È una giornata di sole sulla grande città che fa da sfondo a Little Kitty, Big City, il titolo d'esordio del team indipendente Double Dagger Studio. Il piccolo gatto nero protagonista dell'avventura se ne sta beato a dormicchiare e fare le fusa sul cornicione di un palazzo, ma uno stiracchiamento di troppo lo fa scivolare giù.
La buffa sequenza cartoonesca che documenta la caduta del gatto si conclude con lui che atterra in un secchio dei rifiuti e si ritrova in strada, da solo, decine e decine di metri più in basso rispetto a quella che chiama casa. Come farvi ritorno? È proprio questo il punto: starà a noi scoprirlo.
Abbiamo provato Little Kitty, Big City grazie alla demo dello Steam Next Fest ed eccoci qui a raccontarvi com'è andata.
Struttura: tutta mia la città... o quasi
Dicevamo in apertura che il concetto di partenza di Little Kitty, Big City è lo stesso di cui si è parlato nella recensione di Stray: un piccolo gatto alle prese con una grande città, che in questo caso però non è futuristica né abitata da androidi; e presenta insidie ben più attuali per un randagio, ad esempio cani che abbaiano con un po' troppo entusiasmo e pozzanghere da evitare a tutti i costi.
Il titolo di Double Dagger Studio non si presenta nella forma di un'avventura narrativa e atmosferica, bensì come una semplice variazione sul tema dei sandbox a base platform, in cui il nostro obiettivo è quello di raccogliere oggetti ed eventualmente risolvere enigmi ambientali. Fra i primi spiccano le chincaglierie sbrilluccicose che un corvo ci ha chiesto di portargli perché ci aiuti a trovare un modo per tornare in cima al nostro palazzo.
La demo di Little Kitty, Big City si conclude una volta trovati e consegnati i venticinque "shiny" richiesti dal corvo, ma non si tratta di un'impresa semplicissima: alcuni sono sparsi in giro e bisogna individuarli e afferrarli, altri ci verranno consegnati in cambio di un favore, altri ancora sbucheranno dai cestini in cui andremo a riporre le lattine gettate agli angoli delle strade. Insomma, servirà attenzione, colpo d'occhio e un minimo di immaginazione.
Prima di completare la missione, ad ogni modo, avremo la possibilità di esplorare liberamente alcune zone della città, sbloccare semplici obiettivi (lanciare un pallone in porta, gettare della vernice su di un foglio...) e interagire con determinati personaggi, nella fattispecie un altro gatto che ci insegnerà come prendere gli uccelli alla sprovvista e un tasso imbranato ma esperto di magia, che aprirà per noi un portale tramite cui... uscire dal gioco.
Gameplay: libero come un randagio
Fin dalle prime battute risultano chiare ed evidenti le differenze in termini di gameplay fra Little Kitty, Big City e il già citato Stray. Se infatti c'era chi si lamentava del fatto che nell'avventura di BlueTwelve Studio i salti fossero vincolati a determinati punti di interazione, senza concederci dunque una piena libertà di movimento, nel titolo di Double Dagger Studio ci si sposta e si salta senza limiti, con tutti i problemi che ciò comporta.
Sì, perché fra impazzimenti della visuale, glitch e collisioni problematiche la sensazione è di trovarsi di fronte a un'esperienza parecchio approssimativa, pur nell'ambito di una demo così breve e limitata a pochi scenari. L'uscita del gioco avverrà nel corso del prossimo anno e dunque gli sviluppatori avranno tutto il tempo per rifinire questi aspetti, ma ciò rende a maggior ragione comprensibile la scelta di design compiuta per Stray.
Quel tipo di approccio ha infatti consentito agli autori di concentrarsi su altri aspetti dell'esperienza, in primis la direzione artistica, nascondendo sotto il tappeto gli inevitabili svarioni di una produzione dichiaratamente indipendente. In questo caso invece è un sandbox puro quello che ci si para davanti, con i suoi spigoli e la sua disarmante semplicità a sottolineare anche il tipo di target a cui il gioco si rivolge.
Il gatto protagonista dell'avventura può infatti correre, strisciare per passare dentro un cunicolo, miagolare per attirare l'attenzione, muovere le zampe per spostare oggetti (e buttare giù vasi, ovvio), raccoglierli per trasportarli e naturalmente saltare, sebbene tale azione sia regolata da un meccanismo un po' macchinoso.
Nel momento in cui il balzo è di una certa entità, infatti, bisogna tenere premuto il relativo pulsante e muovere con lo stick analogico una traiettoria che ci darà un'idea di dove esattamente andremo ad atterrare, anche sulla base del colore dell'icona a forma di zampe.
L'azione tuttavia non riesce sempre e in alcuni casi vi ritroverete a dover fare diversi tentativi prima che il gatto riesca a salire sulla piattaforma che avevate puntato, sempre che non finisca per passarvi attraverso. Insomma, sul fronte delle interazioni con lo scenario c'è ancora del lavoro da fare.
Realizzazione tecnica: piccolo gatto, piccolo gioco?
Non avendo alle spalle le risorse messe a disposizione da un publisher importante come Annapurna, Little Kitty, Big City deve accontentarsi del gusto e dell'intuito del piccolo team americano che sta dietro al progetto, e che da questo punto di vista sembra aver decisamente trovato la quadra, grazie a uno stile tendenzialmente low poly, dai tratti cartooneschi, che funziona molto bene.
Il personaggio che controlliamo nel gioco è realizzato sorprendentemente bene sul fronte delle animazioni e degli effetti sonori, mentre tutto ciò che gli ruota attorno mostra spesso il fianco a soluzioni un po' semplicistiche e datate, vedi ad esempio la realizzazione dei passanti e dell'acqua. Il comparto artistico sembra tuttavia aver qualcosa da dire e magari da qui al lancio verranno eliminate alcune piccole incertezze.
Little Kitty, Big City è un'avventura semplice e carina, pensata per un pubblico giovanissimo che probabilmente la adorerà. Privi del peso di eventuali game over, nel gioco dovremo confrontarci soltanto con i tempi morti delle nostre ricerche, mentre esploriamo liberamente uno scenario che appare potenzialmente ricco di cose da fare e da scoprire, nonché di buffi personaggi con cui interagire. La meccanica del salto è un po' macchinosa ma alla fine dei conti funziona, e siamo curiosi (come un gatto, sì) di vedere il prodotto finito.
CERTEZZE
- Il protagonista è carinissimo
- Sandbox semplice ma stuzzicante
- Scrittura buffa, potrebbe sorprendere
DUBBI
- Qualche dubbio sulla meccanica dei salti
- Non aspettatevi un grande spessore
- Alcune incertezze tecniche da sistemare