Lena Pietsch, direttore delle comunicazioni politiche di Facebook, ha risposto al reportage di 60 Minutes, "The Facebook Whistleblower", tramite il quale una ex-dipendente ha rivelato i segreti dell'algoritmo e della disinformazione del social network.
Ecco le sue dichiarazioni a nome di Facebook: "Ogni giorno i nostri team devono bilanciare la protezione del diritto di miliardi di persone di esprimersi apertamente con la necessità di mantenere la nostra piattaforma un luogo sicuro e positivo. Continuiamo a fare miglioramenti significativi per affrontare la diffusione di disinformazione e contenuti dannosi. Suggerire che incoraggiamo i cattivi contenuti e non facciamo nulla è semplicemente falso".
Sulle affermazioni che la ricerca interna ha mostrato che l'azienda non sta facendo abbastanza per sradicare l'odio, la disinformazione e la cospirazione:
"Abbiamo investito molto in persone e tecnologia per mantenere la nostra piattaforma sicura, e abbiamo fatto della lotta alla disinformazione e della condivisione di informazioni autorevoli una priorità. Se qualsiasi ricerca avesse identificato una soluzione esatta a queste sfide complesse, l'industria tecnologica, i governi e la società le avrebbero risolte molto tempo fa. Abbiamo una grande esperienza nell'usare le nostre ricerche - così come le ricerche esterne e la collaborazione con esperti e organizzazioni - per informare gli utenti sulle modifiche alle nostre app".
Riguardo all'affermazione che gli interessi economici all'interno di Facebook sono disallineati, e che il desiderio di generare maggiore coinvolgimento sulla piattaforma e il profitto superano la sicurezza in alcuni casi, ha affermato:
"Ospitare contenuti che incitano all'odio è un male per la nostra comunità, un male per gli inserzionisti e, infine, un male per il nostro business. Il nostro interesse è quello di fornire un'esperienza sicura e positiva per i miliardi di persone che usano Facebook. Ecco perché abbiamo investito così tanto nella sicurezza".
In merito all'affermazione che il cambiamento delle "Meaningful Social Interactions" nel 2018 ha amplificato i contenuti polemici e d'incitamento all'odio, ha affermato:
"L'obiettivo del cambiamento del 'Meaningful Social Interactions' è nel nome stesso: migliorare l'esperienza delle persone dando la priorità ai post che attirano interazioni, in particolare conversazioni, tra famiglia e amici - che le ricerche dimostrano essere positive per il benessere delle persone - e deprivilegiare i contenuti pubblici. La ricerca mostra anche che la polarizzazione di contenuti estremi è cresciuta negli Stati Uniti per decenni, molto prima che piattaforme come Facebook esistessero, e che sta diminuendo in altri paesi dove l'uso di Internet e Facebook è aumentato. Abbiamo il nostro ruolo da svolgere e continueremo a fare cambiamenti coerenti con l'obiettivo di rendere l'esperienza delle persone più significativa, ma incolpare Facebook ignora le cause più profonde di questi problemi e tutte le relative ricerche".
Per quanto riguarda l'affermazione che le misure di sicurezza sono state messe in atto, e poi ritirate, abbiano reso Facebook meno sicuro in vista del 6 gennaio, la rappresentate afferma:
"Abbiamo trascorso più di due anni a prepararci per le elezioni del 2020 con investimenti massicci, più di 40 team in tutta l'azienda, e oltre 35.000 persone che lavorano sulla sicurezza. Nell'introdurre gradualmente e poi regolare ulteriori misure di emergenza prima, durante e dopo le elezioni, abbiamo preso in considerazione specifici segnali apparsi sulla piattaforma e le informazioni derivanti dal nostro continuo e regolare impegno con le forze dell'ordine. Quando questi segnali sono cambiati, sono cambiate anche le misure. È sbagliato affermare che queste misure sono state la ragione del 6 gennaio - le misure di cui avevamo bisogno sono rimaste in vigore fino a febbraio, e alcune come il non raccomandare nuovi gruppi civici o politici rimangono in vigore fino ad oggi. Queste scelte erano tutte parte di una strategia molto più grande per proteggere le elezioni sulla nostra piattaforma -- e siamo orgogliosi di quel lavoro".
Ecco una dichiarazione aggiuntiva sulla risposta di Facebook alle organizzazioni pericolose apparse sulla piattaforma prima dell'insurrezione del Campidoglio del 6 gennaio:
"Abbiamo bandito centinaia di movimenti sociali militarizzati, eliminato decine di migliaia di pagine, gruppi e account QAnon dalle nostre app, e rimosso il gruppo #StopTheSteal. Questo si aggiunge alla nostra rimozione e ripetuta interruzione di vari gruppi di odio, tra cui Proud Boys, che abbiamo bandito nel 2018. In definitiva, la responsabilità risiede in coloro che hanno infranto la legge, e nei leader che li hanno incitati. Facebook ha preso misure straordinarie per affrontare i contenuti dannosi e continueremo a fare la nostra parte. Abbiamo anche lavorato aggressivamente con le forze dell'ordine, sia prima del 6 gennaio che nei giorni e nelle settimane successive, con l'obiettivo di garantire che le prove che collegano i responsabili del 6 gennaio ai loro crimini siano disponibili per i pubblici ministeri."
Riguardo a Instagram che ha deciso di interrompere il lancio di una versione per gli utenti più giovani, la rappresentate ha affermato: "Sebbene siamo convinti del valore che questa esperienza fornirebbe alle famiglie, abbiamo deciso di mettere in pausa questo progetto per darci il tempo di lavorare con genitori, esperti, politici e regolatori, per ascoltare le loro preoccupazioni, e per dimostrare l'importanza di questo progetto per i giovani adolescenti online. La realtà è che i ragazzi sono già online, e crediamo che lo sviluppo di esperienze adeguate alla loro età e progettate specificamente per loro sia molto meglio di quanto sia disponibile attualmente".
Potete trovare le dichiarazioni dell'ex-dipendente qui.