Se la VR è lentamente finita in un angolo, la realtà aumentata sembra avere ancora grossi margini di miglioramento grazie alla miniaturizzazione. Anche perché una buona AR è già disponibile, e non richiede chissà quale scomodo caschetto per essere utilizzata. Prendete per esempio gli occhiali AirVision M1 di ASUS: sono quasi indistinguibili da un paio di lenti normali, se non fosse per la tecnologia che nascondono al loro interno e per il filo obbligatorio che li collega alla sorgente.
Doppio test
Dopo essere stati presentati al CES 2024, gli AirVision M1 sono stati portati in tour per tutto il mondo. L'ultima tappa? Proprio la Gamescom dove, tra motherboard del futuro e schermi di nuova generazione, si potevano inforcare anche questi occhiali magici e finalmente provarli.
Le due paia di AirVision presenti erano collegati rispettivamente ad un normale PC portatile, dove abbiamo potuto interagire con le finestre del browser simulando l'uso quotidiano di un computer, e ad una ROG Ally sul quale girava un gioco di rally che non abbiamo avuto il tempo di identificare. La prova è infatti stata velocissima, ma comunque molto interessante.
Lavorare con degli schermi virtuali sospesi in aria è un'esperienza che abbiamo già apprezzato con Oculus e altri visori VR, ma togliere il casco di mezzo cambia davvero tutto. Anche giocare con ROG Ally non è stato male, anche se la grandezza dello schermo virtuale non era così sorprendente; difficile in ogni caso immaginarne un utilizzo costante e quotidiano legato ai videogiochi. Gli AirVision M1 sono chiaramente un prodotto pensato per un utilizzo più professionale, e che opzionalmente consentono anche di essere utilizzati per lo svago, come guardare un film per esempio.
Rispetto ad altri visori per la realtà aumentata, gli AirVision M1 proteggono la privacy di chi li indossa impedendo a chi è nei paraggi di vedere l'immagine proiettata; presentano inoltre una serie di comandi base su un lato della montatura, oltre ad un microfono, in modo da poter interagire con i contenuti proiettati senza per forza dover mettere mano al PC. Tutto questo rimanendo super leggeri e, cosa forse anche più importante, sempre ben bilanciati sul naso.
Doppie lenti
Gli AirVision M1 hanno delle doppie lenti: il primo paio fa parte della montatura base dell'occhiale, il secondo è invece agganciato al primo attraverso un magnete.
Utilizzando entrambe le lenti l'immagine apparirà su uno sfondo scuro: il contrasto sarà migliore ma saremo isolati dall'esterno. Togliendo le seconde lenti si può invece apprezzare la realtà aumentata al massimo del suo splendore, quindi interagendo attraverso immagini sovrapposte in semi trasparenza a quel che ci circonda. In quest'ultimo caso la resa peggiora per ovvi motivi, luci esterne in primis, ma anche i testi più piccoli resteranno comunque sufficientemente leggibili. Fondamentali sono i 1100 nit di illuminazione e l'elevato angolo visivo verticale di 57 gradi, due gradi in più rispetto alle lenti già in commercio.
Il merito di questa qualità va anche ai display Micro OLED montati dagli AirVision M1, tecnologia sulla quale ASUS sta investendo molto anche nel campo dei monitor. Il modello include anche una modalità 3D che però non abbiamo avuto modo testare. Gli AirVision M1 puntano alla massima compatibilità: per collegarli basta un semplice cavo USB-TypeC, sarà però necessario un PC e l'app apposita per utilizzarne le funzioni avanzate.
Quando servono?
Al momento l'AR di ASUS non ha ancora un prezzo né una data di lancio ufficiale, forse anche in attesa che possa crescere l'interesse verso un oggetto sicuramente affascinante, ma che è ancora difficile da inquadrare.
L'occhiale in sé è sufficientemente leggero, inoltre la doppia lente non lo sbilancia, siamo però ancora lontani da quelli indossati dall'agente dell'FBI Norman Jayden in Heavy Rain, ve li ricordate? Gli AirVision M1 in fondo non sono nemmeno occhiali da tenere indossati, vanno invece tirati fuori, accesi, collegati ogni volta che se ne ha bisogno.
Ma in concreto quand'è che se ne ha davvero bisogno? Il primo in grado di rispondere a questa domanda potrebbe creare un intero settore.