Un lungo e dettagliato resoconto di Nathan Halverson, pubblicato su Reveal, getta delle nuove, lunghissime ombre su Facebook e sulla sua dirigenza.
L'accusa è chiara e gravissima: Facebook avrebbe investito moltissimo nell'ideare e favorire sistemi atti a ingannare i bambini e i loro genitori con giochi free-to-play, così da fargli spendere soldi in microtransazioni, a volte addirittura inconsapevolmente. Quando i genitori hanno protestato perché si sono ritrovati con i conti correnti dilapidati, Facebook ha rifiutato di rimborsarli.
La storia è emersa da 135 pagine di documenti, che comprendono anche email aziendali e conversazioni tra personaggi di spicco di Faceboook, in cui la pratica di ingannare i minori emergerebbe chiaramente e avrebbe anche un nome "Friendly Fraud" (frode amichevole).
Nel corso degli anni, alcuni impiegati di Facebook hanno provato ad avvertire i responsabili della situazione. Addirittura un gruppo avrebbe creato un sistema per evitare le frodi verso i minori, ma i dirigenti si sarebbero sempre rifiutati di implementarlo, perché l'obiettivo che tutti dovevano perseguire era quello di massimizzare i ricavi.
Da notare che gli spenditori compulsivi venivano chiamati "balene", esattamente lo stesso nome che nell'ambiente dei casinò viene dato ai grandi spenditori.