la meccanica di Dreamfall è più articolata e abbraccia elementi propri ad altri generi, come le tanto temute sequenze stealth e di combattimento
Un figlio “degenere”?
Ma vediamo di passare in rassegna le sostanziali differenze tra TLJ e Dreamfall. Quella più appariscente riguarda senz’altro l’aspetto estetico: la grafica di Dreamfall è completamente tridimensionale e animata in tempo reale, con tutti i cambiamenti che ne conseguono in termini d’interfaccia e possibili interazioni con l’ambiente di gioco. Non sarà più un titolo riservato ai PC, ma sfiderà anche il mercato console (è già attesa la versione Xbox). Ritroveremo i mondi paralleli di Stark e Arcadia, che rappresentano rispettivamente la tecnologia e la magia, ai quali andrà a unirsi una terza dimensione metafisica e onirica chiamata Inverno. Sullo sfondo dei mutamenti, o più precisamente degli stravolgimenti, che hanno colpito l’universo già familiare ai giocatori di TLJ, scopriremo un nuovo appassionante intreccio e soprattutto una nuova protagonista, anzi tre: la giovane e spaesata Zoe Castillo, una sempre più cinica April Ryan e lo spietato assassino Kian. Ci ritroveremo a impersonarli tutti nei vari capitoli in cui è suddivisa l’avventura di Dreamfall e, pur vivendo esperienze diverse con ognuno di essi, capiremo presto che i loro destini sono indissolubilmente legati. Questo abile espediente narrativo ci permetterà di osservare la storia da prospettive differenti. La trama e le atmosfere in generale saranno decisamente più cupe e mature: lo stesso Ragnar Tornquist, per intenderci, ha paragonato questa sua seconda avventura a “L’impero colpisce ancora” nella trilogia di Guerre Stellari - il che lascerebbe intravedere la possibilità di un terzo episodio conclusivo (magari “Il ritorno della Viaggiatrice”?!). La meccanica di Dreamfall è più articolata e abbraccia elementi propri ad altri generi, come le tanto temute sequenze stealth e di combattimento. I denominatori comuni di entrambi i titoli restano il gusto dell’esplorazione, gli enigmi ben integrati, il rilievo dato ai dialoghi ed una colonna sonora da Oscar.
Casablanca, dieci anni dopo...
Come il suo illustre predecessore, Dreamfall si apre con un prologo molto suggestivo e dal taglio prepotentemente cinematografico, che lascia presagire profondi mutamenti nell’universo del gioco ed una terribile minaccia incombente. Facciamo quindi la conoscenza della nuova protagonista femminile dell’avventura, Zoe Castillo, giovane abitante del mondo di Stark che risiede a Casablanca: qui sopraggiunge la prima vera sorpresa, perché la medesima giace inerte su un letto d’ospedale, in coma! Per scoprire come ci sia finita, dovremo ripercorrere le sue ultime due settimane di vita e non vogliamo anticiparvi nient’altro sull’intrigante storia di Dreamfall, perché snodarla passo dopo passo sarà un immenso piacere e regalerà un susseguirsi di emozioni rare a sperimentarsi in un videogioco. Per chi si stesse domandando cosa leghi Zoe alle vicende raccontate in TLJ, ci limiteremo a spiegare che la ragazza, prima di essere coinvolta in affari molto più grossi di lei, comincia ad avere strane visioni e si convince di dover trovare e aiutare una certa April Ryan. Non sarà fondamentale aver giocato a TLJ per apprezzare la trama e la profondità di Dreamfall, ma sicuramente contribuirà ad arricchire l’esperienza: sarà interessante ritrovare una April Ryan più matura, cinica e misteriosa o rivisitare alcuni dei luoghi esplorati nell’originale e scoprire cos’è successo ai personaggi che li abitavano nel precedente capitolo.
Tanta avventura ed una buona dose d’azione
Uno degli aspetti maggiormente curati nella prima produzione “punta e clicca” di Funcom era l’interazione coi personaggi non giocanti e anche Dreamfall esibisce un memorabile cast di protagonisti, in aggiunta a qualche vecchia conoscenza, tutti caratterizzati e animati con grande naturalezza. Sarà inevitabile affezionarsi a molti di loro - uno su tutti Wonkers, il tecnologico peluche che tiene compagnia a Zoe fin dall’infanzia ed è un omaggio all’orsetto robot di A.I. (persino la sua voce inglese sembra essere la stessa del film di Spielberg!). Una delle critiche mosse più frequentemente al primo TLJ riguardava la durata spesso estenuante dei dialoghi che, pur conferendo grande spessore alla storia ed ai personaggi, era tollerata a fatica dalla maggior parte dei giocatori: lo sviluppatore ha dimostrato di aver imparato la lezione questa volta, sforzandosi di renderli il più possibile dinamici e interattivi. Tutte le conversazioni (che restano comunque una componente preponderante) sono ad alto tasso di coinvolgimento, con sorprendenti animazioni facciali valorizzate da primi piani cinematografici, cambi d’inquadratura e battute ora serie ora ironiche ma sempre appassionanti. Il giocatore potrà davvero approfondire i dialoghi tanto quanto desidera: per selezionare i vari argomenti a disposizione, che siano opzionali o meno, basterà cliccare sulle parole chiave ad essi correlate e visualizzate in apposite finestre sullo schermo. In certi casi, avremo anche la facoltà di scegliere come esprimerci: con aggressività, prudenza, sarcasmo, tono di supplica o di sfida... Si potranno saltare le battute superflue con la semplice pressione della barra spaziatrice.
il problema della linearità del gameplay è affrontato in maniera creativa e piuttosto soddisfacente
Tanta avventura ed una buona dose d’azione
Il problema della linearità del gameplay, aspetto molto controverso negli ultimi titoli del genere, qui è affrontato in maniera creativa e piuttosto soddisfacente, attraverso un sistema di sviluppo della trama che riesce ad accompagnare il giocatore per mano in tutto il suo svolgimento, pur mantenendosi sempre abbastanza flessibile: godiamo di una discreta libertà di movimento e spesso l’esito di un dialogo o di una determinata situazione è prestabilito, ma è possibile arrivarci in diversi modi, avendo comunque la piacevole sensazione d’influenzare l’esperienza di gioco. In sostanza, per quanto il finale sia invariabile, ognuno di noi potrà scegliere se arrivarci di volta in volta con l’astuzia, la violenza o il ragionamento – il che dipenderà in larga misura anche dalle caratteristiche intrinseche del personaggio in uso. Continuando a parlare della meccanica di gioco, gli enigmi appaiono ben integrati nella storia, logici e stimolanti, ma con una buona dose di “backtracking”: spesso, per riuscire a forzare una serratura più o meno tecnologica o superare un qualunque altro ostacolo, si è obbligati a fare diversi viaggi avanti e indietro in modo da recuperare tutti gli oggetti necessari o consultare il personaggio in grado di aiutarci. È comunque apprezzabile il fatto che anche in quest’ambito Funcom abbia rimediato ad un errore passato: un altro problema attribuito a TLJ era infatti la presenza di qualche puzzle incoerente. Non abbiamo ancora avuto la possibilità di sperimentare molti rompicapo ma quelli visti nella versione d’anteprima ci sono sembrati piuttosto semplici e prevedevano essenzialmente l’abbinamento di simboli ed un puzzle sonoro.
non è né un Tekken né tanto meno uno Splinter Cell!
A questo punto, non ci resta che illustrare l’aspetto potenzialmente più controverso di Dreamfall: molti di voi si chiederanno con una certa apprensione quanta parte rivesta l’azione nell’economia del gameplay in definitiva. Ebbene, non vi nasconderemo che le sequenze di combattimento e infiltrazione furtiva sono parecchie e non certo esaltanti, per via dei limiti tecnici del gioco stesso, che non è né un Tekken né tanto meno uno Splinter Cell! Nei combattimenti, in cui avremo a disposizione una parata ed una limitata gamma di mosse e combo, il controllo dei personaggi lascia molto a desiderare. La buona notizia è che il più delle volte gli scontri si possono aggirare, usando l’ingegno o facendo le scelte giuste nei dialoghi. Le fasi stealth sono passabili ma alla lunga un po’ ripetitive, per quanto mai eccessivamente frustranti. Ovviamente i game over non sono rari come in altri titoli d’avventura, nei quali solitamente è impossibile morire o commettere errori irreparabili: in tal caso, si ha comunque la possibilità di ricaricare l’ultimo salvataggio, che fortunatamente è automatico prima delle fasi d’azione più rischiose. A parer nostro, queste sequenze d’azione non si rivelano poi così deleterie: nelle intenzioni degli sviluppatori erano volte a spezzare il ritmo di gioco ed è precisamente quello che fanno, tenendoci sempre sulle spine. Considerando anche il fatto che sono giustificate dalle situazioni in cui vengono a trovarsi i nostri personaggi e raramente appaiono gratuite, per lo meno dobbiamo riconoscere che sono state implementate meglio che in altre avventure grafiche sperimentali. Tuttavia, è meglio rimandare il bilancio conclusivo sulla meccanica del gioco nel suo complesso, finché non avremo messo mano alla versione definitiva.
tastiera e mouse sono un’accoppiata insolita per gli appassionati delle tradizionali avventure “punta e clicca”
Un figlio “degenere”?
L’acclamato universo fantasy e fantascientifico di The Longest Journey (TLJ) creato dai geniali sviluppatori norvegesi di Funcom si prepara ad accogliere nuovamente gli amanti dell’avventura, che hanno atteso speranzosi questo sequel per sei interminabili anni, ma questa volta ambisce a conquistare una fetta di pubblico ben più ampia: il suo ideatore Ragnar Tornquist, consapevole del fatto che l’avventura grafica sia ormai relegata allo status di genere di nicchia ma senza dichiararla ufficialmente morta com’è stato fatto ripetutamente nel corso degli ultimi anni, si è riproposto l’arduo compito di svecchiarne l’interfaccia e portarne il gameplay al passo coi tempi. Inutile dire che, non appena il suo annuncio è stato reso pubblico, tra gli appassionati è dilagato il panico e tra i più intransigenti addirittura lo sdegno! Reduci dal “tradimento” di un altro grande nome legato all’avventura, lo spavaldo Charles Cecil, molti hanno iniziato a temere il peggio aspettandosi un deludente action-adventure dalla meccanica superficiale o l’ennesimo ibrido con elementi platform incapace di soddisfare pienamente tanto i cultori dell’avventura classica quanto quelli dei titoli d’azione pura. Tuttavia, ci sentiamo di rassicurarvi fin d’ora: la componente action farà indubbiamente discutere, ma l’innovativa esperienza di gioco offerta da Dreamfall è più sulla linea di Fahrenheit che su quella di Broken Sword 3. Funcom non ha tradito lo spirito dell’avventura e ci ripropone esattamente ciò che volevamo, ovvero tutti gli ingredienti che hanno reso indimenticabile il primo TLJ: una storia ancora più epica e avvincente, un mondo ancora più unico e tutto da esplorare, personaggi ancora più intriganti e splendidamente caratterizzati. La novità è che ha anche aggiunto qualcosa che non ci aspettavamo e solo giocando potremo decidere se queste contaminazioni contribuiscano o meno ad arricchire e variare il gameplay, se la loro introduzione rappresenti effettivamente un’evoluzione o un’involuzione del genere.