L'annuncio di Days Gone allo scorso E3 di Los Angeles, vale a dire il gioco di Sony Bend a base di sopravvissuti e creature infette, ha riportato in auge l'argomento relativo ai videogiochi ambientati in mondi post-apocalittici. Quelli devastati da catastrofi, che possono essere delle guerre nucleari, delle pandemie o qualche tipo di disastro naturale o artificiale. Noi abbiamo quindi pensato di dedicare loro uno speciale e di selezionare alcuni dei migliori titoli del genere: ne abbiamo scelto dieci, certi per la storia, altri per l'atmosfera o per quello che hanno dato al mondo dei videogiochi in termini di innovazione tecnica e gameplay. Consapevoli però che prodotti analoghi come per esempio Everybody's Gone to the Rapture, Borderlands, Rage e qualcun altro, sarebbero forse stati altrettanto meritevoli di far parte della lista, ciascuno per un motivo differente.
Abbiamo scelto i dieci migliori giochi post-apocalittici di sempre
Catastrofi nucleari
Una delle cause principali della distruzione della civiltà nei videogiochi è generalmente, come accennavamo all'inizio, l'uso massiccio di testate atomiche durante qualche conflitto globale. Metro 2033, basato sull'omonimo romanzo dello scrittore russo Dmitry Glukhovsky, ne è un esempio. In seguito a una guerra nucleare, i sopravvissuti di Mosca sono costretti a vivere nelle metropolitane, organizzati in stazioni simili a città stato. In queste ultime si respira un'atmosfera opprimente e angosciante: il buio cela molte insidie, tra le quali la frequente possibilità nei cunicoli di imbattersi in mostruose creature derivate dalle radiazioni.
L'atmosfera claustrofobica e il perfetto alternarsi di sezioni all'interno di cunicoli dove si fatica anche soltanto a respirare, con le poche sezioni all'aperto in una capitale russa spettrale e gelata, fanno di questo gioco il perfetto simbolo di un'ambientazione post-apocalittica decisamente realistica e terrificante pur con qualche deviazione fantascientifica. Per una certa generazione di Russi, e in generale di ex abitanti dell'Unione Sovietica, il terrore di un olocausto nucleare sembra essere impresso nella loro mente, forse a causa dei tanti anni di Guerra Fredda, di vicinanza con Paesi dall'ostilità crescente e all'apparente scarso controllo di un apparato militare vasto e sovradimensionato a livello di armamentario dopo la caduta del regime sovietico. I risultati di queste paure sono visibili in parecchie delle proprietà intellettuali nate in quel territorio, videogiochi compresi. Prendendo in considerazione le migliori produzioni di questa forma di intrattenimento realizzate nell'ex U.R.S.S. non possiamo tralasciare il fatto che il filo conduttore delle loro storie sia rappresentato proprio da una qualche sciagura legata a non meglio precisate esplosioni nucleari. Un esempio è la serie S.T.A.L.K.E.R., sviluppata da un team ucraino, ma ispirata a una pellicola, Stalker, diretta nel 1979 dal regista russo Andrej Tarkovskij. In una realtà alternativa, la già martoriata area di Chernobyl subisce una seconda, misteriosa esplosione nucleare che causa cambiamenti inspiegabili nell'area circostante, determinando stravolgimenti delle leggi fisiche, morti inspiegabili, anomalie radioattive e di origine sconosciuta. Di fatto, vecchie e nuove radiazioni hanno modificato il paesaggio e hanno mutato la fauna locale, umani compresi, in veri e propri mostri. Nonostante i pericoli l'area è molto popolata, visto che quattro fazioni combattono per riuscire a controllare le zone più ricche di manufatti radioattivi, ovvero degli oggetti resi unici e molto potenti dalle radiazioni. Anche in questa porzione di mondo che è stata vittima di una mini-apocalisse, tra paesaggi composti da radure popolate da cani mutanti e altre di natura non ben identificata, tra le rovine di moltissimi edifici abbandonati e aree sotterranee cupe e deprimenti, non c'è spazio per l'umanità o la pietà: la morte di un uomo può rappresentare la vita o il successo, il guadagno di un altro.
Paura dell’atomica
A dire il vero anche gli americani, probabilmente per le stesse ragioni che animano molti ex sovietici, hanno sempre guardato con una certa preoccupazione al nucleare e ai rischi correlati ad una possibile escalation militare. Facendo un bel salto nel passato, fino alla fine degli anni '80, come non citare in questo speciale l'ottimo videogioco di ruolo Wasteland? Certo, la grafica era quella che era (il titolo venne rilasciato su Commodore 64 e MS-DOS) e nel gioco veniva rappresentata un'umanità globalmente migliore rispetto ai titoli che abbiamo trattato fino a ora.
Gente ancora non imbarbarita dalla catastrofe e dalle sue conseguenze: i ranger protagonisti della storia sono per esempio impegnati ad aiutare la comunità a ripartire, garantendo la legge, il rispetto dei valori morali della civiltà umana e ad aiutare i più deboli. Però resta un titolo ambizioso per i tempi, con un mondo persistente che subisce le azioni del giocatore e le mantiene perennemente. Inoltre non manca qualche spunto più serioso sui quali riflettere, soprattutto a livello di trama. In seguito ad una guerra nucleare fra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, gran parte della Terra veniva ridotta in un deserto di pietre e sabbia, ma molti anni dopo la tragedia una minaccia più grande rischia di sterminare ciò che resta del genere umano. Un'intelligenza artificiale molto sofisticata creata prima della guerra e che opera da una struttura militare superstite, vuol dar forma al Progetto Darwin, che mira a sostituire la popolazione umana "imperfetta" con esemplari geneticamente puri e modificati in robot. Per farlo il computer costruisce un esercito formato da macchine assassine ed esseri umani ciberneticamente modificati.
Se in Wasteland è la guerra nucleare tra USA e URSS a provocare la fine del mondo, nel suo "successore spirituale", ovverosia la splendida saga di Fallout, è invece una terribile escalation tra Stati Uniti e Cina a portare alla devastazione finale. In una realtà alternativa a quella in cui viviamo, nel 2077, la Cina ormai sconfitta dopo una lunga guerra attacca gli Stati Uniti con armamenti nucleari. Salt Lake City viene colpita contemporaneamente da tredici bombe atomiche nel giro di sette minuti, ma credendo che le sirene dell'allarme anti-atomico fossero scattate per un'esercitazione solo in pochi si accorgono del vero pericolo e riescono a trovare rifugio nei cosiddetti Vault, dei rifugi antiatomici nei quale dovevano trovare scampo gruppi selezionati di persone in tutti gli USA. Nel resto del mondo è il caos e la fine: la più grande guerra che l'umanità abbia mai conosciuto è durata in realtà poco più di due ore, ma esse sono state sufficienti per eliminare oltre il 70% della popolazione mondiale. Come se ciò non bastasse, le radiazioni contribuiscono a trasformare molti dei superstiti in orrende creature precedentemente infettate da un virus mutageno, mostri capaci di sopravvivere e adattarsi in quel mondo devastato. Fin dal primo capitolo Fallout è stato un prodotto maturo, caratterizzato nonostante qualche difetto tecnico da un sistema di skill e da una narrativa che si combinava perfettamente con il gameplay, e che si è andato a evolvere col tempo fino ai giorni nostri.
Virus letali e apocalisse zombi
Un altro virus, questa volta però "naturale", è la causa della fine della civiltà umana in The Last of Us. Un misterioso fungo genera una pandemia incurabile che provoca il caos a livello mondiale, trasformando le persone colpite dal virus in terrificanti invasati che col progredire dell'infezione si trasformano sempre più in orrende creature assassine. Nel corso degli anni l'umanità si riduce sempre più numericamente, e col crollo della civiltà e dei governi, le città si ritrovano in uno stato di abbandono e decadimento. In questo contesto si svolgono le vicende di Joel, contrabbandiere di armi, medicinali e altri beni di prima necessità che vent'anni prima ha perso la figlia, e Ellie, la sua prossima "consegna", una ragazzina immune all'infezione che agli occhi di un gruppo paramilitare chiamato Luci potrebbe essere l'ultima speranza per il genere umano.
Due superstiti che si incontrano quasi per caso, e che quasi per caso iniziano insieme un lungo viaggio che li porterà a percorrere un cammino irto di insidie ma carico di speranze, fra scelte dolorose e sofferenze fisiche e morali che ne segneranno profondamente l'esistenza. The Last of Us è un gioco di sopravvivenza che non ammette vie di mezzo: ed è bisogna sopravvivere fino alla meta, recuperando materiale tra i resti di una civiltà scomparsa facendo di necessità virtù. Se necessario, quindi, anche alla violenza: ma quella che permea alcuni frangenti del gioco è credibile e soprattutto non è messa lì giusto per scioccare il pubblico o divertirlo: nel gioco di Naughty Dog si uccide solo per necessità, e farlo talvolta diventa un'esperienza dolorosa per il giocatore, costretto ad agire violentemente a causa degli eventi, del convogliare di un insieme situazioni anomale che lo portano a far esplodere quel primordiale istinto di sopravvivenza insito in ogni individuo. The Last of Us, di fatto, ha saputo mostrare al pubblico un lato angosciante e a tratti disturbante della natura umana, come del resto sono riusciti a fare con uno stile differente anche The Walking Dead di TellTale Games e DayZ di Bohemia Interactive Studio. Il primo ci ha raccontato di un mondo dove improvvisamente i morti hanno cominciato a prendere vita e ad attaccare i vivi per ucciderli e nutrirsi dei loro corpi. In questo mondo prima sull'orlo di una crisi globale e poi crollato definitivamente in un abisso di terrore senza fine, abbiamo vissuto le storie di diversi sopravvissuti.
Gente comune che a un certo punto ha dovuto imparare a resistere e si è adattata a una nuova vita fatta di stenti, dolori, violenza e morte. Nei panni inizialmente di Lee e Clementine, un uomo e una bambina, poi principalmente di quest'ultima, i giocatori hanno intrapreso un drammatico viaggio in una terra senza speranza, se non quella di trovare un luogo sicuro dove poter almeno riprendere una parvenza di normalità. Se da una parte The Walking Dead di TellTale Games ha portato sui nostri schermi il mondo post-apocalittico infestato dagli zombi dei fumetti di Robert Kirkman esaltandone la componente narrativa in single player, dall'altra DayZ di Dan Hall ci ha restituito atmosfere analoghe ma in larga scala grazie a un mondo aperto e al multiplayer in Rete. Il gioco non è solo il racconto di una immane catastrofe per la razza umana, ma anche di come quest'ultima quando viene "liberata" da regole e doveri morali e legali, sia capace di tirare fuori la parte più bestiale del proprio "Io". Quasi a voler sottolineare che la vera apocalisse non inizia con l'avvento dei morti viventi, ma con la morte stessa di ogni regola, di ogni etica, di ogni sentimento umano. Ma a differenza di The Last of Us o The Walking Dead, dove certe scelte riguardavano solo i protagonisti, qui le azioni, anche le più turpi, vengono compiute da più persone "vere", nel senso che i vari personaggi umani che si incontrano nell'avventura sono controllati da altrettanti individui reali. In DayZ per sopravvivere la maggior parte della gente non si unisce in pacifiche comunità protette, ma al massimo si raduna in bande per depredare e uccidere gli altri per rubargli ogni cosa. Mors tua, via mea.
Invasioni aliene
Sempre gli zombi, anche se nel gioco vengono chiamate Ombre, sono la causa della fine della civiltà in quel gioiellino videoludico che è Deadlight: Director's Cut. Un titolo capace di emozionare senza eccessivi fronzoli o spettacolari effetti grafici, grazie a uno stile a suo modo unico e originale che richiama alla mente i grandi platform bidimensionali d'autore di un tempo, come per esempio Flashback. I suoi giochi di luce, le sagome scure che sembrano nascondersi nel buio, gli ambienti cupi fanno di questo titolo uno dei migliori in assoluto di questo genere. Zombi a parte, un'altra importante categoria di giochi post-apocalittici è quella dove le cause del crollo della civiltà umana e quindi della fine del mondo come lo conosciamo tutti è determinato da un'invasione aliena.
Il rappresentante più famoso e certamente più amato dal pubblico in tal senso Half-Life, una serie che per ora è composta da due capitoli principali e da una mini serie mai conclusa, oltre a varie espansioni del primo capitolo. Non a caso il primo Half-Life (1998) venne elogiato dalla critica specializzata per la sua straordinaria presentazione della trama, per una struttura capace di assecondarla a dovere senza l'uso di intermezzi filmati, e per la capacità di influenzare in maniera evidente lo sviluppo degli altri sparatutto in prima persona. Un lungo racconto che inizia con un incidente in una base segreta stile Area 51 e si sviluppa in una serie di eventi legati a una violenta invasione extraterrestre tipo La guerra dei mondi. Un dramma vissuto completamente in prima persona dal giocatore attraverso come detto una storia articolata e livelli legati tra loro da una scelta che sacrifica la libertà di altri sparatutto in prima persona in favore della verosimiglianza e della coerenza dello scenario. Sempre per colpa di un'invasione "aliena", questa volta intesa però come da parte di un qualcosa di estraneo, non proveniente da un altro mondo, avviene la fine della civiltà raccontata nella serie Gears of War, originariamente di Epic Games. Una feroce specie conosciuta come Locuste, infatti, un giorno spunta dalle viscere della terra e attacca tutte le più grandi città su Sera, il pianeta su cui si svolgono le vicende narrate nel gioco. Approfittando della tardiva alleanza delle forze militari umane, divise da anni di guerra tra di loro a causa di molteplici elementi di discordia, su tutte lo sfruttamento di una fonte energetica a basso costo, l'Imulsion, le creature vincono. Miliardi di persone, circa un quarto della popolazione di Sera, muoiono in poco tempo, mentre i pochi sopravvissuti si verso o nell'Altopiano di Jacinto, un rifugio sicuro che l'Orda di Locuste non può penetrare da sottoterra a causa dello spesso strato di granito, o rimane isolato e lasciato indietro a morire o ad arrangiarsi, mentre i soldati della Squadra Delta dei COG continuano a combattere ovunque per salvare la loro razza dall'estinzione. Il mondo in cui si muovono è un cumulo di rovine, pervaso da un senso di desolazione che ammanta ogni schermata di gioco dall'inizio alla fine, con il terreno di gioco cosparso di muri di cemento, carcasse di macchine, mobili, colonne, palazzi dietro ai quali ci si può e ci si deve nascondere, per evitare una morte improvvisa e repentina: il gioco, in generale, è adrenalina pura, e anche per questo ha segnato in molti spunti le meccaniche dei moderni sparatutto in terza persona. Anche per questo, con esso ci sembrava doveroso chiudere il nostro speciale. Ma per voi, quali sono i migliori giochi ambientati in un mondo post-apocalittico?