Leni Riefenstahl (1902 - 2003) viene ricordata in particolare per due film: "Il trionfo della volontà" del 1935 e "Olympia" del 1938. Il primo racconta del congresso del partito nazista tenutosi a Norimberga nel 1934, mentre il secondo è un documentario sulle olimpiadi di Berlino del 1936. Entrambi i film erano pregni di propaganda nazista, ma entrambi erano al contempo sublimi dal punto di vista stilistico, al punto da creare un grosso cortocircuito in critici e registi a lei contemporanei o successivi.
Molti ancora oggi tentano di ridurre il peso delle sue scelte politiche nelle sue opere. Probabilmente si tratta di un modo per combattere il senso di colpa nel dover ammettere che molte delle forme cinematografiche inventate dalla Riefenstahl sono utilizzate ancora oggi perché efficacissime, soprattutto a fini propagandistici (ma non solo). Insomma, i suoi film erano "belli" dal punto di vista tecnico/stilistico, nonostante l'ideologia che si trascinavano dietro. Ovviamente la Riefenstahl, ballerina prima, attrice poi, quindi regista, aveva una sua personale visione del mondo a sorreggerla, dovuta a studi e conoscenze. Da ciò nasceva la forza retorica dei suoi film, non certo dal nazismo, che è una conseguenza, più che una condizione. Perché citarla all'inizio della recensione di un titolo misero come Feminazi: The Triggering? Forse per far capire, prima ancora di descrivere il gioco, che è importante dotarsi di mezzi culturali che sorreggano ciò che si vuole esprimere, a prescindere dall'ideologia che gli fa da sfondo. Ma soffermiamoci un attimo a esaminare il titolo: "Feminazi" è un neologismo creato per descrivere alcune forme estreme di femminismo. Nell'Urban Dictionary viene ben spiegato, proprio in opposizione al femminismo stesso: "una feminazi non è una femminista. Le femministe credono in uguali diritti per tutti, mentre le feminazi vogliono solo farci sembrare stupidi/e". Certi ambienti del web hanno però fatto decadere questa differenziazione e molte menti semplici utilizzano il termine come offesa per le femministe tout court. Ben presto la parola ha preso una valenza strettamente politica ed è stata assunta da ambienti che fanno capo all'estrema destra. The Triggering invece, sta letteralmente per "innesco", ed è un termine frequentemente associato alle feminazi, che figurativamente si infiammano subito quando vedono qualcosa che non gli va bene. Già da questo dovreste aver capito che Feminazi: The Triggering è un impasto di luoghi comuni da forum, in particolare da 4Chan e derivati, dove la retorica antifemminista è molto forte. Ma com'è stata tradotta in videogioco questa specie di ideologia?
Feminazi: The Triggering ci fa capire quanto sia difficile tradurre l'idiozia in videogioco
Feminazi: The Triggering
È ovvio che hyperboreanGames e Svarog Studios si siano dimenticati di star lavorando a un videogioco quando hanno pensato Feminazi: The Triggering. Ossia, avevano in testa le varie battute da internet sulle femministe, ma non sapevano che farci. Così hanno creato un action 2D con visuale a volo d'uccello in cui, nei panni di una feminazi, si va in giro per una piccolissima mappa a, nell'ordine: accusare gli uomini bianchi di ogni possibile nefandezza, attaccare le donne con figli a seguito per il loro conformismo sociale e a dimostrare benevolenza verso i neri, che sono tutti indistintamente dei rifugiati. Ognuna delle azioni descritte è legata a un tasto.
Se si preme il tasto giusto quando si è vicini a una delle categorie sopra elencate, si ottengono punti Triggering o punti Tolerance, raffigurati da due barre poste nella parte in alto a destra dello schermo, che vanno a sommarsi ai punti femminismo, ossia a quello che è il punteggio complessivo. L'obiettivo della feminazi è di non far scendere a zero le due barre (non ha nemici veri e propri se non l'inattività). Mentre andiamo a offendere maschi bianchi e ad abbracciare uomini di colore, possiamo svolgere delle altre attività, come scrivere slogan sui muri, compiere atti di vandalismo, raccogliere tamponi, pillole per il controllo delle nascite, dolci e così via. Ovviamente, all'urlo che è sempre meglio sommare più luoghi comuni possibili, non sia mai che chi giochi fraintenda il discorso, mangiando la feminazi diventa sempre più grassa e brutta (c'è un'apposita barra dedicata al suo peso nella parte in alto a sinistra dello schermo). A che serve?A niente, ma non importa. Entrando in alcuni edifici è possibile partecipare a dei minigiochi, come un rythmn game ambientato in una discoteca in cui bisogna far ballare la feminazi a ritmo di musica; uno sparatutto in cui nei panni di un poliziotto bisogna sparare ai criminali bianchi, facendo passare i rifugiati; o ancora una specie di gioco di ruolo giapponese ultra semplificato in cui bisogna evocare dei cavalieri del femminismo, ossia degli uomini vestiti in modo improbabile e dalla sessualità dubbia, per farli scontrare contro i bianchi cattivi. Ovviamente il tutto è condito da una certa dose di sarcasmo contro il femminismo e, più in generale, i social justice warrior, altra categoria odiatissima su 4Chan.
Tutto qui
Feminazi: The Triggering si esaurisce qui. Il gioco mostra tutto ciò che ha da offrire in circa venti minuti, dieci dei quali passati a imprecare contro il sistema di controllo.
È vero che costa poco, ma vale molto meno: stilisticamente è osceno (una specie di South Park in pixel art), la mappa è piccolissima, la gente si somiglia tutta, le cose da fare sono poche e, anche ammettendo di essere completamente in armonia con la sua visione ideologica, il tutto dura il tempo di un paio di battute. Il resto è davvero di una povertà desolante, incapace com'è di suscitare riflessioni o di colpire duramente il suo oggetto polemico. Eh sì, anche guardandolo dal punto di vista di un individuo progressista, non si riesce a provare alcuna rabbia giocando a Feminazi: The Triggering. Anzi, più si gioca e più si sente una forte pena verso gli autori, evidentemente dei poveri disagiati con grosse difficoltà espressive. La parte migliore è l'editor, che sfruttando un po' di icone del femminismo militante, a partire dalla sessualità, riesce quantomeno a strappare qualche sorriso. Certo, va detto che anche qui siamo nell'ordine dei due minuti di contenuti e che, a pensarci bene, ci sono dei meme che girano sul web che sono molto più divertenti. In effetti anche di giochi di ultra destra, che non si dichiarano mai tali, ce ne sono tanti e di migliori. Non si capisce perché qualcuno dovrebbe voler buttare novantanove centesimi di euro su questa roba.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore Intel Core i7-4770
- 16 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX 960
- Sistema operativo Windows 10
Requisiti minimi
- Sistema operativo Windows 7 o più recente
- Processore 1.2 Ghz
- 512 MB di RAM
- Scheda video Compatibile con DirectX 9 e con almeno 256MB di memoria video
- 100 MB di spazio su Hard Disk
- DirectX 9.0
Conclusioni
Il più grosso dramma di Feminazi: The Triggering è che dietro la sua pretesa di anticonformismo nasconde un'elaborazione tematica debole e superficiale, inquadrata com'è dentro a un sistema di valori chiuso e autoreferenziale, che non si preoccupa minimamente di comunicare con chi sta fuori. Quella del gioco è una satira banale da 4Chan, incentrata su dei luoghi comuni ben radicati in un certo ambiente, che non scardina il suo oggetto, esponendone le fondamenta, ma lo tratta folkloristicamente, dimostrando di fatto di non conoscerlo. È la traduzione in videogioco non di un tentativo di satira sociale, ma di una chiacchierata da forum, realizzata da qualcuno che passa troppo tempo nel mondo virtuale a scambiarsi foto porno, e poco in quello reale. In un certo senso chi dovrebbe sentirsi colpito dalla rappresentazione finisce semplicemente per ignorarla, tanto sono deboli i suoi argomenti. Perché se l'obiettivo dell'autore era mettere alla berlina certi eccessi delle persone di area progressista, semplicemente non c'è riuscito. Se ci aggiungiamo anche che la realizzazione ludica è pessima, dovrebbe diventare chiaro come mai Feminazi: The Triggering sia un fallimento da ogni possibile punto di vista. Certo, bisogna sempre considerare la possibilità di stare sopravvalutando i fruitori potenziali di questa roba. Nel caso, non ha senso cercare di ragionar con loro partendo da una recensione. Meglio affidarsi alla psichiatria.
PRO
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CONTRO
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