Ormai da diversi anni il videogioco è diventato mezzo di espressione a tutto tondo. Da semplice intermezzo di intrattenimento si è evoluto, toccando anche vette artistiche importanti, fino a casi particolari come questo che stiamo per trattare nella recensione di Milky Way Prince. A dispetto di quel che il titolo possa far credere, questa particolare visual novel (quasi) autobiografica si prefigge un fine difficile ma altrettanto importante: quello di raccontare il senso di abbandono e la difficoltà generata da un disturbo borderline, tramite una storia surreale particolarmente vicina alle atmosfere dell'anime giapponese. Tutto questo affiancato ad un plot che mette in scena la storia d'amore tra un ragazzo e una stella cadente, tutt'altro che piena di gioia e positività.
La caduta della psiche
Milky Way Prince nasce dalla volontà di Lorenzo Redaelli, giovane laureando in game design, di raccontare una porzione della propria vita. La necessità di esprimersi e veicolare questa comunicazione tramite le immagini interattive della graphic novel è alla base di tutta l'idea del titolo, allo stesso tempo tanto breve quanto intenso. Non a caso ad ogni avvio il gioco ci ricorda che ci metterà di fronte a tematiche particolari come gli abusi e i disturbi di personalità e che questi elementi potrebbero urtare la sensibilità di chi guarda, anche e soprattutto di coloro i quali dovessero aver vissuto situazioni simili.
Svelare il plot di Milky Way Prince significherebbe rovinare il viaggio, motivo per il quale ci limiteremo a dirvi che il titolo ci vedrà vivere un veloce ed intensa storia d'amore estiva tra un ragazzo e una stella cadente, anch'essa impersonificata in un altro essere umano. Seguendo l'andamento delle settimane, degli incontri tra i due personaggi e scegliendo lì dove avremo modo di prendere delle decisioni, la storia verterà verso differenti situazioni, più o meno tragiche e risolutive. È arduo dare ulteriori informazioni senza anticipare momenti importanti della narrazione, ma ciò che è facile mettere sul piatto è proprio la potenza di alcuni istanti, che rendono l'aspetto narrativo il più riuscito - nonché quello al quale più si è tenuto in fase di realizzazione - mettendo da parte quasi tutto il resto. Milky Way Prince è una storia disturbante, che potrebbe rapirvi dannatamente e allo stesso tempo lasciarvi indifferenti, basando tutto solo ed esclusivamente sulla vostra empatia, mettendo da parte l'intrattenimento ed il divertimento.
Per quanto queste parole possano sembrare cattive e disinteressate, rappresentano in tutto e per tutto la volontà dell'autore, che in più di un'occasione ha espresso la sua vicinanza al cinema e la necessità di sfruttare il mezzo videoludico solo per raccontare qualcosa, evitando quanto più possibile di pensare alle esigenze di un videogiocatore. Non si può negare una certa capacità di rapire e di lavorare sulla psiche, consapevoli delle proprie debolezze e della forza che invece la comunicazione imprime nell'interattività, seppur così limitata e limitante. Milky Way Prince è una discreta base di partenza per comprendere come utilizzare al meglio un mezzo espressivo certamente più capace di quanto non faccia intendere questo titolo.
I dubbi dell’interattività
Ciò che purtroppo funziona molto meno e non riesce a scalfire la superficie abbozzata di una buona idea è la parte ludica. D'altronde, che l'autore lo voglia o meno, siamo qui a giudicare un videogioco. Per chi scrive questa denominazione è ancora oggi denigratoria, difficile da comunicare al grande pubblico e incapace di rendere davvero l'idea delle potenzialità. Altrettanto però sarebbe sbagliato credere davvero che per innalzare il videogioco al livello di un buon libro o un buon film sia necessario dimenticarsi della sua parte interattiva. In un mondo dove esistono opere come The Last of Us Parte II e Death Stranding, fortemente ancorate alla propria parte ludica, siamo certi che si debba al contrario valorizzare un aspetto così particolare, unico e proiettato al futuro. Sotto questo aspetto Milky Way Prince fallisce, mettendo sul piatto un visual novel statica e fin troppo poco interattiva, che tenta di inserire qualche momento interessante sfruttando la psicologia dei personaggi, ma non riuscendo davvero a scalfire l'interesse.
È proprio questo il suo più grosso difetto: l'incapacità di trasmettere in maniera chiara e semplice le sensazioni sulle quali si basa, rendendosi forse troppo ermetico e con un pizzico di sentore "snob". Peccati di gioventù che possono tranquillamente essere perdonati ad un promettente talento come quello che è Lorenzo Redaelli, ma che allo stesso tempo mette in luce la necessità di fondere ancor meglio la voglia di comunicare, la formazione cinematografica e la ancor acerba conoscenza del medium videoludico. Per tutti quelli che vogliono restare ancorati alla pratica, Milky Way Prince è ascrivibile alle visual novel più classiche. Poche location, pochi movimenti, anche fin troppo poche parole e tante riflessioni, il tutto gestito tramite la progressioni dei testi e la scelta delle risposte lì dove richiesto. L'interazione con gli oggetti è limitata alla casa del protagonista e a pochi altri elementi, che nella maggior parte dei casi ripetono le linee di testo e i basilari utilizzi. In un panorama videoludicamente poco ispirato come questo, si muovono però alcuni passi importanti nella direzione dell'autorialità, decretando con forza la volontà di andare oltre il piacere del giocatore, chiamato a farsi trascinare nei capitoli che compongono la breve opera pubblicata dai ragazzi di Santa Ragione. Il consiglio che possiamo darvi è quello di dargli una possibilità e di provare anche a superare le evidenti lacune legate ad un budget quasi inesistente e alla poca esperienza dell'autore, perché sotto la scorza del gioco ripetitivo ed inconcludente si nasconde un viaggio intimista e simbolico capace di toccare diverse corde.
Tecnica e sonoro
Come detto Milky Way Prince è un'opera che punta al sodo, senza perdersi in troppo ricami e capace anche di mettere in campo uno stile interessante, seppure fin troppo minimalista. Il tratto fortemente vicino all'animazione giapponese e le sonorità psichedeliche aiutano a perdersi in un mondo particolare e surreale. La figura del principe e il passaggio del tempo sul suo corpo e sulla sua psiche è reso molto bene. Purtroppo la pochissima varietà e la presenza reiterata di alcune location più e più volte si scontrano con una ricerca particolare per i dettagli, lì dove il minimalismo della scena lo permette.
Conclusioni
Milky Way Prince è un titolo particolare e ricercato. Un'opera che con il videogioco in senso stretto ha poco a che vedere e che, forse, tentando di eccellere rischia di strafare. La voglia di sentirsi "migliore" rispetto al concetto di "gioco" è un peccato di gioventù che siamo certi possa essere superato con la prossima opera, già in programma. Dalla sua parte, se come chi scrive pensate che questo medium meriti di essere considerato un mezzo espressivo artistico al livello di tutti gli altri, l'opera pubblicata da Santa Ragione è degna della vostra attenzione. Se Redaelli sarà capace di fondere al meglio il suo talento e la crescente esperienza in questo campo, siamo certi che saprà regalarci diverse soddisfazioni nei prossimi anni. Milky Way Prince è una storia dura, cruda, violenta e che non fa sconti a nessuno, sopratutto sul piano psicologico. Siamo dalle parti del simbolismo vero e proprio: vivetelo come tale.
PRO
- La potenza di un testo autobiografico...
- ...e la capacità di tramutarlo in un romanzo fantastico
- Lo stile e una certa cura per i dettagli
CONTRO
- Acerbo e poco ispirato nel design
- Longevità davvero risicata
- Poca varietà negli ambienti