L'eco di una possibile modifica nella visualizzazione dei prezzi su Amazon ha scatenato un acceso dibattito tra la Casa Bianca e il colosso dell'e-commerce. L'ipotesi, emersa da un report di Punchbowl News, secondo cui Amazon avrebbe potuto mostrare i dazi aggiuntivi accanto al prezzo dei prodotti, ha provocato una reazione immediata da parte della portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, che ha definito l'iniziativa un "atto ostile e politico".
La polemica si inserisce in un contesto di crescenti tensioni commerciali, con l'imposizione di dazi che stanno avendo un impatto significativo sui rivenditori di tutto il mondo.
Il difficile rapporto tra l'amministrazione Trump e le aziende
La dichiarazione di Leavitt ha sollevato interrogativi sulla natura del rapporto tra il governo e le grandi aziende tecnologiche. La portavoce ha citato un articolo di Reuters del 2021, suggerendo un presunto legame tra Amazon e la propaganda cinese: "Amazon ha stretto una partnership con un'ala della propaganda cinese", ha detto Leavitt. Tuttavia, è importante sottolineare che tale riferimento appare datato e non direttamente connesso alla questione dei dazi. La rapidità e la durezza della reazione da parte della Casa Bianca evidenziano come l'amministrazione stia monitorando attentamente le mosse delle aziende in relazione alle politiche commerciali.
La risposta di Amazon non si è fatta attendere. Attraverso il portavoce Tim Doyle, l'azienda ha chiarito che l'idea di mostrare i costi dei dazi era stata presa in considerazione unicamente per i prodotti venduti tramite Haul, la piattaforma di Amazon dedicata a prodotti a bassissimo costo spediti direttamente dalla Cina. Doyle ha categoricamente smentito che tale ipotesi sia mai stata approvata o che verrà implementata sul sito principale di Amazon. Questa precisazione mira a circoscrivere la potenziale portata della controversia, limitandola a una specifica sezione del business dell'azienda.
Nonostante la smentita di Amazon, la vicenda mette in luce una questione cruciale: la trasparenza dei costi per i consumatori nell'era del commercio globale. L'introduzione di dazi da parte di diversi paesi sta inevitabilmente influenzando i prezzi dei beni importati. Diversi rivenditori, come evidenziato da CNBC e Reuters, hanno già aumentato i prezzi o stanno riconsiderando la loro partecipazione a eventi promozionali come il Prime Day a causa dell'incremento dei costi. Anche aziende del settore automobilistico, come Volkswagen, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, starebbero valutando l'aggiunta di una "tassa di importazione" ai prezzi dei veicoli interessati dai dazi.
L'aumento dei prezzi non riguarda solamente i grandi rivenditori o le case automobilistiche. Anche piattaforme di e-commerce specializzate in prodotti a basso costo come Shein e Temu hanno annunciato rincari in risposta ai dazi. Questo scenario delinea un impatto diffuso delle politiche commerciali sui consumatori finali, che si trovano a dover affrontare prezzi più elevati per una vasta gamma di prodotti. Nintendo Switch 2 e altre console, per esempio, rimangono tra i prodotti fatti in Cina colpiti dai dazi USA al 145%.
E voi che cosa ne pensate? Apprezzereste avere una visione più chiara dei componenti che vanno a comporre il costo finale dei vari prodotti? Diteci la vostra nei commenti qua sotto.