Il gaming in streaming è il futuro di questa industria. Tutte i colossi chein qualche modo fanno parte di questo settore lo ripetono costantemente. Google, Amazon, Microsoft e Sony, ma anche Nvidia si stanno persino muovendo in quella direzione investendo miliardi di dollari in tecnologie, marketing e infrastrutture. Tutto questo, però, non sembra tenere conto di una cosa: il giocatore. Per questo ci chiediamo: ma voi volete giocare in streaming?
Questo scollamento tra dove vanno gli investimenti e dove va la realtà sta diventando sempre più evidente. Tutte le grandi compagnie legate in qualche modo ai videogiochi (tranne l'impassibile Nintendo) stanno investendo miliardi di dollari in infrastrutture, tecnologie e marketing per proporci la soluzione in streaming migliore di tutte. Tra chi non offre alternative (Google Stadia e Amazon Luna) e chi lo sta facendo in punta di piedi (Sony) ci sono ormai tantissimi attori che si affacciano su di un mercato che, ad essere generosi, ancora non esiste.
Eppure a sentire i vari proclami, questo non è futuro remoto, quanto il presente. Il 5G, la fibra ottica, la compatibilità di un maggior numero di device, i sistemi in abbonamento: le specifiche tecniche, perlomeno nella gran parte dell'Occidente, per avere un'esperienza decente ci dovrebbero essere tutte.
Non parliamo di giocare a Cyberpunk 2077 in 4K, 60fps e senza lag come (in teoria) garantito da Stadia, ma di un'esperienza discreta in FullHD. Per questo dovrebbe ormai bastare un normale smartphone e una rete in 4G. Una cosa alla portata di molti.
Però quali sono gli effettivi numeri e la penetrazione di mercato di queste iniziative? Se Google Stadia, sfortunatamente, sembra afflitta da una confusa gestione di marketing, più che da limiti intrinsechi della piattaforma, quali sono le proiezioni di xCloud? E i numeri mossi da PS Now, un servizio ibrido, ma proprio per questo più "sicuro"? Onestamente non ci sembra che la gente si stracci le vesti per questo genere di cose.
L'impressione, infatti, è che il vero limite sia quello che alle persone, perlomeno per il momento, giocare in streaming non interessi poi molto. Magari è perché è troppo presto, ci sono ancora casi di rigetto, magari è per limiti degli abbonamenti dati, ma magari è semplicemente perché quando si è in giro il videogioco tradizionale non funziona e per quello più casual i telefoni sono più che sufficienti. E a casa posso ottenere le stesse cose (se non migliori) con metodi più familiari.
Ci sembra che le compagnie stiano cercando di creare un servizio che per i giocatori "vecchi" è poco appagante per i limiti tecnici che ancora ci sono e che non è tarato su quelli più giovani, poco attratti dal videogioco tradizionale e che non hanno bisogno dello streaming per giocare ai loro GAAS.
Senza considerare che gli accrocchi che andrebbero attaccati ai telefoni per essere "compatibili" coi giochi tradizionali sono talmente scomodi da farci rimpiangere l'Handy Boy. Il che è tutto dire.
Diciamo che a questo punto si potrebbe cominciare a vedere l'imprinting del 3D, di Overwatch come futuro degli sport e di tutte quelle altre (magari valide) tecnologie che dovevano essere il futuro, ma che hanno solo mandato in fumo miliardi di dollari.
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