Relic ha acquisito nel corso degli anni la fama di software house di riferimento nell’ambito dei titoli di strategia per PC. Da Homeworld a Warhammer, passando per Impossible Creatures, non sono mai mancate delle idee innovative che di volta in volta hanno permesso ai giochi degli sviluppatori statunitensi di divenire dei veri e propri cult.
Solo il titolo è poco riuscito
Sembra essere questo il destino anche di Company of Heroes, loro ultima fatica. Che si tratti di una gioco ambientato nella seconda guerra mondiale è facilmente intuibile dal filmato introduttivo, realizzato con lo stesso engine del gioco, in cui si rivivono le scene dell’indimenticabile sbarco in Normandia dall’interno di un anfibio alleato. Non altrettanto prevedibile è invece scoprire che, dietro a quello che a tutta prima sembrerebbe essere un discepolo diretto di Medal of Honor, si celi in realtà uno strategico in tempo reale caratterizzato da un comparto grafico da tener testa ad un FPS ed una giocabilità finalmente nuova.
Gli RTS di vecchia scuola ci hanno abituato alla classica tattica dell’accumulo sfrenato di risorse durante le battute iniziali della partita e alla successiva realizzazione di un esercito super potenziato con cui affrontare il nemico. In Company of Heroes questo approccio mentale viene modificato fondamentalmente per due motivi: anzitutto i punti comando possono essere raccolti solamente controllando determinati “strategic point” (proprio come in Dawn of War); in secondo luogo la suddivisione della mappa in zone, ciascuna delle quali caratterizzata da uno di questi “punti” fa sì che si tenda ad espandersi più razionalmente da una regione a quella adiacente, cercando di presidiare tutte le porte d’entrata in una sorta di Risiko, piuttosto che concentrare tutti i propri attacchi sul quartier generale avversario - tanto più che se si possiedono zone non collegate alla base di partenza queste non contribuiscono alla raccolta delle risorse.
L’interazione con l’ambiente è pressoché totale: si possono utilizzare muretti, carcasse di automobili, bunker e quant’altro per nascondere le proprie truppe rendendole più resistenti. Alcune case in rovina possono poi essere trasformate in caserme dove arruolare le unità a piedi, senza forzatamente farle partire dal campo base. Nel caso in cui si perdano dei soldati questi possono essere ripristinati come in Warhammer, ossia richiamando rinforzi direttamente dal sottomenù, ma è necessario essere vicini ad una zona di rifornimento. L’importanza di preservare il più a lungo possibile le proprie truppe è enfatizzata dal fatto che queste acquisiscono esperienza divenendo più letali.
Per quanto riguarda le unità, ne esistono diversi tipi. Certamente i carri armati Sherman dispongono della maggior potenza di fuoco, ma non sono del tutto invincibili, specie se vengono attaccati nella zona posteriore; gli artiglieri, per quanto vulnerabili ed esposti a qualsiasi truppa di terra, rappresentano il loro peggior nemico. Insomma, una sorta di morra cinese alla quale siamo stati abituati da Total War in poi e che valorizza tutte le truppe disponibili. Molto interessante, in termini non solo estetici ma per gli stessi fini del gameplay, il ruolo giocato dalla fisica, gestita dall’onnipresente motore Havok. Esplosioni e passaggi di mezzi pesanti modificano completamente il terreno di battaglia, costringendo il giocatore a valutare di volta in volta la posizione ideale per le proprie truppe.
Lord of the field
Un’ulteriore variabile è rappresentata poi da delle abilità speciali che si sbloccano man mano che i nemici cadono sotto i nostri colpi. Ci sono tre tipi di discipline in cui specializzarsi, a seconda che si preferisca la fanteria aerea, terrena o corazzata. In quest’ultimo caso, per esempio, è possibile reclutare un carro armato Calliope, unità che normalmente non potrebbe essere costruita, che dispone di un potente lanciarazzi – una sorta di Balrog della Battaglia per la Terra di Mezzo!
Il single player, da sempre uno dei cavalli di battaglia di Relic, è incentrato sulla vittoriosa calata delle truppe a stelle e strisce sino alla capitolazione del Reich; consta di una quindicina di missioni realizzate tenendo in considerazione delle azioni militari dell’epoca seppur con qualche licenza poetica. Come da copione una serie di script e di situazioni particolari rendono l’esperienza per giocatore singolo in parte diversa da quella offerta in multiplayer. Mediamente questa modalità di gioco può tener impegnati per una ventina d’ore, che aumentano se si scelgono livelli di difficoltà superiori a quello medio.
Le sezioni online sono probabilmente il terreno dove Company of Heroes riesce ad esprimersi meglio. Pur essendoci appena due tipi di gioco, Annihilation e Domination, entrambi risultano estremamente piacevoli e coinvolgenti. Non riteniamo ci sia bisogno di grosse presentazioni: nella prima bisogna distruggere fisicamente gli avversari, mentre nella seconda vince chi controlla più strategic point per più tempo. Proprio questa ci è parsa essere la più azzeccata considerando lo stile di gioco e l’estrema difficoltà nel presidiare le fonti di risorse. [C]
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Le mappe non sono numerosissime e sarebbe stato sicuramente apprezzato un editor di scenari per rimpolpare la lista messa a disposizione dai designer. Altra nota stonata è l’impossibilità di scegliere la fazione da controllare: ce ne sono soltanto due (americani e tedeschi). Le partite in rete (come al solito le rimpatriate in LAN ci hanno maggiormente coinvolto) sono estremamente tattiche, ma la vastità degli scenari e degli uomini in campo rende l’azione abbastanza confusionaria, almeno nelle prime battute. Col passare del tempo le cose migliorano, ma chi ritiene di poter dedicare pochi minuti ad una partita veloce dovrà ricredersi: la durata media delle sfide si aggira attorno all’ora abbondante.
Questo perché il livello di difficoltà è ben calibrato e anche a livello facile non sarà una passeggiata avere la meglio sugli avversari controllati dal computer, abili a mettere a punto offensive capillari nei luoghi più indifesi della mappa. Non altrettanto brillante l’intelligenza artificiale dei propri commilitoni che sfruttano a malapena le tante difese a disposizione e sembrano essere particolarmente inclini all’essere impallinati.
Tecnicamente, come menzionato nelle battute iniziali, Company of Heroes teme davvero pochi rivali. L’elevato dettaglio richiede però un sistema di primissima fascia per poter essere goduto appieno. Tallone d’Achille sono i lunghi caricamenti a volte snervanti; per sopperire a questo problema è consigliabile dotarsi di un generoso quantitativo di RAM sia di sistema che video. Per chi si può permettere di impostare al massimo tutti i dettagli il titolo riserva delle scene realmente degne di nota: la telecamera, liberamente posizionabile nei tre assi dimensionali, è stata posta in modo ottimale per l’azione standard. Le texture sono dettagliatissime e la palette di colori, sebbene non sia propriamente vivace, contribuisce all’ispirata riproduzione dei paesaggi nordici teatro di battaglia. [C]
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Come scritto precedentemente non ci sono problemi relativamente alla longevità, non tanto in termini di scelta quanto piuttosto per la durata intrinseca delle partite, che di volta in volta si evolvono in maniera diversa, richiedendo sempre la massima attenzione da parte del giocatore. Le tante novità messe sul piatto da Relic rendono consigliabile la fruizione dei semplici tutorial anche ai giocatori più smaliziati, che impiegheranno all’incirca un’ora per comprendere bene le tattiche di gioco. [C]
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Work in progress
Relic è al lavoro sulla seconda espansione di Warhammer 40,000: Dawn of War. Desta stupore il fatto che questo expansion pack sarà disponibile a due anni di distanza dall’uscita del titolo originale – una cosa rara per i giochi non “multiplayer only”. Dark Crusade dovrebbe essere pronto in poche settimane; intanto gli appassionati della serie possono provare il demo che è in circolazione già da diverse settimane, scaricandolo dalla nostra Area Files.
Requisiti di sistema
Senza mezzi termini premettiamo che è necessario un sistema di ultimissima generazione per far girare al massimo del dettaglio Company of Heroes. Rispettando i requisiti consigliati dalla casa madre abbiamo egualmente notato dei rallentamenti, soprattutto nelle scene più affollate con tanto di esplosioni. Alla risoluzione di 1280x1024 (e al massimo del dettaglio) la nostra GeForce 7900 GTX ha mostrato un po’ la corda, quindi chi desidera spingersi ancora più su dovrà pensare seriamente ad un sistema a doppia scheda video. Le prime versioni del gioco soffrivano di un bug con i sistemi SLI, ma la patch 1.20 ha risolto questo problema ed altri relativi al multiplayer.
Commento finale
The next best thing nel campo degli RTS, ecco come potremmo definire Company of Heroes. Un motore grafico degno di essere catalogato tra quelli di nuova generazione, ma non solo: anche il gameplay propone finalmente qualcosa di innovativo e coinvolgente, sufficientemente staccato dai soliti standard tanto da rendere il nuovo titolo di Relic una nuova pietra angolare per i futuri strategici. Non mancano purtroppo delle piccole ombre che offuscano l'enorme valore del progetto e che vanno oltre agli elevati requisiti di sistema, e che si materializzano in una certa parsimonia in termini di fazioni, mappe e modalità di gioco. Dettagli che comunque non impediscono a Company of Heroes di entrare direttamente nella schiera dei classici, e di essere etichettato come il titolo più importante dell’autunno 2006.
Pro
- Grafica di primo livello
- Idee nuove e ben sviluppate
- Multiplayer entusiasmante
- Caricamenti frustranti
- Poche mappe e fazioni
- Scarsa originalità nella scelta dell'argomento trattato
L’apparato audio è gratificante tanto quanto quello visivo. Esplosioni e rumori di cingolati sono notevoli e fanno rimbombare le pareti, ma anche per il parlato è stata riposta altrettanta attenzione, che si fa sentire specialmente nella modalità in singolo. Per esempio nella seconda missione, un attacco notturno dietro le linee nemiche, è piacevole notare il fatto che i soldati rispondono ai comandi sottovoce, per evitare di “farsi sentire” dalle sentinelle naziste di guardia.