci rendiamo perfettamente conto che non era possibile pretendere di più da un videogioco che è riuscito a trovare la via della distribuzione digitale quasi per miracolo.
Una serie dalla grandi potenzialità
Faith in Destiny riprende le stesse meccaniche di Spellforce 2: ci sono tre risorse da raccogliere per costruire edifici e truppe sempre più potenti. Ci sono gli eroi, ognuno con le sue caratteristiche peculiari da sviluppare. Ci sono mappe più strategiche, pensate per gli eserciti, e altre più incentrate sull'uso dell'eroe e la risoluzione di quest primarie e secondarie.
Il sistema di controllo rimane lo stesso miscuglio di comandi di mouse e tastiera cui ormai dovreste essere avvezzi. I puristi della serie non si preoccupino, perché è ancora possibile controllare direttamente gli eroi, piazzandogli la telecamera dietro la schiena. Insomma, vi dovrebbe essere ormai chiaro che chiunque abbia giocato i precedenti capitoli non faticherà molto ad ambientarsi in questo. L'unica vera novità introdotta nella formula originale è la possibilità di cavalcare dei draghi, unità molto potenti e capaci di sbaragliare intere armate senza troppa difficoltà. Si tratta di una discreta aggiunta, che fa più bene allo spettacolo che alla strategia, ma che non è esente da problemi di cui parleremo più avanti.
Il più grande valore aggiunto di Spellforce 2: Faith in Destiny è comunque il suo proporre delle meccaniche di gioco quasi del tutto abbandonate dalla concorrenza. La smania dell'industria di produrre RTS sempre più semplici e accessibili al grande pubblico rende paradossalmente freschissimi alcuni elementi che sembravano appartenere ai reflussi gastrici del passato.
Lo spread con il presente
Dovendo indicare i difetti di Spellforce 2: Faith in Destiny non abbiamo troppi dubbi: lo sviluppo travagliato c'è e si vede. Si percepisce senza troppa difficoltà che si tratta di una minestra riscaldata, forse uscita fuori tempo massimo. Non è solo una questione tecnica, ma anche di compattezza di gioco. Manca la cura di alcuni dettagli, come l'intelligenza artificiale dei draghi stessi, che si è dimostrata impacciata in diverse occasioni, non reagendo a dovere all'attacco dei nemici. In condizioni normali non ci si farebbe troppo caso, ma essendo l'unica novità di rilievo la questione cambia parecchio.
Permangono anche alcuni problemi che la serie si porta dietro dal primo capitolo, come la presenza di quest non proprio esaltanti che fungono da riempitivo (ma questo, se vogliamo, è un problema di moltissimi giochi di ruolo moderni, Skyrim compreso) e alcuni squilibri verso il lato GDR che non si sono riusciti a limare nonostante gli anni di sviluppo e che portano il gruppo di eroi a diventare praticamente onnipotente sul campo di battaglia.
Tra le modalità alternative alla campagna, citiamo la possibilità di prendere parte a schermaglie, magari giocate su mappe proprie create usando l'editor di gioco, e quella di competere online, anche se dobbiamo ammettere che i server sono poco frequentati ed è difficile riuscire a trovare e concludere anche una singola partita.
Conclusioni
Spellforce 2: Faith in Destiny non è un brutto gioco e, soprattutto se siete appassionati di strategici in tempo reale mescolati a RPG, ve lo consigliamo senza remore, visto anche il prezzo piuttosto basso cui viene venduto. Sappiate però che vi troverete di fronte a un titolo molto spigoloso e legato al passato di una serie che non è mai stata aggiornata. La speranza è che gli sviluppatori riescano a raccogliere abbastanza fondi per ridarvi lustro, magari con un terzo, scintillante episodio. Nel frattempo vale la pena tornare su Eo per proseguire in questa saga.
PRO
- Buon mix di strategia e gioco di ruolo
- Parecchio longevo
- Buona la parte GDR
CONTRO
- Qualche squilibrio di troppo nel gameplay
- Gli anni del motore grafico si vedono
- I draghi sono belli e poco intelligenti
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore: Intel Core 2 Quad Q6600
- RAM: 4 GB
- Scheda video: GeForce GTX 560 Ti OC
- Sistema operativo: Windows Vista 32 bit
Requisiti minimi
- Sistema operativo: Windows XP/Vista/7
- Processore: Intel Pentium IV 1.5 GHz
- RAM: 2 GB
- Scheda video: Scheda grafica 3D con 128 MB RAM (compatibile con GeForce 4 Ti o superiore)
- Spazio su disco: 5 GB
- DirectX: 9.0c
Requisiti consigliati
- Sistema operativo: Windows XP/Vista/7
- Processore: Intel Pentium IV 2.5 GHz
- RAM: 4 GB
- Scheda video: Scheda grafica 3D con 256 MB RAM (compatibile con GeForce 6600 GT o superiore)
- Spazio su disco: 5 GB
- DirectX: 9.0c