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Il mondo di Pathfinder

Pathfinder: Kingmaker sta per arrivare anche su console; vi spieghiamo perché il mondo di questo gioco di ruolo è ancora amato da milioni di persone.

SPECIALE di Aligi Comandini   —   17/08/2020
Pathfinder: Kingmaker
Pathfinder: Kingmaker
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Pathfinder: Kingmaker sarà pure un gioco di ruolo uscito in sordina rispetto ad altri esponenti dello stesso genere, ma il suo discreto successo è tutt'altro che sorprendente. Pur con qualche mancanza e instabilità qua e là, il prodotto degli Owlcat games è un gioco di ruolo enorme e complesso, che viene enormemente rafforzato dal suo poderoso background narrativo. Pathfinder è dopotutto un setting legato a doppio filo a Dungeons & Dragons, che ad oggi è stato capace di catturare una enorme nicchia di amanti dei GDR pen & paper proprio per via della separazione dal leggendario marchio di Wizards of the Coast.

Dopo averlo basato sull'apprezzatissima edizione 3.5 di D&D, e restii a passare alla quarta edizione (più che comprensibilmente, visti i cambiamenti enormi non accolti propriamente benissimo dal pubblico), i creatori di Pathfinder hanno infatti deciso di trasformare il loro pargolo in un'opera separata da quella che gli ha dato i natali, modificando il set di regole iniziale, ampliando classi e possibilità e lavorando duramente sul mondo di gioco. Il risultato? Uno dei giochi di ruolo carta e penna più venduti di sempre, una fanbase granitica, una seconda edizione che (per una volta) migliora sensibilmente il materiale originario, e un mondo - Golarion - tra i più elaborati e ricchi di potenziale in assoluto per chi ama le serate ruolistiche in compagnia di amici.

Ora, essendo Golarion un universo di gioco incredibilmente elaborato, non siamo certo in grado di affrontarne nel dettaglio ogni sfaccettatura in un singolo articolo; tuttavia, riteniamo utile ripercorrere a grandi linee storia e caratteristiche, in occasione dell'arrivo su console di Kingmaker. Dateci retta, è un background narrativo abbastanza affascinante da poter convincere da solo ad affrontare le 100 e passa ore del titolo.

Tutto in un solo mondo

I Paizo Publishing, a cui si deve Pathfinder, sono molto comunicativi e non ignorano la fanbase, dunque hanno più volte descritto il loro modus operandi e le motivazioni che li hanno spinti a dare a Golarion la forma che ha oggi. Non si tratta di un mondo di gioco classico, bensì di un "mondo congegnato con il gaming in mente", ovvero di un'ambientazione capace di offrire molti temi e molti stili di gioco senza soluzione di continuità.

In pratica non sono le avventure o i moduli acquistati a cambiare i connotati del gioco, ma le singole nazioni sparse nell'enorme (ma non troppo) regione dell'Inner Sea dove il grosso delle avventure si svolge. Certo, come in qualunque ambientazione derivante da D&D che si rispetti anche qui non mancano multiverso e ambientazioni alternative, tuttavia servono a poco quando si può naturalmente passare da zone spiccatamente legate al fantasy classico come il Teldoran, a luoghi nel nord ispirati ai miti dei vichinghi (o alla mitologia russa), il tutto passando da zone piratesche come le Shackles, o nazioni dai toni spiccatamente orrorifici governate da demoni e non morti.

Il mondo di Pathfinder

Considerate poi che le zone in cui la regione dell'Inner Sea è divisa sono una quarantina circa, e vi renderete conto che la più che longeva campagna di Kingmaker copre solo una minima parte delle possibilità offerte dall'ambientazione (pur arrivando a toccare piani alternati come il "Primo Mondo"). D'altronde si basa quasi interamente sui sei moduli di un adventure path chiamato, appunto, Kingmaker e pubblicato nel 2010, che si concentra sulla formazione di un regno da parte del giocatore e si svolge prevalentemente nel continente di Avistan, partendo dalla città di Restov.

Le curiose caratteristiche geografiche e culturali di Golarion, ad ogni modo non sono l'unica cosa a rendere il mondo di Pathfinder affascinante. Una tale diversificazione in un unico setting è strettamente legata agli eventi che lo hanno definito e le ere che hanno portato a questa peculiare situazione non sono certo sottovalutabili.

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Dio è morto. Meglio esplorare qualche dungeon.

La storia di Golarion non è ovviamente separata dal divino, come in ogni GDR fantasy che si rispetti, ma il suo sviluppo parte da ere preistoriche a dir poco particolari, dove un'umanità rozza e barbarica se l'era dovuta vedere prima con i dinosauri, e poi con uomini lucertola resi senzienti ed evoluti da una divinità serpente non proprio amichevole. Già in tale periodo quello di Pathfinder è un universo caotico e conflittuale, poiché gli umani - inizialmente in grave difficoltà - ottengono un sensibile vantaggio sui loro avversari grazie agli Aboleth - creature marine straordinariamente evolute di natura aliena - che gli donano la magia e permettono così di sterminare i "figli" del dio serpente dopo aver fondato l'impero di Azlant.

Questo impero convive per anni con un altro regno, Thassilon (fondato da un potente arcimago), finché quest'ultimo non si distrugge da solo, solo per poi perire proprio per mano (pinna? Vabbè ci siamo capiti) delle stesse creature acquatiche che gli avevano dato forma. Divenuti infatti così arroganti da ritenersi superiori agli Aboleth, infatti, gli Azlanti vengono distrutti da un enorme meteorite da questi evocato, che getta il mondo in un'era oscura e dà forma alla moltitudine di regni di cui parlavamo prima.

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Sono mille anni di delirio dove gli orchi iniziano le loro scorribande, i nani decidono di mostrarsi in superficie, gli elfi originali fuggono attraverso dei portali magici e ogni genere di governo viene costituito partendo dalle rovine degli imperi precedenti. Un bel casino, che inizia ad avere una parvenza di ordine quando viene fondato l'impero di Taldor (assieme a molti altri), e compare Aroden, ultimo sopravvissuto degli Azlanti e mago di straordinario potere... al punto da poter creare un'isola utilizzando come base il meteorite che aveva quasi distrutto la civiltà un millennio prima, e la città di Absalom, che contiene la società dei Pathfinder (una grossa gilda di avventurieri dediti alla scoperta dei misteri del mondo) e diventa uno dei centri più importanti dell'Inner Sea. Aroden unifica le popolazioni umane e il suo operato porta a un'era di enorme prosperità. Giusto per chiarire l'importanza della sua figura, a un certo punto ascende e diventa una divinità, dando vita a una potente religione e diventando protettore degli esseri umani.

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Solo un piccolo problema, il giorno della profezia in cui Aroden dovrebbe portare l'umanità alla grandezza... il potente mago muore. Tempeste devastano per settimane le città costiere, e il mondo ripiomba nel caos, senza che nessuno sappia come mai ciò sia successo. E ora siamo proprio in quest'era, quella dei presagi perduti, in cui le forze demoniache hanno riacquistato terreno dopo la morte di Aroden, i veri elfi sono tornati dal loro esilio forzato e hanno recuperato i loro territori con la forza, nel nord si è aperto un portale tra i piani d'esistenza, e in generale gli avventurieri continuano a cercare fama e fortuna tra le rovine degli imperi precedenti e ciò che resta di quelli attuali.

Ora capite perché Kingmaker copre solo una minima parte di tutto questo? Noi abbiamo grossolanamente spiegato alcuni degli avvenimenti principali, eppure abbiamo comunque dovuto tralasciare innumerevoli personaggi: guerrieri ubriachi che diventano divinità, potenti spettri capaci di pietrificare intere armate, e innumerevoli altre figure che in un modo o nell'altro hanno trasformato Golarion nel corso dei millenni. Il gioco degli Owlcat vanta una trama quantomai elaborata e innumerevoli avvenimenti, ma con una tale base su cui lavorare non mancano certo gli spunti per il futuro. Vedremo se e come questo team saprà sfruttarli.