Valorant si riconferma uno degli eSport con più potenzialità di crescita personale per il singolo atleta. Siamo stati a San Paolo del Brasile alle finali mondiali del Red Bull Campus Clutch, uno dei tornei universitari meglio sviluppati e organizzati, dove, oltre a dell'ottimo esport, abbiamo assistito a un grande passo avanti nelle prospettive di professionalizzazione che offrono i videogiochi competitivi.
Lo sparatutto tattico sviluppato da Riot Games ha appena rinnovato il suo ecosistema esportivo creando un chiaro percorso che potrebbe portare persino un team semi-professionista a giocarsi l'occasione di approdare ai mondiali. Ma come fanno un giovane giocatore, o un gruppo di amici del liceo, a fare il salto verso il professionismo? Con gli esport universitari, e non c'è un torneo che garantisce più visibilità del Campus Clutch.
In questo reportage sulle finali mondiali del Red Bull Campus Clutch vi racconteremo non solo la struttura del torneo ma anche le sue implicazioni, a livello personale e professionale, per i giocatori partecipanti perché raramente un esport riesce a mettere in piedi un sistema professionistico con prospettive di crescita così concrete.
Italia-Germania 17-15
Purtroppo, l'avventura dell'Italia al Red Bull Campus Clutch non è durata molto: i Mixers, il team che ha trionfato ai nazionali italiani del campionato universitario, sono stati eliminati ai group stage e non sono riusciti ad accedere ai sedicesimi di finale. Prima di tornare nel Bel Paese, però, la squadra composta da Giordano "Z3RO" Macioce, Simone "Felox" Felisati, Kevin "Rhagee" Pettinato, Mirco "Musyka" Caiazza e Carlo "Dudleyzor" Spiga, e guidata da Tommaso "joYnt" Gavioli (coach del team femminile di Valorant di Guild Esports), si è presa una bella soddisfazione.
I Mixers, infatti, hanno battuto i CGN Esports (Cologne Gaming Network), la squadra che rappresentava la Germania, per 17-15, quindi ai tempi supplementari. La loro seconda vittoria contro il team ungherese, purtroppo, non è bastata a farli accedere alla fase successiva del torneo. Il loro group stage è stato dominato dagli olandesi dei Viva Hollandia che hanno vinto tutte le partite di qualificazione.
I nuovi campioni mondiali di Valorant
Con più di 30mila partecipanti, 400 eventi e una finale mondiale in uno stadio leggendario del mondo del calcio (l'Estádio do Pacaembu di San Paolo), il Campus Clutch ha messo in piedi un bello spettacolo nel 2022. Dopo i group stage le competizioni si sono spostate sul grande palco al centro dello stadio dove si sono svolti i quarti, le semifinali e le finali. Dai group stage, dopo la disfatta dell'Italia, la nostra attenzione si è concentrata sui due team del Nord America: USA e Canada. Queste due squadre non solo hanno vinto tutte le partite dei rispettivi gironi, ma hanno anche dominato i sedicesimi e i quarti di finale. Anche l'Europa è rimasta competitiva fin nelle ultime fasi grazie alla performance della Polonia e della Macedonia del Nord, favorita per la vittoria. Queste due squadre hanno eliminato dal torneo sia i campioni dell'anno scorso del team Egitto sia i padroni di casa del team Brasile.
La prima semifinale del campionato ha visto affrontarsi Polonia e Canada in una battaglia all'ultimo round. In questa semifinale la qualità della competizione ha fatto un deciso balzo in avanti regalando agli spettatori online e dal vivo uno spettacolo degno delle competizioni ai più alti livelli. Non sono mancati round appesi a un singolo colpo di pistola, clutch impossibili in cui un giocatore ha vinto contro tre avversari e ribaltamenti completi delle sorti di un match grazie a un'ultimate piazzata ad arte. La partita è stata così contesa che il round decisivo è stato il ventitreesimo del terzo game dopo una prima vittoria del Canada, una seconda della Polonia e un cambio ruoli al game 3 con un punteggio di 6-6. Alla fine, il posto in finale è andato al Canada, ma lo spettacolo è stato di tutti. La seconda semifinale è stata leggermente meno emozionante perché, nonostante entrambi i match siano stati molto contesi, gli Stati Uniti hanno mandato a casa la Macedonia del Nord battendola 2-0 e riconfermando il dominio dell'America del Nord sul competitivo di Valorant.
Per rappresentare tutte le sfaccettature dell'universo esportivo di Valorant, alla finale del Campus Clutch sono state invitate anche le G2 Gozen (il team femminile di Valorant campione del mondo) che hanno sfidato in uno showmatch delle content creator brasiliane dell'organizzazione Furia. Il match è stato un'amichevole ma lo spettacolo e la qualità degli scontri a fuoco messi in campo dalle due squadre (le G2 si sono portate a casa la vittoria) hanno dimostrato ancora una volta l'alto livello raggiunto dall'esport femminile. Nella best of five che ha incoronato il campione del mondo, poi, vittorie e sconfitte hanno ricominciato ad alternarsi con gli americani che si sono presi il primo game e i canadesi il secondo. Gli Usa si sono riportati in vantaggio nella terza partita puntando a chiudere con la quarta e, dopo uno scambio di round che ha infiammato il pubblico presente, sono riusciti a conquistare la vittoria e il titolo di campioni mondiali del Red Bull Campus Clutch. Per loro 20mila euro e un posto in prima fila al prossimo campionato mondiale di Valorant: il Champions Tour.
Questioni di progresso
Sollevato il trofeo e incoronati i vincitori, è fondamentale prendersi qualche momento per riflettere sull'impatto e la missione di questo evento. La prima cosa che ha lasciato a bocca aperta giornalisti e giocatori è stato, senza dubbio, l'investimento che Red Bull ha fatto in un torneo universitario. Al contrario del suo altro grande evento di Valorant, l'Home Ground, a San Paolo non c'erano grandi nomi con tanti follower come 100 Thieves, Vitality, Cloud9 o le altre grandi organizzazioni partner di Riot Games. A calcare il grande palco sono stati giocatori semi sconosciuti e di organizzazioni relativamente piccole, un sogno che si è avverato per molti di loro. Oltre che per il montepremi da 20mila dollari, infatti, tutti i giocatori in gara sono scesi in campo per mostrare al mondo le loro abilità.
Non solo il torneo è andato in onda sul canale Twitch di Red Bull, ma il Campus Clutch ha già dimostrato di essere terreno fertile per il reclutamento di nuovi talenti di organizzazioni grandi e piccole. Sono decine i giocatori che dal torneo dell'anno scorso sono arrivati in squadre minori dei loro Paesi d'origine ma c'è stato anche chi è arrivato direttamente ai livelli più alti. Un player del team che ha vinto l'anno scorso, Mohamed "shalaby" Shalaby del team Egitto, infatti, è stato reclutato dal team Vitality, una delle organizzazioni che fa parte della nuova lega in semi franchise che Riot Games lancerà l'anno prossimo. Da giocatore universitario a player di un team che ha una possibilità di arrivare a (e forse vincere) i mondiali: è questa la promessa del Campus Clutch.
Un ecosistema fluido e sostenibile
Per comprendere l'importanza del Campus Clutch è utile immaginare l'ecosistema esportivo di Valorant come una piramide. La base è formata da tanti giocatori che vogliono scalarla per diventare professionisti. Per arrivare direttamente a un'organizzazione prestigiosa a 18 anni non basta essere delle divinità con il mouse, serve anche una discreta base di follower, una scorciatoia riservata a pochi. Per tutti gli altri c'è la lenta scalata dei ranghi, da una squadra locale a una nazionale, sperando di arrivare a un team europeo in grado di giocarsi il mondiale.
Il nuovo ecosistema creato da Riot Games permette di portare le squadre dai loro campionati regionali fino ai tornei più importanti, ma non c'è un collegamento diretto con la scena grassroots, quella amatoriale o semi professionistica. Questo perché sarebbe impossibile visto il numero elevatissimo di squadre che vogliono partecipare. Affidando a Red Bull la costruzione di un circuito globale e prestigioso, lo sviluppatore californiano ha creato una sorta di ponte tra questi due mondi nella forma di una vetrina nazionale e globale che può mettere il talento di un giocatore sotto gli occhi di un'organizzazione che compete ad alti livelli.