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Nella foresta oscura

Abbiamo dato un'occhiata a Darkwood, survival horror essenziale eppure decisamente intrigante

PROVATO di Mattia Armani   —   07/08/2014
Darkwood
Darkwood
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Talvolta la necessità di risparmiare è quella cosa che costringe a recuperare tecniche di rappresentazione ingiustamente dimenticate. Una di queste è la visuale a volo d'uccello che ha dato vita ad action e avventure strepitose, tra cui Alien Breed e Dreamweb, e che con Hotline Miami è tornata prepotentemente alla ribalta. Certo, la telecamera in prima persona è più coinvolgente e ha i suoi vantaggi nel caso dei giochi horror. Ma la visuale dall'alto permette di realizzare un titolo con meccaniche complesse e grafica deliziosa anche con pochi fondi a disposizione. Questo è il caso di Darkwood, un survival horror tanto semplice nell'impostazione quanto ricco di contenuti.

Acid Wizard ci trascina in una scura foresta con il sorprendente survival Darkwood

Non solo zombi

Darkwood è un survival open world in cui il mondo di gioco viene generato casualmente ad ogni partita come in altri titoli dello stesso genere. Questa impostazione non ha impedito agli sviluppatori di creare un comparto narrativo peculiare e strutturato con tanto di prologo e di scelte che portano a conseguenze visibili. Ambientato nelle foreste della Russia il titolo di Acid Wizard ci immerge in un mondo in cui la natura ha preso il sopravvento e le intricate foreste che ci circondano sono popolate da strani esseri, fantasmi, mostri e incubi. Creature sospese tra fiaba e horror che, per nostra fortuna, non sono tutte decise a eliminarci. Ci sono, infatti, personaggi con cui interagire per ottenere missioni, scoprire informazioni e reperire oggetti. Non mancano inoltre livelli di esperienza e abilità da imparare per un'offerta che potrà anche essere tecnicamente modesta ma non lo è dal punto di vista della ricchezza dei contenuti. Il crafting include trappole e armi spartane, l'utilizzo del forno e tutte quelle dinamiche non più inedite per il genere a cui appartiene ma comunque capaci di dare a Darkwood una discreta profondità.

Il simpatico lupacchiotto che ci accoglie nel peggior incubo immaginabile
Il simpatico lupacchiotto che ci accoglie nel peggior incubo immaginabile

Non è possibile scavare o costruire edifici come in altri survival dotati di un engine dinamico ma a compensare troviamo un'interattività piuttosto elevata con il mondo di gioco. Nell'universo di Darwkood, infatti, la sopravvivenza dipende dalla nostra capacità di sfruttare un ambiente malamente illuminato da torce e lampade dalla luce fioca. Innanzitutto è possibile barricare le entrate degli edifici ma è anche possibile bloccare una porta trascinando il mobilio, scavalcare finestre per fuggire o entrare in una casa, saltare uno steccato per seminare un mastino inferocito o sfasciare una porta bloccata con l'ausilio della sempre affidabile accetta. Inoltre estrarre essenze dalla natura trasfigurata dalla mutazione può concederci poteri straordinari ma può anche avere effetti nefasti su un protagonista la cui sanità mentale è costantemente in bilico. E come ciliegina sulla torta c'è un utilizzo azzeccato del sonoro, con i passi che fanno più rumore quando ci sono rami e cocci e questi ultimi possono essere usati con piglio tattico per rivelare presenze in avvicinamento. Ovviamente acqua, armi, cibo e legno sono elementi fondamentali per sopravvivere. Ed è bene avere scorte in abbondanza quando il buio inghiotte tutto e il rifugio in cui ci troviamo è assediato da forze che spesso non devono nemmeno sfondare una porta per poter entrare. Una delle situazioni più comuni, quest'ultima, visto che vagare nel bosco di notte non è consigliato a meno di necessità imprescindibili. Quando la foresta prende vita è preferibile rintanarsi nell'ultima stanza di una casa, magari anche in cantina, barricando ogni porta con quanti più suppellettili possibile. Di giorno, invece, esplorare è meno rischioso, anche se la luce non è mai vivida, ed è bene sfruttare a fondo le ore diurne per raccogliere quanti più materiali possibile.

Survival senza compromessi

Il movimento del personaggio avviene tramite tastiera ma la direzione della visuale, fondamentale visto che il protagonista vede solo ciò che ha davanti, dipende dalla posizione del puntatore del mouse che ci consente anche di interagire con il mondo di gioco.

Quasi non si vede ma c'è una belva che ci mastica gli stinchi
Quasi non si vede ma c'è una belva che ci mastica gli stinchi

Si tratta di una soluzione piuttosto efficace considerando l'utilità di potersi guardare intorno mentre si esplora il mondo di gioco, anche se produce un effetto collaterale non da poco. Il protagonista, infatti, è composto da un torso che rotea liberamente, senza limiti anatomici di sorta, ed è montato su un paio di gambe animate in modo molto semplice; il risultato visivo non è esaltante. In ogni caso ci troviamo ancora nella fase alpha e possiamo aspettarci parecchie rifiniture di natura estetica prima dell'arrivo della beta. D'altronde gli sviluppatori hanno dimostrato di avere una certa passione per il dettagli, passione che si nota nelle texture, nei dettagli sanguinolenti e nell'arredamento delle case. È una delizia vedere il protagonista che abbassa la torcia quando salta un ostacolo o china la testa per guardare nello zaino. In entrambi i casi la visibilità si riduce e di notte questi dettagli hanno un peso notevole sul gameplay e sull'atmosfera, anche in presenza di luci artificiali. Queste, infatti, sono fin troppo timide ma la scelta è comprensibile considerando che lo scopo degli sviluppatori è quello di farci sentire smarriti nell'oscurità. Il risultato è un terrificante alternarsi di angoli bui, rumori sinistri e rami tentacolari che ci inghiottono non appena mettiamo piede nella foresta. Abbastanza per far scattare una tensione sostenuta anche da una difficoltà mai banale. Alcune creature possono essere affrontate con relativa facilità ma le armi si rompono con facilità e ci sono mostri di fronte ai quali è meglio scappare.

Anche quando c'è più luce, Darkwood resta un gioco dai toni cupi
Anche quando c'è più luce, Darkwood resta un gioco dai toni cupi

D'altronde anche attivando il respawn, nel caso in cui la morte permanente risultasse troppo punitiva, la dipartita dell'eroe si traduce in una perdita di abilità ed esperienza. Non c'è, in sostanza, una modalità facile ma vista la natura del titolo ci sembra una mossa intelligente quella di dare un peso netto alla sconfitta. Purtroppo per ora l'intera esperienza è limitata al prologo e al primo capitolo. Ma le meccaniche di base funzionano egregiamente e il titolo è già godibile. Siamo però ansiosi di veder mantenute le promesse degli sviluppatori che includono migliorie al già efficace sistema di illuminazione, nuovi eventi, nuovi nemici, molti più oggetti e diversi personaggi aggiuntivi. È prevista, inoltre, una revisione completa del crafting ed è probabile che il secondo capitolo arrivi presto con nuove ambientazioni. Tra l'altro gli sviluppatori non hanno voluto svelare tutte le novità che hanno in mente ed è probabile che la Early Access di Darkwood riservi altre sorprese. Tra queste speriamo che ci sia un miglioramento nella traduzione dal polacco, che è lingua ufficiale, e l'allargamento ad altre lingue aggiuntive oltre al già presente inglese.

CERTEZZE

  • Atmosfera intensa e contesto narrativo peculiare
  • Gli elementi RPG non si limitano alla sola evoluzione del personaggio
  • Dinamiche survival efficaci

DUBBI

  • Troppo presto per valutare la profondità del comparto narrativo