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Pariah

Un'occasione mancata.

RECENSIONE di Matteo Caccialanza   —   06/06/2005
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Le prime cut-scene introduttive sono intriganti. Impersoniamo un cinico medico con la responsabilità di scortare una donna contagiata da un virus mortale, ma una volta abbattuti in mezzo al nulla da un esercito di galeotti in fuga, ci ritroviamo contagiati e costretti a salvare sia il mondo quanto noi stessi.
La prima nota stonata però interessa proprio i filmati: per poter aggiungere gli effetti di blur e bloom – o per velocizzare i caricamenti su console… - sono sì realizzati con l’engine del gioco, ma prerenderizzati, e per giunta in bassa risoluzione, retaggio della versione Xbox. Per quanto l’effetto finale sia perfettamente accettabile sulla piattaforma Microsoft, a 2005 inoltrato non si dovrebbero vedere su PC filmati così sgranati e confusi.
Sfortunatamente anche la tensione e l’aspettativa suscitati dalla sequenza iniziale vengono rapidamente stemperate nei successivi scontri a fuoco, per poi mai più manifestarsi nel prosieguo di una trama poco consistente e raccontata in modo frammentario.
Una mancanza non da poco per un titolo che gioca molte delle sue carte sull’esperienza narrativa, introducendo personaggi ben caratterizzati, almeno sulla carta, ma lasciandoli muovere apparentemente senza guida lungo livelli anonimi e privi di specifiche indicazioni sui progressi che si stiano facendo nello svelare i presunti misteri che fanno da presupposto alla trama medesima.
Tutto quel che sappiamo è il nostro nome, il fatto che dei nemici ci stanno sparando e che dobbiamo farci strada con la forza delle armi lungo livelli lineari dove l’unica indicazione sulla direzione da intraprendere è il fatto che ne esista soltanto una. In breve, Pariah non spiega se stesso, e data la considerevole brevità del gioco, vi troverete al cospetto del boss finale quasi all’improvviso, praticamente senza averne colto la ragione.
Certamente non un lavoro all’altezza della firma Digital Extremes (Unreal era di tutt’altro spessore narrativo) per quanto il gioco sia in realtà frutto del lavoro dei meno conosciuti Groove Games.

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Dal punto di vista del gameplay, Pariah ha decisamente qualcosa in più da dire, per quanto molto non sia esattamente farina del suo sacco.
In effetti le “citazioni” ad Halo sono imperanti e osservando il funzionamento della barra dell’energia e il tipo di veicoli e di spazi aperti in cui si svolge l’azione, non si può non rilevare una certa sensazione di deja-vu.
Una generale mancanza di originalità che non impedisce a Pariah di rivelarsi essere, nel complesso, un FPS di buon livello, con alcune caratteristiche innovative di notevoli potenzialità che se meglio espresse lo avrebbero reso più appetibile.
In primo luogo il sistema di miglioramento delle armi: ciascuna si rivela in qualche modo utile, e questo è un gran bene, ma una volta deciso di introdurre i moduli per il loro upgrade, è percepibile l’affanno di dover trovare a qualunque costo più modi per modificarle tutte.
Molte modifiche si rivelano perfettamente inutili anche quando si ha la fortuna di capire a cosa servano (qualche testo esplicativo sarebbe stato d’aiuto) mentre altre rendono le armi stesse qualcosa di simile a uno strumento degno dell’Apocalisse.
L’upgrade migliore è senza dubbio quello per il lancia granate, che inserisce un detonatore a distanza in pieno stile Duke Nukem 3D e vi regalerà più di qualche momento di sano divertimento. Peccato che una volta guadagnato il fucile da cecchino, difficilmente userete altro, visto che – alla stregua di Far Cry - l’abbondanza di spazi aperti ne favorisce l’uso e l’abuso.

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Come nel caso del titolo Ubisoft infatti, le routine di intelligenza artificiale, che pur prevedono un minimo di tattica durante gli scontri a fuoco tradizionali, non si lasciano minimamente scomporre dalla vista della testa di un collega fatta a pezzi da un proiettile. Vaste porzioni del gioco possono essere superate semplicemente bersagliando da lontano gli inebetiti soldati che non drizzeranno un pelo né si difenderanno fintanto che resteremo a distanza di sicurezza.
I veicoli aggiungono un po’ di pepe, principalmente grazie al motore fisico che rende la loro guida più divertente e stimolante di quanto possa fare la loro effettiva utilità. Che si fosse trattato di veicoli veri e propri o semplicemente di un notevole bonus di armatura che ci permettesse di sopportare più colpi, non avrebbe fatto molta differenza ai fini del completamento dei livelli, ma scorrazzare su una nervosa quattro ruote è piacevole e rende il tutto più interessante.
Tecnicamente Pariah si comporta più che bene, con una grafica pulita e texture dettagliate, sebbene la palette cromatica utilizzata sia monotona almeno quanto le ambientazioni riprodotte.
Il design futuristico ricorda molto le ambientazioni di Halo (tanto per cambiare) con paesaggi collinari costellati da bunker e piccoli edifici simili fra loro.
Per quanto numero di poligoni impiegati per le mappe non impressioni (le rocce come le costruzioni appaiono un po’ cubettose), gli ottimi modelli dei personaggi compensano abbondantemente.
Il motore fisico Havok è ben implementato anche se più per applicazioni estetiche che funzionali, al di là del già citato uso dei veicoli. Gli effetti delle esplosioni non sono particolarmente convincenti, ma la soddisfazione di far saltare in aria i nemici come pupazzi non è trascurabile, come la possibilità di abbattere i loro ripari, dalle colonne di cemento ai pannelli antiproiettile sui muri.

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Commento

Pariah è una mezza delusione.
Da un concept con degli spunti originali e un plot con delle potenzialità (l'intera faccenda del virus e del contagio è quantomai inquietante all'inizio) nasce un prodotto non incompleto, ma poco approfondito in molti aspetti che dovrebbero caratterizzare un buon FPS.
Nonostante i presupposti, la trama finisce per scomparire fra le anonime sparatorie con nemici privi di personalità, e i combattimenti stessi faticano a rendersi interessanti nonostante il sistema di modifica delle armi.
Su ogni cosa poi aleggia l'ombra di Halo, scelto malauguratamente come modello, in quanto se la copia non riesce ad avvicinarsi all'originale, non fa che sminuire se stessa.
Fortunatamente, a risollevare le sorti del gioco intervengono un comparto grafico di buon livello e un sonoro all'altezza (anche il doppiaggio italiano si distingue per un'ottima qualità).
Nota di merito anche per l'originale editor di livelli, che su PC come su console, permette di realizzare discrete mappe pronte all'uso in pochi istanti. Una versione stile "fast food" del modding tradizionale, forse non molto giustificata su una piattaforma come il PC, ma con una sua funzionalità, coerente con l'ottica "user friendly" che permea l'intero prodotto.

    Pro
  • Tecnicamente di buon livello
  • Sonoro e doppiaggio ottimi
  • Editor divertente e fuzionale
    Contro
  • Trama banale e frammentaria
  • Ambientazioni monotone
  • Gameplay trito: innovazione scarsa e male indirizzata

Pariah ha generato un ragguardevole hype attorno a sè sin dal 2004, promuovendo se stesso come uno sparatutto moderno che coniugasse la tradizione del genere su PC con l’esperienza accumulata in questi anni su console.
Non serve un occhio allenato per riconoscere la chiara intenzione di ricondursi ad Halo nel definire molteplici aspetti del gioco, dalle ambientazioni al gameplay, fino all’uso dei veicoli e il tentativo di una trama cinematografica.
Vediamo di capire se la lezione di Bungie Studios è stata assimilata e rielaborata come si deve.