Dopo una breve pausa, torna la rubrica che unisce immagini e parole per raccontare un'ora della nostra esperienza all'interno di un mondo di gioco.
Il protagonista questa volta è Ghost Of Tsushima, l'ultima esclusiva Sony a essere approdata su PlayStation 4.
Addentriamoci in questo viaggio per immagini.
Attenti agli spoiler
Il seguente articolo contiene spoiler visivi minori. Se, quindi, volete esplorare a fondo Ghost Of Tsushima senza avere alcun tipo di anticipazione, vi consigliamo di continuare la lettura solo se avete superato l'Atto 1.
Il confine
Una delicata brezza muove i sottili fili d'erba. Il loro sinuoso movimento anima l'intero campo; sembra quasi tramutarsi in mare. Se non fosse per il diverso colore, lo si confonderebbe con le impetuose onde che si stagliano sulla spiaggia.
In lontananza, un pilastro dell'onore è circondato da un sottile strato di nebbia e da alcuni aironi. Uno di loro si sposta e fa focalizzare il nostro sguardo su un corpo esanime, accasciato a terra, carbonizzato. L'albero alle sue spalle, le cui rade fronde vengono scosse dal vento, si contrappone alla sua immobilità.
Alcuni gabbiani si allontanano dalla costa verso l'entroterra. Una tempesta si sta avvicinando. Facciamo chiamare a Jin il suo cavallo e montiamo tranquillamente in sella.
Il cielo si incupisce sempre più mentre ci dirigiamo verso le agitate acque del Mar del Giappone. Il vento ci è avverso, ma, nonostante ciò, continuiamo a spronare il nostro destriero lungo la zona costiera.
Ci avviciniamo a un estuario. Gli zoccoli del cavallo vengono sommersi dal miscuglio di acque che inondano la zona. Tra una sosta sulla terra ferma e una veloce galoppata per attraversare i corsi d'acqua, notiamo sulla distanza degli stendardi che danzano insieme al vento, alzatosi improvvisamente.
L’arena
Ci avviciniamo alle insegne. Alcuni pali di legno, erosi dalle acque salmastre e dalle correnti marittime, nonché avvolti dal muschio, sono posizionati in circolo, come a segnare un limite. All'interno del cerchio notiamo una figura in piedi, con in testa un largo cappello di paglia così malandato da essere diventato non più che un mero accessorio estetico.
Smontiamo da cavallo. La nebbia si è alzata a tal punto da essere arrivata a coprire le ginocchia di Jin. Oltrepassiamo i confini dell'arena. L'uomo ci esorta ad avvicinarci, informandoci che è un ronin volenteroso di riscattare la taglia sulla nostra testa. Il guerriero inizia a camminare e ci intima di prepararci.
Come nelle migliori tradizioni duellistiche, i due sfidanti si posizionano uno di fronte l'altro, in attesa di sguainare le spade. Gli sguardi si incrociano; le lame stridono durante il loro lento viaggio fuori dal koshirae; il vento sposta con delicatezza i tessuti, trasportando con sé delle piccole foglie di bambù e alcuni detriti provenienti dalla spiaggia, adagiati dalla marea sulla liscia costiera.
Il duello
Il grido del ronin squarcia l'aria mentre si appresta ad attaccarci con tutta la sua furia. Velocemente, schiviamo il suo possente colpo, ma un calcio fulmineo ci prende alla sprovvista, facendoci barcollare leggermente.
Ritrovata la stabilità, pariamo appena in tempo un colpo sferrato con velocità. La nostra prontezza viene ripagata con la possibilità di poter attaccare l'avversario con due devastanti colpi della Forma della pietra, ideale contro gli spadaccini come questo ronin.
Nella foga del momento, sferriamo un ulteriore colpo che, però, lo sfidante evita con grande agilità. Con i fianchi esposti, il ronin ha la possibilità di colpirci con facilità. Infatti, due fendenti quasi invisibili ci tolgono quasi tutta la vita, che recuperiamo in parte grazie alla determinazione.
La nebbia si fa sempre più fitta. La luce del sole fatica a filtrare. Il mondo sembra aver perso i suoi colori. Il ronin si accanisce nuovamente su di noi con una serie di colpi fulminei. Riusciamo a parare i primi in modo goffo, ma grazie all'ultimo disintegriamo la stabilità dell'avversario, permettendoci di inferire un fendete inarrestabile. Barcollante, il ronin non riesce a difendersi contro il fiume in piena di fendenti che si infrangono su di lui.
Sanguinante, stanco e impaurito, il ronin indietreggia di qualche passo. Sembra si sia arreso, ma in un attimo è nuovamente su di noi. Inarrestabile, il ronin continua ad attaccare senza sosta. Riusciamo a parare a mala pena i colpi, inflitti con furia disumana.
In poco tempo, il nemico penetra la nostra difesa e sferra una serie di fendenti micidiali, che ci portano sull'orlo del baratro.
Il ronin, convinto di avere la vittoria in pugno, concentra tutta la sua forza per sferrare un ultimo, devastante attacco. La lama taglia l'aria, sibilando trasportata dal vento.
All'ultimo istante, ci spostiamo sul lato con una schivata; la lama in pugno. Con un deciso colpo dalla precisione chirurgica, affondiamo la katana nella carne del ronin e la estraiamo rapidamente.
La vita lascia uno spazio oscuro negli occhi del guerriero, che cade a terra, esanime. Il sangue si mescola al fango dell'estuario, affluendo nelle tormentate acque che portano verso il mare.
Jin ripone delicatamente la sua arma nel fodero e si allontana nella nebbia, sempre più alta, sempre più avvolgente.
Siamo arrivati alla fine di questo viaggio per immagini all'interno del mondo di Ghost Of Tsushima. Speriamo che questo racconto della nostra esperienza di gioco vi sia piaciuta e che, magari, vi spinga a provare il titolo con mano.
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