Più che un kolossal cinematografico, Brothers in Arms, dal punto di vista narrativo, ricorda le pellicole belliche in cui la guerra viene raccontata in tutta la sua reale crudezza e tragedia
Fratelli Strategici
Come scritto in apertura, Brothers in Arms si distacca molto dal prototipo dell’FPS ambientato nella seconda guerra mondiale. In realtà BiA, sotto il profilo del gameplay, può essere più giustamente accostato a prodotti in cui la tattica gioca un ruolo di primaria importanza come Full Spectrum Warrior, Star Wars Republic Commando o lo stesso Rainbow Six 3. L’opera di Gearbox riprende alcuni elementi da tutti i titoli citati ma propone un’alchimia inedita che vi vado subito a descrivere. In pratica nei panni del Sergente Matt Baker che controlleremo direttamente in prima persona tramite mouse e tastiera, dovremo impartire gli ordini anche agli uomini della nostra squadra indicandogli luoghi in cui accedere, nemici da colpire, radunarsi intorno a noi etc. La componente tattico-strategica si rivela indispensabile per portare a termine la missione positivamente. Scordatevi di agire come in un FPS “arcade” alla Doom visto che già essere in inferiorità numerica per la morte di un vostro soldato presagisce ad una probabile sconfitta.
L’elemento tattico è così importante che i programmatori hanno giustamente implementato la possibilità di visualizzare il campo di battaglia dall’alto in una sorta di mappa strategica in cui potremo vedere tutte le posizioni dei nostri uomini e di quelli avversari, oltre ai possibili ripari per studiare così al meglio i movimenti da compiere. Non mancherà poi una variazione sul tema di assoluto rilievo: stiamo parlando delle missioni in cui dovremo gestire contemporaneamente due squadre che potranno essere esclusivamente di uomini (a loro volta suddivise in “normali” o per attacchi d’assalto) o costituite da carri armati. Il dover gestire in tempo reale due squadre diverse si rivelerà piuttosto ostico e sarà fondamentale per battere sul campo i nazisti, capire quali sono gli obbiettivi prefissati delle due componenti a nostro servizio.
L’elemento tattico è così importante che i programmatori hanno giustamente implementato la possibilità di visualizzare il campo di battaglia dall’alto in una sorta di mappa strategica in cui potremo vedere tutte le posizioni dei nostri uomini e di quelli avversari
Fratelli Intelligenti
E’ assodato che in questo genere di giochi in cui i nostri compagni, dopo aver ricevuto gli ordini, attueranno i movimenti impartiti in modo autonomo, l’intelligenza artificiale abbia un ruolo di primaria importanza. Da questo punto di vista i programmatori di Gearbox hanno realizzato un buon lavoro se pur in alcune situazioni (fortunatamente non troppe) i nostri uomini sembrano essere colpiti da un improvviso abbassamento del loro quoziente intellettivo cosa che, insieme all’IA mai in discussione degli avversari, può condurre a conseguenze nefaste. Quasi sempre comunque i nostri ragazzi riescono a trovare autonomamente i punti più adatti per colpire l’avversario ed essere al riparo dal fuoco di sbarramento nemico: sarà a noi poi cercare strategie più consone per accerchiare i nazi o sorprenderli con manovre diversive laterali.
Unreal Brothers 2
L’analisi dell’aspetto audiovisivo di BiA comincia dal suo motore grafico che come avrete capito dal titolo di questo paragrafo è l’Unreal Engine 2. Dal momento dell’uscita di Doom 3 ed Half Life 2, i termini di paragone per quanto riguarda i parametri grafici di un gioco su PC sono da porre ad un livello decisamente elevato. Da questa prospettiva quindi, se pure Brothers in Arms presenti delle texture splendide per quanto riguarda i volti dei soldati e delle ambientazioni amplissime senza neppure richiedere specifiche hardware troppo esose, il titolo Ubisoft risente eccessivamente di un motore grafico che ha sulle sue spalle quasi tre anni di vita. Questo non vuole dire che sia un brutto gioco da vedere, tutt’altro (anche perché non mancano momenti cinematografici esaltanti), ma secondo il mio parere non regge il confronto con i mostri sacri attuali in campo FPS sotto il profilo tecnologico. Per di più neppure i frames delle animazioni dei soldati soddisfano appieno l’occhio del giocatore rilevandosi eccessivamente legnose in alcuni set. Discorso ben diverso per quanto riguarda la componente sonora: effetti sonori assolutamente perfetti, localizzazione in italiano più che discreta e musiche epiche al punto giusto per un gioco di guerra.
Il titolo Ubisoft risente eccessivamente di un motore grafico che ha sulle sue spalle quasi tre anni di vita
Fratelli On & Off Line
L’ultimo aspetto da prendere in considerazione prima di passare al commento finale è la longevità di BiA. Cominciando dal single player, si può affermare senza dubbio che la campagna prevista non batterà certo qualche record di durata visto che il tempo effettivo del gioco (escludendo le ripetizioni per le missioni concluse in modo negativo) è piuttosto breve. C’è sicuramente da considerare però che di tentativi andati a vuoto ne dovrete subire parecchi tanto che i programmatori hanno ben pensato di ridare tutta l’energia e rifornimenti di proiettili nel caso in cui la vita del vostro alter ego digitale si interrompa per più di tre volte nello stesso punto della missione. In questo modo si fa fronte alla facile frustrazione che potrebbe colpire i giocatori (soprattutto quelli meno abituati a tattica e strategia) in BiA, gioco sicuramente non facile anche per l’estremo realismo delle funzionalità delle armi: mirare al nemico quindi non sarà così automatico visto che avremo fra le mani, armi degli anni ’40. E poi, pur essendo un gioco tattico, dove la maggior parte dei conflitti a fuoco avvengono a lunga distanza, non mancheranno situazioni adrenaliniche e più d’azione in cui anche i riflessi conteranno molto.
Per quanto riguarda infine il multiplayer, questo aspetto ci ha convinti parecchio. Saliti sui server di Ubi.com (la registrazione e la fruizione del servizio è chiaramente gratuito) ci siamo ritrovati a duellare con tantissimi giocatori in partite che potranno prevedere la presenza di 4 “Brothers” contemporaneamente. Come era prevedibile, non ci saranno modalità come “Deathmatch" o "Capture The Flag” ma si tratterà di portare a termine vari obbiettivi con la propria squadra (a scelta potrete controllare alleati o nazisti) mentre l’altra chiaramente dovrà fare in modo di far fallire la missione. Se pur sia presente qualche variazione sul tema (ad esempio l’arrivo di rinforzi durante la partita e la possibilità di continuare la missione con un altro uomo della squadra se il nostro alter ego perisce in battaglia), un peccato non aver implementato qualche modalità cooperativa in cui tutti gli uomini della squadra fossero stati comandati da giocatori.
Commento
Se siete arrivati fino a qui, probabilmente avrete letto una recensione piuttosto lunga prima di arrivare al commento finale. Il motivo è presto detto: Brothers in Arms è un titolo piuttosto particolare che meritava di essere spiegato al meglio in tutti i suoi aspetti. La nuova produzione Ubisoft potrebbe subito confondere chi si aspettava una sorta di nuovo Medal of Honor o Call of Duty: con i due titoli appena citati, BiA condivide solo l’ambientazione bellica e il periodo storico del secondo conflitto bellico. L’elemento decisamente unico è il gameplay che somiglia ad altri giochi tattici (Full Spectrum Warrior o Rainbow Six 3) ma prendendo una via innovativa, in cui la strategia si amalgama senza forzature all’azione in prima persona di un FPS. Il risultato è pienamente riuscito grazie ad una buona intelligenza artificiale dei nostri uomini e soprattutto degli avversari e qualche piccola trovata da parte dei programmatori per limitare il senso di frustrazione che potrebbe colpire soprattutto i giocatori meno esperti. Chiaramente Brothers in Arms riscontrerà i favori di molti ma non di tutti, visto questo approccio piuttosto atipico per un titolo ambientato nella seconda guerra mondiale. Se quindi per il gameplay (ed anche per il buon appeal cinematografico se pur complementare allo stile di MOH), l’opera di Gearbox si meritava un votone pieno pieno, ho deciso di fermarmi a qualche decimale di meno per alcuni limiti oggettivi della produzione a cominciare da una realizzazione tecnica soddisfacente ma che paga l’utilizzo di un motore come l’Unreal Engine 2, oggi tecnologicamente inferiore a due titoli quali Doom 3 ed Half Life che forse avrete sentito nominare negli ultimi mesi. Il titolo non brilla eccessivamente neppure per una longevità elevata nella modalità in singolo ma in questo caso a compensare la mancanza c’è un multiplayer ben realizzato ed accattivante.
- Pro:
- Ottima alchimia fra strategia, tattica ed azione
- Appeal cinematografico intimista
- In multiplayer appassionante
- Contro:
- Tecnologicamente lontano da Doom 3 ed Half Life 2
- Modalità in singolo decisamente breve (se pur ai limiti del frustrante)
- Gameplay per molti ma non per tutti
La prima cosa da fare per prendere dalla giusta prospettiva il nuovo titolo di Ubisoft è sgomberare il campo da possibili fraintendimenti: se pensate che Brothers in Arms sia un clone di Medal of Honor o di Call of Duty, state assolutamente sbagliando. L’opera dei programmatori di Gearbox (gli stessi dei porting su PC di Halo e 007 Nightfire) condivide con i due giochi appena citati solo l’ambientazione bellica e il periodo storico: chiaramente ci troviamo nel “bel” mezzo della seconda guerra mondiale, in quella Francia divisa e attraversata da vari eserciti coinvolti nel più grande conflitto della storia dell’umanità. Brothers in Arms ci racconta una storia realmente accaduta in cui vestiremo i panni del Sergente Matt Baker, capitano di una squadra di paracadutisti durante il D-Day i cui ordini sono quelli di portare a termine la missione con successo, cercando allo stesso tempo di preservare la vita dei membri della sua intera squadra.
A metà strada fra la spettacolarità di Salvate il Soldato Ryan ed il maggior intimismo della serie televisiva “Band of Brothers”, indubbiamente BiA riesce ad entrare in empatia con il videogiocatore con una serie di elementi narrativi piuttosto inconsueti in una produzione digitale interattiva come i pensieri a voce alta del sergente Baker fra un livello e l’altro o la forte carica emotiva che provocherà la morte di un commilitone. Più che un kolossal cinematografico, Brothers in Arms, dal punto di vista narrativo, ricorda le pellicole belliche in cui la guerra viene raccontata in tutta la sua reale crudezza e tragedia.