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Cyberpunk 2077 e Devotion, dopo aver ingannato i videogiocatori ora CD Projekt si genuflette davanti alla Cina

Non fosse bastato il caso Cyberpunk 2077 a gettare delle ombre lunghissime su CD Projekt, si è aggiunto anche quello Devotion, con il sospetto di censura cinese.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   17/12/2020

Dopo il caso Cyberpunk 2077, arriva anche il caso Devotion a gettare ombre sul comportamento di CD Projekt e sulla sua comunicazione, che di questi tempi non ne sta azzeccando una.

I fatti relativi a Cyberpunk 2077 dovrebbe essere noti a tutti e non ci dilungheremo troppo nel trattarli. Riassumendo: alla stampa viene data soltanto la versione PC, quella bella, per alzare il Metacritic, mentre le atroci versioni PS4 e Xbox One vengono opportunamente nascoste fino al lancio, generando la reazione inferocita da parte degli acquirenti, che giustamente si sono sentiti truffati dopo otto anni di attesa e avviando una via crucis di comunicati ufficiali che invece di risolvere la faccenda, hanno reso ancora più velenoso il clima.

Il caso Devotion è più piccolo, quasi insignificante per le masse urlanti, che come sempre si curano soltanto del loro orticello, senza riuscire a vedere al di là del loro naso, ma è altrettanto grave, perché mostra una bieca sudditanza dello studio polacco, e più in generale dell'occidente, verso la Cina, un mercato ormai troppo importante per scontentare chi lo controlla.

Parliamone

Devotion uscì a inizio 2019 e fu ritirato da Steam per offese al presidente cinese Xi Jinping. Alcuni utenti individuarono nel gioco un disegno satirico che lo ritraeva insieme a Winnie the Pooh (l'accostamento è semplicemente illegale in Cina), accompagnato dalla parola "deficiente". Rimuovere l'immagine e chiedere scusa non bastò e Red Candle Games si vide anche revocare la licenza dal governo cinese.

Da allora di Devotion non si seppe più nulla, a parte per l'uscita di un'edizione fisica in tiratura limitatissima e per alcune iniziative mirate alla sua conservazione come quella dell'Archivio Videoludico della Cineteca di Bologna. Questo almeno fino a ieri, quando GOG, negozio digitale per PC controllato da CD Projekt, ha annunciato che avrebbe pubblicato il gioco il 18 dicembre. Purtroppo la festa per la lieta novella è durata pochissimo, giusto una manciata d'ore, perché in seguito a non meglio specificate lamentele da parte di non si sa bene quali e quanti videogiocatori, GOG ha deciso di non mettere più in vendita Devotion.

Naturalmente la scusa addotta dal negozio polacco per questo clamoroso dietrofront non ha convinto nessuno ed è stato subito evidente a tutti che ci siano state pressioni da parte della Cina per bloccare il gioco. Del resto se si fosse movimentata una massa tale di persone da avere il potere di convincere un negozio digitale a non vendere un prodotto appena annunciato, oltretutto nel giro di così poco tempo, da qualche parte ce ne sarebbe traccia. Invece gli unici videogiocatori che stanno affollando i post di GOG sui social (su Twitter in particolare) sono quelli giustamente indignati per questa assurda decisione.

Tutto ci saremmo aspettati da questo 2020 tranne che a dicembre saremmo stati qui a parlare di CD Projekt come di uno studio che inganna i suoi clienti e che censura la vendita di un gioco nel suo negozio, sottostando ai dettami di una dittatura.