Imperator: Rome, di cui state leggendo la recensione, è uno di quegli strategici che inizialmente ti schiacciano. Osservandolo riconosci la struttura da 4X, ma allo stesso tempo ti rendi conto che la sua selva di menù nasconde molto di più di quanto potessi sognare. Paradox Interactive ha deciso di proseguire sulla strada che l'ha resa grande e ha confezionato un titolo senza compromessi che rende onore a classici quali Crusader Kings 2 o gli Europa Universalis. In realtà ci troviamo di fronte a un gioco che tenta di prendere quanto di buono fatto dai suoi predecessori mescolando il tutto nel modo più efficace possibile.
Chiariamo subito un punto: descrivere ogni singola funzione di Imperator: Rome è praticamente impossibile. L'interfaccia è fatta di così tanti menù, a loro volta pieni di così tanti pulsanti, che può lasciare spaesati. Succedeva lo stesso con gli altri strategici di Paradox, ma qui anche gli appassionati avranno bisogno di un po' di tempo per acclimatarsi con tutte le novità presenti. In realtà c'è un tutorial che, in modo intelligente, non perde tempo a spiegare i singoli pulsanti, ma pone degli obiettivi da raggiungere e spiega come farlo. Purtroppo non è completissimo e si perde per strada molte informazioni importanti, che vanno dedotte giocando. Del resto il problema di titoli simili, almeno per il giocatore medio, non è tanto capire che dal menù religione sia possibile fare sacrifici agli dei, quanto comprendere come i diversi settori si influenzino a vicenda e di come ogni nostra azione finisca per produrre effetti sul governo interno e sui rapporti con le nazioni limitrofe.
Purtroppo sarebbe stato praticamente impossibile realizzare un tutorial che comprendesse ogni possibile situazione di gioco, quindi bisogna in un certo senso accontentarsi e avviare Imperator: Rome consci che prima di iniziare a giocare con consapevolezza piena di ciò che accade sullo schermo bisogna dedicargli più di qualche ora.
304 AC
Le partite di Imperator: Rome iniziano nel 304 AC. A differenza di altri strategici, non consente di selezionare solo alcune tra le fazioni sulla mappa, con le altre a fare da contorno, ma una tra tutte le popolazioni dell'epoca comprese in un'area geografica che si estende dall'Europa all'India. Ovviamente ci sono alcune nazioni consigliate perché più strutturate, come Roma o l'Egitto, ma volendo è possibile selezionare la regione dello Tsang in Tibet e iniziare da lì. Parte del livello di difficoltà di una partita è determinato proprio dalla nazione scelta: Roma ad esempio dispone da subito di ottime risorse, di un territorio abbastanza ampio e di una forma di governo avanzata, mentre Boras, per citare un'altra nazione, ha meno popolazione, un esercito più limitato e un'organizzazione politica più primitiva, nonché meno tecnologie a disposizione.
La mappa di gioco è completamente 3D e molto più dinamica di quella vista negli altri titoli di Paradox, Europa Universalis IV compreso. A seconda del livello di zoom e del tipo di visualizzazione selezionato, fornisce a occhio preziose informazioni sulla nostra e sulle altre nazioni. L'obiettivo del giocatore è semplice: espandersi. Come riuscirci spetta a noi e qui, per così dire, inizia il bello. Le partite di Imperator: Rome cambiano enormemente a seconda della nazione selezionata. Ad esempio una monarchia offre problematiche interne molto diverse rispetto a una repubblica. Prendiamo la discesa in guerra: una monarchia offre un approccio molto più diretto, visto che è il sovrano che decide. Al limite la troppa aggressività può causare malcontento nella popolazione, ma non c'è ad esempio bisogno di un voto del senato per decidere di attaccare o meno qualcuno. Una repubblica richiede invece un approccio molto più laterale. Ad esempio prima di dichiarare guerra a qualcuno è sempre meglio creare motivi di malcontento in modo artificioso così da avere un casus belli forte da usare per ottenere il voto positivo del senato. Il tipo di governo cambia moltissimo anche i rapporti di potere interni ed esterni, come quelli con le famiglie di potentati che formano la classe dominante della nostra nazione.
Tutti questi aspetti, cui se ne sommano molti non citati come la possibilità di ricercare nuove tecnologie, quella di gestire il credo della popolazione, e l'immenso lato diplomatico (cui dedicheremo qualche parola in più in un paragrafo successivo) rendono ogni partita di Imperator: Rome una sfida a sé, che può andare avanti anche per decine di ore e che offre stimoli sempre nuovi al giocatore.
Combattere
Dopo il rodaggio iniziale, Imperator: Rome è in grado di regalare grandi soddisfazioni. In particolare il lato militare è stato curato davvero moltissimo e offre una serie di opzioni inedite per il genere. Gli eserciti possono essere formati da unità differenti, siano esse fanteria a piedi o a cavallo, carri, elefanti, cammelli e così via, e possono assumere formazioni che danno loro vantaggi e svantaggi sul campo di battaglia. Ciò si traduce nella possibilità di vedere grossi eserciti battuti o decimati da compagini numericamente molto inferiori. Inoltre, a seconda delle truppe, la CPU tenderà a usare tattiche differenti. Per questo motivo prima di combattere, soprattutto contro le nazioni più forti, diventa importantissimo conoscere il nemico inviando degli scout in ricognizione.
Da tenere in considerazione anche il tipo di regione in cui si andrà a combattere e la conformazione della mappa stessa. Ad esempio il Lazio non presenta modificatori negativi a livello di clima rispetto ai territori del Nord Europa, mentre le aree di alta montagna di catene montuose come le Alpi creano dei veri e propri imbuti, come quello terribile di Ambisontia, che possono portare a massacri su larga scala. Comunque sia il lato militare è molto di più di come lo si possa rendere a parole, anche perché si intreccia in modo sistemico con il resto del gioco. Eserciti a parte, bisogna ad esempio considerare il gioco delle alleanze tra le popolazioni, che può comportare problemi non da poco in termini strategici. Ad esempio in una partita alla guida di Roma ci siamo dimostrati troppo aggressivi con le popolazioni limitrofe espandendoci rapidamente, ma senza curare troppo la diplomazia. Così le altre tribù si sono coalizzate contro di noi e hanno iniziato a crearci problemi, in particolare sui confini, rallentando la nostra corsa verso l'impero. Le battaglie hanno iniziato a farsi più dure, con maggiori perdite nelle nostre fila. Gli attacchi a sorpresa si sono moltiplicati, costringendoci a spendere più risorse per potenziare le nostre difese.
Ovviamente la popolazione non ne è stata contenta e la produttività è calata un bel po'. Il senato stesso, inizialmente tutto a nostro favore, ha iniziato a richiedere maggiori sforzi per essere convinto a votare le nostre manovre, fino al punto da aver ricevuto dei voti contrari. Il nostro rallentamento è andato a tutto vantaggio degli avversari che si sono rafforzati e sono riusciti a riprendersi alcuni territori di confine, dove le nostre difese erano meno aggressive.
Contrattare
Abbiamo quindi deciso di fermare l'espansione per qualche anno (in termini di tempo di gioco), concentrandoci sulle questioni interne e sul tentativo di riallacciare i rapporti con alcune delle nazioni rivali. Spendendo risorse in doni, azioni di spionaggio, attività religiose e ricerca siamo quindi riusciti a ritornare in forze. Nel frattempo ci siamo limitati a difendere i confini e pattugliare i mari con le triremi, così da evitare agguati improvvisi, manipolando i possibili rivali con manifestazioni di benevolenza spesso addirittura eccessive. In tutto questo, come avrete capito, la diplomazia ha svolto un ruolo fondamentale. Da questo punto di vista Imperator: Rome è il gioco migliore sul mercato, poco da dire.
Ciò che non si ottiene sul campo di battaglia lo si può ottenere convincendo, corrompendo, alleandosi con le nazioni giuste o spendendo per dare supporto alle forze ribelli che vogliono rovesciare i governi in carica. Anche l'esercito può essere usato in senso diplomatico, ad esempio attaccando una nazione rivale di un'altra con cui ci interessa intrecciare dei rapporti, oppure creando alleanze tra nazioni che hanno un nemico comune. All'inizio si rimane quasi spaesati di fronte al numero di possibilità offerte, ma quando se ne sono comprese le differenze e le potenzialità, è impossibile non lasciarsi coinvolgere. Fatichiamo davvero a ricordare uno strategico così completo dal punto di vista diplomatico in cui le scelte fatte dal giocatore abbiano delle conseguenze logiche e, se vogliamo, storicamente coerenti, senza sembrare affidate a fattori arbitrari che svelano immediatamente la natura artefatta del sistema stesso. Da notare poi che l'intelligenza artificiale riesce a gestire la diplomazia in modo sensato anche lì dove il giocatore non ha alcun ruolo.
Altro
Imperator: Rome è molto più di quanto abbiamo descritto. Come dovreste avere capito, i numerosi sistemi da cui è composto lavorano insieme per creare un gameplay coerente che, una volta interiorizzata l'interfaccia, racconta in modo efficacissimo l'evoluzione della nazione guidata e dei territori limitrofi. A fare da puntello al tutto ci pensano anche una serie di eventi e di scelte relative alla microgestione della popolazione che rendono ancora più interessanti le partite.
Ad esempio come porsi rispetto allo schiavismo? Gli schiavi migliorano la nostra produttività, fanno felici le famiglie possidenti, ma allo stesso tempo abbassano il livello di felicità della nazione e possono causare problemi di ordine pubblico. Puntare sullo schiavismo aumenta oltretutto la fame espansionistica, perché per mantenerne alta la popolazione di schiavi bisogna conquistare sempre nuovi territori. E la religione? Favorire le credenze del popolo è importante per tenerlo buono, ma allo stesso tempo alcuni culti possono entrare in conflitto con certe scelte fatte. Insomma, sicuramente avrete capito che ci troviamo di fronte a un titolo di rara complessità, non adatto a tutti, ma proprio per questo capace di offrire più della maggior parte dei concorrenti, soprattutto sulla lunga distanza. Gli unici difetti di Imperator: Rome sono la mancanza di qualche schermata informativa in più, con l'accesso ad alcuni dati che risulta più complicato del dovuto, e la gestione delle nazioni tribali, peggiore rispetto a tutti gli altri tipi di governo perché meno approfondita e mancante di unicità.
Probabilmente entrambi i problemi saranno sistemati con aggiornamenti ed espansioni, che gli sviluppatori non faranno mancare (basti pensare al supporto post lancio degli altri loro titoli come Stellaris per esserne certi). Un'ultima nota: a differenza di molti altri strategici di Paradox, Imperator: Rome non ha mostrato grossi problemi a livello di stabilità. In particolare non si è mai bloccato. A molti sembrerà strano veder sottolineata la cosa, ma chi conosce alcuni dei titoli precedenti di Paradox sa che non è un risultato da poco.
Conclusioni
Imperator: Rome è semplicemente uno degli strategici migliori sul mercato, uno dei pochi capace di bilanciare in modo convincente espansione militare, diplomazia e gestione interna, senza creare grosse inconsistenze a livello logico e di gameplay. Sinceramente non ce la sentiamo di penalizzarlo per la sua indubbia complessità, dato che quest'ultima è giustificata dall'obiettivo perseguito da Paradox di realizzare il migliore strategico possibile per un pubblico di veri appassionati. Anche i due difetti illustrati nell'articolo, ossia le carenze nella gestione delle tribù e la mancanza di qualche schermata informativa più chiara, non minano la qualità di un gioco che non possiamo che consigliare a chiunque sia alla ricerca di un vero strategico.
PRO
- Bilanciamento eccellente di esercito, diplomazia ed esigenze della popolazione
- Ogni partita offre spunti diversi
- Centinaia di ore di gioco
- La mappa 3D è eccellente
- L'intelligenza artificiale è intelligente
CONTRO
- Le nazioni tribale mancano di elementi unici più marcati
- Qualche schermata informativa in più non avrebbe fatto male
- Valutate il vostro livello di competenza con il genere prima di acquistarlo (questo è più un consiglio che un difetto)