Xbox e la sua dirigenza hanno ricevuto una pioggia di critiche dopo la notizia della chiusura di Tango Gameworks, Arkane Austin e altri due team appartenenti agli Xbox Game Studios, Alpha Dog Games e Roundhouse Games.
Il motivo del feroce dissenso (espresso, pur in maniera posata, anche dal creative director di Arkane Lyon, Dinga Bakaba) non è dovuto semplicemente alle decisioni prese dai vertici della casa di Redmond, quanto piuttosto a come queste scelte cozzino con le dichiarazioni degli scorsi mesi.
Dopo l'acquisizione di Bethesda, ad esempio, Phil Spencer ha detto che sarebbe andato a Tokyo per incontrare gli sviluppatori di Tango Gameworks, "un team per le cui creazioni nutro grande rispetto: ho parlato a lungo del nostro desiderio di avere più di uno studio first party in Giappone e questo rappresenta per noi un grande passo."
L'anno scorso Aaron Greenberg, vicepresidente del marketing di Xbox, ha invece detto che "Hi-Fi RUSH è stata una vera e propria hit per noi e i nostri utenti, da tutti i punti di vista e sotto ogni aspettativa. Non potremmo essere più felici per ciò che i ragazzi di Tango Gameworks sono riusciti a realizzare con questo lancio a sorpresa."
Era davvero necessario?
Adam Boyes, attualmente Co-CEO di Iron Galaxy Studios, ha pubblicato in concomitanza con la notizia della chiusura di Tango Gameworks e Arkane Austin un post con gli ultimi risultati finanziari di Microsoft, che parlano di un incremento delle entrate pari al 17% e ben 21,9 miliardi di dollari di profitti.
Contemporaneamente, il noto leaker Nick Baker ha scritto, ironicamente, di essere sicuro che tutto il restante staff di Microsoft si senta estremamente tranquillo in relazione al proprio posto di lavoro e ciò produrrà straordinari risultati per quanto concerne lo sviluppo dei prossimi giochi.
L'insider Klobrille, che nei momenti più difficili e controversi di Xbox non si è mai sottratto nell'esprimere le proprie perplessità, ha scritto che l'acquisizione di Activision Blizzard sembra aver cambiato in peggio l'atteggiamento di Microsoft e di non riconoscere più il brand di cui è sempre stato un convinto sostenitore.