Alcuni investitori USA, Michael Burry (reso famoso da Big Short) su tutti, non credono che la situazione di Gamestop sia disastrosa come appare: la maggior parte dei suoi negozi sono in attivo e, soprattutto, nei prossimi anni le console di nuova generazione, PS5 e Xbox Scarlett, non abbandoneranno il formato fisico. Insomma, secondo loro la vendita di videogiochi nei negozi continuerà, quindi non ha senso non investirci sopra acquistando azioni.
Il problema per Gamestop, come fatto notare dal Dr. Serkan Toto su Twitter, è che il digitale continua a incalzare e cresce a ritmi vertiginosi, a scapito dei formati fisici. Attualmente il 70% circa dei ricavi dei publisher occidentali proviene dal digitale. Inoltre, negli ultimi due anni, anche i publisher giapponesi come Square Enix hanno visto crescere enormemente il settore digitale. Per dire: Nintendo, una delle compagnie più legate al formato fisico, ha registrato una crescita dei ricavi digitali del 65%.
Peggio ancora per Gamestop (e in generale per tutti i negozi che vendono videogiochi in formato fisico) è l'avanzare dei modelli economici free-to-play, games-as-a-service e cloud, che schivano quasi del tutto i negozi fisici, riducendo la domanda generale. Il tutto va a impattare sul principale business della catena, ossia quello dei giochi usati, letteralmente crollato durante l'ultima generazione di console.
Insomma, ottimismo sì, ma se Gamestop non cambia il suo modello di business alla svelta rischia di non risollevarsi mai più e di diventare una nuova Blockbuster.