89

Mixer, il fallimento annunciato, i Ninja e gli Shroud che non servono a niente e Pippo Baudo

Il fallimento di Mixer apre una ferita profonda nel mondo dello streaming video, dove stanno girando sempre più soldi ma dove pare che conti di più la piattaforma del personaggio.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   23/06/2020

Il fallimento di Mixer è arrivato come un fulmine a ciel sereno sulla scena dello streaming video, scena in cui girano sempre più soldi, tra contratti milionari, sponsorizzazioni e donazioni, ma che evidentemente ha un problema di prospettiva.

Microsoft aveva investito moltissimo sulla piattaforma, attirando personalità di primissimo livello, come Tyler "Ninja" Blevins e Michael "Shroud" Grzesiek, pagandole cifre da capogiro (si parla di 40 milioni di dollari in cinque anni per il primo e di dieci milioni di dollari, sempre in cinque anni, per il secondo).

Nonostante gli sforzi e i nomi coinvolti, Mixer non è mai decollato e, anzi, le superstar di cui sopra si sono ritrovate improvvisamente con milioni di seguaci in meno e con dei live stream relativamente poco seguiti. La domanda da porsi, a questo punto inevitabile, è a quanto servano davvero personaggi simili, ossia, che che valore hanno in termini di movimentazione del pubblico? Non che Ninja e Shroud siano rimasti completamente a secco passando a Mixer, solo che sono stati assorbiti nel nulla che era la piattaforma, finendo per ridimensionarsi rispetto a chi, rimasto su Twitch, ha continuato a macinare milioni di seguaci. Quanto conta il personaggio e quanto la piattaforma? Gli utenti vanno su Twitch perché c'è Pokimane (tanto per fare un nome noto) o seguono Pokimane perché è su Twitch?

Parliamone

Naturalmente all'interno di una piattaforma la fama personale conta, altrimenti basterebbe mettere un gatto nel forno a microonde per diventare famosi, ma al di fuori di essa?

In questo il mondo dei live stream si dimostra ancora una volta retto da meccanismi psicologici fin troppo simili a quelli della vecchia televisione, con gli spettatori che si comportano come quei vecchi che guardano anche le repliche di programmi che già hanno visto, pur di non passare da Rai 1 a Rai 2. Cambiano le tecnologie, ma certi comportamenti rimangono sostanzialmente identici. Del resto nemmeno Pippo Baudo riuscì a portarsi dietro il suo pubblico passando dalla Rai a Mediaset. Ai più sembrerà una semplice battuta, ma crediamo che descriva bene la situazione. Ecco, forse la cosa più triste dell'intera faccenda, licenziamenti a parte, è che sulla più moderna delle piattaforme si verifichino dinamiche che appartengono al secolo scorso. Prima per molti era una sforzo immane cambiare canale, ora è uno sforzo immane cambiare sito.