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Harold Halibut, nell'anteprima scopriamo l'avventura in stop-motion di Slow Bros

Dalle profondità di un oceano alieno scopriamo in questa anteprima Harold Halibut, avventura in stop motion caratterizzata da un aspetto retrofuturistico anni '70

ANTEPRIMA di Alessandra Borgonovo   —   06/08/2021
Harold Halibut
Harold Halibut
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Quello di Harold Halibut è un percorso travagliato, ma anche una storia di riscatto. Sorprende pensare che un gioco tanto originale possa aver fallito nei suoi iniziali intenti, eppure è proprio così: come tanti altri studi di sviluppo, Slow Bros ha intrapreso la strada del Kickstarter nel 2017 per raccogliere fondi utili alla realizzazione del progetto. Dei 150mila euro richiesti, ne sono stati finanziati solo un terzo: una scottatura molto forte, non abbastanza però da demoralizzare gli autori che l'anno successivo, sul palco dello Unite Berlin Keynote, hanno annunciato di aver trovato in Curve Digital il publisher che avrebbe permesso loro di portare a compimento il progetto.

A colpire in modo particolare di Harold Halibut è la consapevolezza che tutto quanto vediamo a schermo esiste per davvero: il gioco infatti è realizzato in stop-motion e qualunque elemento, dai personaggi agli scenari fino ai singoli oggetti, è stato creato artigianalmente dagli sviluppatori per poi essere scansionato.

Per dare una stima in cifre, parliamo di almeno cinquanta personaggi unici (compresi i loro vestiti e accessori) e ben ottanta scenari. Un lavoro incredibile che, di nuovo, sorprende non abbia trovato un maggior riscontro durante la sua campagna Kickstarter. Se già di per sé sviluppare un videogioco non è semplice, farlo costruendo da zero ogni singolo elemento lo è ancora meno.

Dunque perché scegliere una strada così complessa? La risposta è arrivata direttamente da uno dei fondatori di Slow Bros, Onat Hekimoglu, che ha ammesso come agli albori del progetto fossero soltanto in tre e nessuno di loro era un artista: non avendo un disegnatore, hanno deciso che la via più "semplice" sarebbe stata realizzare direttamente il necessario. Questo accadeva nel 2010, quando nonostante la buona volontà il trio si è comunque reso conto di non poter procedere senza un artista: appena Ole Tillmann si è unito al team, le sue qualità artistiche sono state il trampolino di lancio perché Harold Halibut iniziasse a prender forma.

Scopriamo questo interessantissimo progetto nell'anteprima di Harold Halibut.

La vita sotto un oceano alieno

La storia di Harold Halibut inizia negli anni '70: siamo nel bel mezzo della Guerra Fredda e la gente è convinta che il mondo stia arrivando alla fine. Viene così costruita una gigantesca astronave, strutturata come un'enorme città, per volare su un pianeta lontano che all'apparenza si propone come ottimo sostituto per fronteggiare l'imminente tragedia. L'intera traversata dura circa duecento anni e gli abitanti dell'astronave perdono i contatti con la Terra. Una volta arrivati, si schiantano sul pianeta e si rendono conto che in realtà è interamente composto d'acqua. In pratica, li possiamo immaginare come bloccati in un'immensa bolla d'acqua nello spazio.

Passano altri cinquant'anni prima che la situazione si stabilizzi: si è creata una sorta di città sottomarina e la speranza è ancora quella di lasciare un pianeta che poi tanto ospitale non sembra, a dispetto della capacità di adattamento di chi l'ha raggiunto. Da questo punto inizia la nostra avventura nei panni di Harold, inserviente, ma anche assistente di una dei principali scienziati della nave, la professoressa Jeanne Mareaux.

L'immaginario narrativo di Harold Halibut va di pari passo con quello artistico, uno spettacolo retrofuturistico che mescola sapientemente futuro e passato. Le ispirazioni degli sviluppatori vengono da ogni dove perché di tratta di un team interdisciplinare: c'è uno stilista, un falegname, un illustratore, un biologo e lo stesso Hekimoglu ha delle conoscenze in ambito cinematografico - una squadra che più eterogenea non si può, insomma. Inoltre, l'ispirazione a livello architettonico proviene da un gruppo avanguardia architettonico londinese degli anni '60 (quindi non molto distante dal punto di inizio del gioco) chiamato Archigram: una rapida ricerca su Google ci ha permesso di scoprire che queste persone non hanno mai fattivamente costruito qualcosa, tuttavia i loro progetti avevano quella follia creativa che spiega chiaramente quanto Slow Bros si sia lasciato guidare dalle loro idee: l'astronave restituisce proprio la sensazione di una megastruttura impossibile da esplorare nella sua interezza, una città futuristica ma al contempo ancora molto ancorata agli anni '70.

I protagonisti di Harold Halibut
I protagonisti di Harold Halibut

Questo per quanto riguarda l'estetica. La messa in scena, l'idea soprattutto di farlo in stop-motion, nasce ovviamente dai film di questo particolare genere ma in generale dal cinema: per esempio, in termini di umorismo gli sviluppatori hanno voluto realizzare un'esperienza "alla Pixar". Tutti possono giocare e divertirsi, tuttavia c'è spazio anche per argomenti più profondi che gli adulti capiranno più dei bambini. Pensiamo per esempio al fatto che Harold sia un essere umano di quinta generazione, ben lontano dai primi pionieri che sono atterrati (o meglio si sono schiantati) sul pianeta. Non sa nulla al di fuori di ciò che lo circonda e ha vissuto, ragion per cui aspetti che a noi possono sembrare banali e scontati rappresentano per lui una novità.

C'è una cura per il dettaglio e una volontà di creare qualcosa talmente sfaccettato che è impossibile restare indifferenti. La moda stessa ha avuto un forte impatto sullo sviluppo. Lo stilista del team ha visionato diverse uniformi prese da altrettante nazioni del passato per trovare la giusta rappresentazione degli abitanti, nonché la tipologia di tessuto in base all'abbigliamento - il denim ad esempio è distintivo dell'uniforme di chi vive nell'astronave. Ancora una volta, il livello di cura infuso nel progetto dovrebbe bastare da solo a inserirlo nella lista di giochi da provare.

In termini di gameplay, Harold Halibut è un'avventura molto meno lineare di quanto possa sembrare. L'esplorazione dell'astronave ha un ruolo chiave nell'esperienza, perché in questo modo i giocatori potranno dettare i propri ritmi. C'è tanto da sperimentare, in questa casa per caso, un'astronave che è letteralmente il confine del nostro mondo e nasconde numerose attività dietro le quali perdersi. Oppure possiamo semplicemente prenderci del tempo e osservare con attenzione il minuzioso universo messo in piedi da Slow Bros, approfittando della funzione zoom che permette di vedere più da vicino ogni singolo dettaglio delle ambientazioni e dei suoi personaggi.

Proprio per la non linearità dell'avventura, il dialogo è un altro strumento di grande importanza: è attraverso di esso che possiamo scoprire di più sugli abitanti dell'astronave e sullo stesso Harold, la cui personalità sarà plasmata dalle nostre scelte. Nella sua ironia, non dobbiamo dimenticare che il gioco si pone anche l'obiettivo di trattare temi importanti: l'idea di un'utopia andata lentamente a rotoli è tra questi, perché dietro la facciata buffa e bizzarra Harold Halibut nasconde tutta la disillusione di chi si credeva l'ultimo baluardo dell'umanità ma, dopo oltre due secoli, comincia a non essere più tanto convinto della propria importanza. C'è un retrogusto amaro in questa storia e non vediamo l'ora di scoprirlo.

Harold Halibut è una scommessa azzardata; una scommessa che vive e respira da undici anni, è sopravvissuta a una campagna Kickstarter fallimentare e, proprio come gli abitanti dell'astronave, dopo un brusco atterraggio ha deciso di non arrendersi, rimboccarsi le maniche e ripresentarsi al mondo per quello che vediamo oggi: un progetto frutto di una profonda passione, curato nei minimi dettagli e che va controcorrente rispetto a un mercato che valorizza ed esalta il fotorealismo. Proprio questo suo essere controcorrente in modo tanto particolare (non è da tutti realizzare un videogioco stop-motion in plastilina) lo rende la proverbiale goccia rossa nel mare blu. Non sappiamo ancora quando arriverà ma siamo disposti ad aspettarlo, perché nella sua storia dolceamara si nasconde il riscatto del team di sviluppo e, forse, anche quello dei suoi sfortunati protagonisti.

CERTEZZE

  • Le premesse narrative sembrano miscelare bene ironia e serietà
  • Incredibile il lavoro svolto nella realizzazione di ogni singolo modello

DUBBI

  • Non sappiamo ancora quando potremo giocarlo