Il fallimento di Mixer è arrivato come un fulmine a ciel sereno sulla scena dello streaming video, scena in cui girano sempre più soldi, tra contratti milionari, sponsorizzazioni e donazioni, ma che evidentemente ha un problema di prospettiva.
Microsoft aveva investito moltissimo sulla piattaforma, attirando personalità di primissimo livello, come Tyler "Ninja" Blevins e Michael "Shroud" Grzesiek, pagandole cifre da capogiro (si parla di 40 milioni di dollari in cinque anni per il primo e di dieci milioni di dollari, sempre in cinque anni, per il secondo).
Nonostante gli sforzi e i nomi coinvolti, Mixer non è mai decollato e, anzi, le superstar di cui sopra si sono ritrovate improvvisamente con milioni di seguaci in meno e con dei live stream relativamente poco seguiti. La domanda da porsi, a questo punto inevitabile, è a quanto servano davvero personaggi simili, ossia, che che valore hanno in termini di movimentazione del pubblico? Non che Ninja e Shroud siano rimasti completamente a secco passando a Mixer, solo che sono stati assorbiti nel nulla che era la piattaforma, finendo per ridimensionarsi rispetto a chi, rimasto su Twitch, ha continuato a macinare milioni di seguaci. Quanto conta il personaggio e quanto la piattaforma? Gli utenti vanno su Twitch perché c'è Pokimane (tanto per fare un nome noto) o seguono Pokimane perché è su Twitch?
Naturalmente all'interno di una piattaforma la fama personale conta, altrimenti basterebbe mettere un gatto nel forno a microonde per diventare famosi, ma al di fuori di essa?
In questo il mondo dei live stream si dimostra ancora una volta retto da meccanismi psicologici fin troppo simili a quelli della vecchia televisione, con gli spettatori che si comportano come quei vecchi che guardano anche le repliche di programmi che già hanno visto, pur di non passare da Rai 1 a Rai 2. Cambiano le tecnologie, ma certi comportamenti rimangono sostanzialmente identici. Del resto nemmeno Pippo Baudo riuscì a portarsi dietro il suo pubblico passando dalla Rai a Mediaset. Ai più sembrerà una semplice battuta, ma crediamo che descriva bene la situazione. Ecco, forse la cosa più triste dell'intera faccenda, licenziamenti a parte, è che sulla più moderna delle piattaforme si verifichino dinamiche che appartengono al secolo scorso. Prima per molti era una sforzo immane cambiare canale, ora è uno sforzo immane cambiare sito.