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Ubisoft è in crisi nera: puntare tutto su Assassin's Creed e poche altre IP maggiori è la mossa giusta?

Ubisoft per superare la sua profonda crisi finanziaria sembra voler puntare esclusivamente su poche IP ma di grande appeal commerciale. Ma sarà veramente la mossa giusta?

NOTIZIA di Stefano Paglia   —   14/03/2025
La key art di Assassin's Creed Mirage

Non è un segreto che Ubisoft non se la stia passando proprio benissimo negli ultimi anni. Tra videogiochi che si sono rivelati fallimentari o sottotono e progetti cancellati l'azienda lo scorso settembre ha registrato un calo del valore delle azioni del 60% in un solo anno e nel giro di cinque anni in totale queste sono scese dell'80%. Insomma, serve un cambio di rotta deciso, ma a prescindere da quale sarà la soluzione scelta, pare proprio che la strategia sarà incentrata su una manciata di IP dal forte traino, incluso ovviamente Assassin's Creed.

Nello specifico, grazie ai report di Bloomber è possibile supporre che al momento siano al vaglio due opzioni per salvare Ubisoft da un fine tremenda e al tempo stesso impedire che la compagnia venga acquisita, togliendone il controllo alla famiglia Guillemot. Tra queste c'è la possibilità di un buyout, ovvero riacquistare le azioni della compagnia per toglierla dal mercato azioniario e renderla nuovamente privata, permettendo quindi alla famiglia Guillemot di avviare un una ristrutturazione interna, che probabilmente porterà la chiusura di studi per stabilizzarla economicamente. L'altra, di cui si sta parlando nelle ultime ore, vede la creazione di una nuova società che andrà a incorporare esclusivamente le IP maggiori di Ubisoft. Un sistema simile a una "bad company" e "good company", che permetterebbe di separare gli asset di valore e redditizi da quelli meno desiderabili, costosi e che frenano la crescita in borsa.

Una Assassin's Creed Inc. può funzionare?

Non entrerò troppo a fondo sulla questione dal punto di vista economico, ma, a prescindere da quale sarà l'opzione scelta, è chiaro che l'obiettivo di Ubisoft è quello di snellire la struttura della compagnia puntando solo su una manciata di IP dal forte richiamo (e quindi dal successo quasi garantito) ed eliminare la "zavorra", ovvero quelle IP di minore appeal sul pubblico, e di conseguenza gli studi che ci lavorano. Per certi versi lo ha confermato anche lo stesso CEO, Yves Guillemot. Il mese scorso ha parlato di investimenti mirati su due pilastri principali, ovvero le avventure open world (Assassin's Creed, Far Cry) e giochi live service (il sempreverde Rainbow Six Siege e The Crew Motorfest) e ha preannunciato l'arrivo di ulteriori tagli al personale. Del resto, se si vuole puntare solo su una manciata di IP, i quasi 20.000 dipendenti dell'azienda sono troppi e rappresentano un costo da sgonfiare quanto più possibile.

Come siamo arrivati a questa situazione? Potremmo puntare il dito alla gestione dell'azienda negli ultimi 10 anni, incapace di sapersi innovare e differenziare la propria offerta con nuove IP di valore o riportando in auge quelle del passato. Immortals Fenyx Rising e Mario + Rabbids rappresentano quasi delle eccezioni in mezzo ai numerosi Far Cry, Assassin's Creed e Watch Dogs (quest'ultima pare un'altra serie finita nel dimenticatoio, tra l'altro). Non che non ci abbia provato, sia chiaro, ma nel farlo ha puntato al mercato dei live service senza una strategia precisa e i risultati sono stati titoli come Hyper Scape, Rainbow Six Extraction e il clamoroso flop di XDefiant. E stavo quasi per dimenticarmi di Skull and Bones, mentre meglio sorvolare sulla parentesi (fortunatamente molto breve) NFT. Nel mezzo si è tentata anche la via dei giochi basati su licenze di grande richiamo, come Avatar: Frontiers of Pandora e Star Wars Outlaws, ma sappiamo come è andata. Prince of Persia The Lost Crown è una perla indubbiamente, ma non sposta l'ago della bilancia in una gestione che ha portato Ubisoft a ridimensionare il suo ruolo nell'industria videoludica e allontanare i giocatori.

Ma puntare esclusivamente su Assassin's Creed e poche altre IP, con tra l'altre alcune che hanno perso di blasone e appeal negli anni, come Far Cry, The Division e The Crew, sarà veramente la scelta giusta per la "ripartenza" di Ubisoft e garantire la sua sopravvivenza in un'industria che sta attraversando una fase critica? Oppure rischia di compromettere ulteriormente la sua capacità di creare nuovi giochi e attirare nuovi giocatori? Ai posteri l'ardua sentenza, ma nel frattempo fateci sapere cosa ne pensate nei commenti.

Questo è un editoriale scritto da un membro della redazione e non è necessariamente rappresentativo della linea editoriale di Multiplayer.it.