Alcuni clienti di Wata Games, compagnia attiva sul mercato dei videogiochi del passato, hanno lanciato una class action per tentare di mettere fine a quello che viene definito come un vero e proprio racket creato per far lievitare artificialmente il prezzo di alcuni giochi, come Super Mario 64 e The Legend of Zelda.
A lanciare la class action sono stati Jacob Knight, Jack Cribbs e Jason Dohse, che l'hanno depositata alla Central District Court della California.
L'accusa contro Wata Games, posseduta da Collectors Universe, è quella di aver creato una bolla nel collezionismo di retro giochi, ingannando i clienti e dando vita a un vero e proprio racket criminale.
Di base, i collezionisti inviano i loro giochi a Wata per determinarne le condizioni e la rarità. Wata chiede dei soldi per accelerare il processo e prende una commissione del 2% sui giochi dal valore di più di 2.500 dollari.
Secondo i collezionisti, Wata li avrebbe derubati facendo lievitare artificialmente il valore del mercato dei giochi retrò, così da far pagare il prezzo premium per i suoi servizi, oltretutto impiegando molto tempo a rispedire i giochi indietro ai proprietari.
I tempi di attesa medi per riavere i giochi hanno raggiunto i 150 giorni, con alcuni casi particolarmente gravi che hanno raggiunto i diciotto mesi, come quello di un Fire Emblem: Path of Radiance per GameCube.
Accuse del genere non sono nuove nel mercato del collezionismo videoludico. Molte di quelle della class action nascono da un documentario dello youtuber Karl Jobst che accusò Wata Games, Heritage Auctions e vari collezionisti di collusione per far crescere il prezzo di alcuni titoli. In effetti la situazione nel mondo del retrogaming è diventata davvero opaca, con i prezzi che sono aumentati enormemente negli ultimi anni, spesso per motivi ignoti.