La sfida più difficile per chi nel mondo dell'intrattenimento si cimenta con il genere horror, è quella di riuscire a stupire e spaventare un pubblico ormai poco avvezzo alle sorprese. Una platea abituata a ogni genere di situazione terrificante da anni e anni di cinema, TV, letteratura e videogiochi sul tema. Ne sa qualcosa Capcom, che da tempo immemore, ormai, non riesce più a ritrovare il bandolo della matassa per il suo Resident Evil.
Quella soluzione, quell'idea vincente che le consentirebbe di rimettere in carreggiata la saga, facendogli ritrovare quelle atmosfere e quelle meccaniche, seppur in parte rinnovate, che fecero la sua fortuna nei primi capitoli, ridando linfa vitale a un brand che ultimamente è apparso moribondo, nonostante qualche discreta prova e svariati tentativi di rilancio. Proprio la volontà di ripartire sembra animare i lavori sul nuovo capitolo della saga, Resident Evil 7, con l'azienda giapponese disposta a tutto, anche a rivoltare letteralmente come un calzino la serie, rivoluzionandone completamente gameplay e tematiche, pur di rilanciarla. Ne è prova la demo rilasciata durante la recente conferenza E3 di Sony a tutti i membri di PlayStation Plus (il gioco arriverà comunque anche su Xbox One e PC). Quest'ultima, col passare dei giorni, si sta confermando un'abile operazione di marketing studiata a tavolino per scioccare il pubblico, "trollandolo" come è solito fare il geniale Hideo Kojima. Se da un lato, infatti, la dimostrazione è stata realizzata allo scopo di dare un'idea del tipo di atmosfera che si respirerà nel prodotto finale, dall'altro è servita (e sta servendo tutt'ora) a non far spegnere troppo presto i riflettori sul progetto, promuovendo Resident Evil 7 in maniera differente, "giocando" col pubblico disseminando qua e là qualche indizio, anche nascosto, su quelle che saranno le vere tematiche del prodotto finale. E di segreti e curiosità in tal senso la demo ne ha davvero parecchi: noi abbiamo scelto quelli più interessanti e chiacchierati.
La demo di Resident Evil 7 ha spiazzato un po' tutti, generando tanti interrogativi: vediamo quali
Solo in quella casa
La novità più evidente e per certi versi epocale di Resident Evil 7 è certamente il passaggio alla visuale in prima persona, che di fatto rende questo nuovo capitolo diverso dai suoi predecessori e adatto all'annunciato supporto a PlayStation VR, un po' meno per le aspettative dei fan di vecchia data e per le tematiche della saga. La versione dimostrativa inizia infatti col protagonista che si sveglia all'improvviso all'interno di una casa sporca e desolata. L'atmosfera è decisamente angosciante e carica di tensione, e l'obiettivo primario appare quindi subito chiaro: bisogna trovare una via di uscita. Dando un'occhiata in giro il personaggio trova quindi una videocassetta, che inserisce in un videoregistratore, posto sopra a un vecchio televisore.
Parte quindi un filmato, "un mondo nel mondo", quasi una dimensione a sé con la quale interagire anche più volte, grazie al quale è possibile rivivere gli eventi precedenti al risveglio, scoprire indizi che torneranno utili anche nel presente, e "conoscere" il protagonista. Si tratta di un cameraman, Clancy Javis, che assieme a due esperti di occulto era entrato in quella che si scopre essere la Dulvey Haunted House per realizzare una trasmissione TV, Sewer Gators. Ma qualcosa evidentemente non è andato per il verso giusto. Rimasto da solo dentro l'edificio, che sembra sia abbandonato da tre anni dopo la sparizione della famiglia che ci abitava, vale a dire i Baker, al povero Javis non resta altro da fare che cercare un modo per uscire, anche perché lungo i corridoi e le stanze dell'abitazione si muove qualcosa di malvagio. Per farlo è costretto a esplorarla a fondo: da questo punto di vista ci sono pochi hotspot coi quali interagire e una manciata di oggetti da recuperare, anche se alcuni non si capisce a cosa servano; altri, invece, possono influenzare il tipo di finale. Luogo lugubre, presenze misteriose, obiettivo primario recuperare una chiave e fuggire: non vi ricorda qualcosa? Se avete risposto P.T. allora avete una buona memoria: con la demo di Resident Evil 7 sembra davvero di giocare a quella dell'avventura horror che era stata pianificata da Hideo Kojima per Konami, con tutti i pro e i contro che ciò comporta. La dimostrazione del gioco ha infatti più cose in comune con il teaser demo del defunto Silent Hills, che analizzammo a suo tempo in questo approfondito speciale, che con un qualsiasi episodio di Resident Evil. E non parliamo solo di visuale (in fondo già lo spin-off Resident Evil Survivor era in soggettiva), ma proprio di impostazione generale, di ambientazione, stile, situazioni. Anche la struttura di gioco, la necessità di rigiocarlo più e più volte per scoprirne ogni segreto, quella di ripetere schemi e percorsi nella speranza di trovare qualche indizio sfuggito, di risolvere un enigma precedentemente irrisolvibile, sono tutti elementi che contribuiscono a rendere simili i due prodotti.
Il segno del sette
Perfino il personaggio da interpretare, come abbiamo visto prima, non è il solito agente, ragazzo/a prodigio o paramilitare super addestrato, ma un semplice cameraman. Una persona comune, insomma, come nella saga horror di Konami, catapultata suo malgrado in un mondo contorto e irto di insidie. Azione zero, quindi, ma soprattutto niente zombi, infetti o altri obbrobri partoriti dai laboratori della Umbrella Corporation o da altre multinazionali senza scrupoli interessate alla produzione di armi biologiche.
Al loro posto l'inquietante presenza dell'ex padrone di casa, Jack Baker, col volto e il corpo ormai pieno di piaghe, che sembra uscito da uno dei vecchi film di Lucio Fulci, e quella di un fantasma. Quest'ultimo però non sembra quello di Marguerite Baker, la moglie di Jack, quanto piuttosto quello di una giovane, che appare "nel passato" della VHS, sembra sette volte in totale, in alcuni punti specifici della casa e solo soddisfacendo determinate condizioni. La sua figura terrificante non è stata spiegata: è la vittima di qualche maniaco, magari di Lucas Baker, il figlio della sopra citata coppia, che viene descritto come una sorta d mela marcia? O l'ha uccisa il padrone di casa, magari sotto l'effetto di qualche virus sperimentale fuori controllo? Ha qualche parentela coi Baker ed è l'unica presenza spettrale dell'edificio? Forse no: sembra che ottimizzando i livelli audio del gioco sia possibile ascoltare e registrare delle voci misteriose in sottofondo. Alcuni ipotizzano che sia la voce, singola, della ragazza fantasma, ma in varie modulazioni di frequenza, mentre altri pensano che appartengano a più entità che si manifesterebbero gradualmente a turno senza però farsi davvero sentire se non con lo stratagemma di cui sopra.
Altri ancora, che potrebbero essere le voci di alcuni scienziati, che attraverso alcuni altoparlanti nascosti nella casa cercherebbero di condizionare il "prigioniero" (del perché ne parleremo a fine articolo). Termini come "I bambini...", "Salva la mia anima", o frasi come "Mi mancate... entrambi...", "quest'uomo... è reale... solo un po'" vengono di fatto bisbigliati in sottofondo da esseri impalpabili. Ma le curiosità non finiscono qui: ci sono ancora delle misteriose telefonate, tre in tutto, e una lampada che lampeggia al pian terreno, apparentemente a causa di qualche problema elettrico, ma che in realtà sembrerebbe riprodurre un messaggio in alfabeto Morse. Nel primo caso, a seconda degli oggetti recuperati, delle scelte fatte dal giocatore e della partita giocata, si possono ascoltare come detto fino a tre messaggi telefonici. Il primo dice sostanzialmente che "hai il potere di scegliere. Ma l'esito di tale scelta potrebbe non essere quello che ti aspetti." La seconda telefonata, che si può sbloccare dopo aver rigiocato per la terza volta la demo e sentito in uno dei due precedenti finali la prima chiamata, recita pressappoco questo messaggio: "I ricordi contengono la verità. Non lasciate che le apparenze vi inducano in errore." La terza e ultima telefonata, la più inquietante, si può ascoltare dopo aver giocato per la quarta volta (e rifatto le stesse scelte delle ultime due precedenti partite): la voce dall'altra parte del filo, che qualcuno ipotizza possa essere di Ada Wong, dice che "alla fine dovrai dire addio. Ma sarai pronto?". C'è poi una quarta chiamata bonus, che però era disponibile solo nella versione dimostrativa del gioco all'E3 di Los Angeles. In essa si può sentire la solita voce dire: "se non esci fuori subito, ti uccideranno. Esci adesso!"
Codici, chiamate e test
Per quanto riguarda invece la questione della lampada mal funzionante, alcuni fan hanno provato a interpretare il presunto messaggio Morse nascosto nel suo sfarfallio, ricavandone un numero che corrisponderebbe al codice telefonico di un'area della Lousiana. La casa dove ci troviamo nella demo si trova forse in quella regione degli Stati Uniti? A prescindere da quanto dichiarato da Capcom sulla versione dimostrativa, e cioè che la sessione di gioco non sarà riproposta in quella definitiva, Resident Evil 7 sarà ambientato nell'immaginaria Dulvey, Lousiana? Probabile, dato che anche un utente del forum di Reddit sostiene di aver ottenuto un codice relativo alla stessa area, sotto forma però di coordinate geografiche, questa volta convertendo la durata del nastro VHS.
Ci sono poi altri misteri per il momento insoluti, come il dito di un manichino che sembra la chiave di qualcosa, ma non si capisce di cosa; un misterioso appunto che richiamerebbe la Bibbia e il Salmo 137:9 ("Beato chi afferrerà i tuoi bambini e li sbatterà contro la roccia!"), un'ascia la cui ombra correttamente proiettata potrebbe svelare un codice segreto e delle foto che sembrano cambiare ad ogni giro. Ce n'è pure una che si trova nell'attico che riproduce l'immagine di un elicottero della Umbrella, l'unica connessione evidente della dimostrazione con la saga di Resident Evil, a parte il titolo e un sito internet. Riguardo l'elicottero, alcuni fan sostengono che utilizzando una cuffia mentre si gioca è possibile in alcuni momenti sentire in sottofondo proprio il rumore delle pale di un veicolo che sembrerebbe sorvolare l'area esterna dell'edificio, mentre per la pagina web, si tratta di Resident Evil's Ambassador Program, un sito reale raggiungibile anche dal PC. Lì è possibile registrarsi apparentemente per condividere la propria passione per la saga di Capcom. Ma alcuni utenti hanno notato un particolare curioso: al momento di scegliere quale protagonista o antagonista della serie sia il favorito dell'utente che si registra, manca Barry Burton. Che sia un indizio sulla trama? Proprio in queste ultime ore Masachika Kawata e Koshi Nakanishi, rispettivamente producer e director di Resident Evil 7, hanno precisato che nella versione definitiva del gioco il protagonista sarà davvero una persona comune, seppur diverso da quello della demo, e che la storia continuerà quella della serie regolare, quindi non sarà basata su elementi soprannaturali, occulta o con fantasmi.
Ogni avvenimento avrà un senso, e pertanto non è da escludere il fatto che i vecchi eroi della serie possano apparire in qualche forma anche a supporto del videogiocatore in alcuni momenti dell'avventura. Da qui ancora dubbi, domande, teorie: e se alla fine per esempio la demo non fosse altro che un gioco nel gioco, una sorta di ipotetico test basato sulla realtà virtuale eseguita sul protagonista, che in realtà sarebbe una cavia della Umbrella Corportation? Un adesivo appare sul lato del forno a microonde dentro la casa infestata quando si "visita" il passato: sopra c'è inciso il nome Simplygon. Ha a che fare con qualche software per la simulazione della realtà? Magari la demo, nella finzione dell'avventura, farà parte di un ipotetico programma di addestramento che nel gioco finale servirà a testare dei soggetti e la loro resistenza psico-fisica alle forti emozioni, ai traumi. Un escamotage degli sviluppatori, insomma, per pubblicizzare il gioco e poter in futuro giustificare l'ambientazione della dimostrazione, oltre che per offrire nuovi scenari adatti al dispositivo PlayStation VR. Oppure, ancora, la demo potrebbe fungere da antefatto: la Dulvey Haunted House altri non sarebbe che la sede di qualche laboratorio nascosto della Umbrella Corporation, o di ciò che ne rimane, e Jack Baker e la sua famiglia gli scienziati che vi lavoravano, nonché le "vittime" involontarie di qualche incidente di laboratorio con qualche evoluzione dei virus T o G.
Allo stesso modo, il fantasma della ragazza, le presenze, le anomalie, altri non sarebbero che il frutto di allucinazioni provocate dallo stesso agente patogeno che sarebbe presente nell'aria all'interno e nei dintorni della casa. Le visioni sarebbero quindi uno dei sintomi iniziali dell'infezione e i membri della troupe ne sarebbero stati vittima. Questo spiegherebbe perché Masachika Kawata e Koshi Nakanishi hanno, come detto prima, dichiarato che la trama "non sarà occulta o con fantasmi" e che giocando la versione definitiva, "ogni avvenimento avrà un senso". Domande, congetture, curiosità che purtroppo ci porteremo probabilmente dietro ancora per parecchio tempo, visto che il gioco è atteso per il 24 gennaio 2017 e che Capcom manterrà probabilmente un certo riserbo in proposito fino a poche settimane dal lancio, salvo eventuali cambiamenti nella politica di marketing sul progetto. Una lunga attesa, spezzata però da questo strano antipasto che ci ha presentato un Resident Evil decisamente diverso dal passato, che potrebbe davvero essere il segnale di un cambio di rotta totale della saga o solo un modo furbo per attirare l'attenzione. In fondo, chissà se, come per la sua fonte di ispirazione, vale a dire P.T. di Hideo Kojima, tutto quello che il videogiocatore ha visto nel corso della dimostrazione non sia in alcun modo lo specchio di quello che sarà il gioco finale, ma "solo" un esercizio di stile utile per dare un assaggio di come sarà invece l'atmosfera dell'avventura. Oppure includere davvero alcuni indizi sulla trama del gioco finale, ma estrapolati dal loro contesto originale in modo tale da ingannare i giocatori e condurli su una serie di false piste. Vedremo in futuro, con la speranza alla fine di non ritrovarci a vivere un'esperienza come quella del video qui sotto.