"Mi costruirò un RPG con blackjack e personaggi fantasy. Anzi, senza RPG" avrebbe detto probabilmente Bender pensando a un gioco come Battlejack. In verità, l'ibridazione videoludica del gioco di carte con caratteristiche appartenenti ad altri tipi di passatempo è una tecnica ormai ben diffusa e consolidata in ambito mobile, che ha portato a soluzioni anche molto originali e riuscite, come in Card Thief di Tinytouchtales, pertanto ha perso da tempo la sua carica di originalità. Questo ha portato però anche a un raffinamento generale delle formule, per cui possiamo trovare dei titoli veramente interessanti basati sulla strutture di antichi giochi di carte riconvertiti in videogiochi più o meno complessi. In questo caso abbiamo a che fare con il buon vecchio blackjack, a cui viene aggiunto il consueto comparto di carte collezionabili e una buona dose di evoluzione in stile RPG e dell'immancabile grinding, che associato alla struttura free-to-play, come prevedibile, sfiora pericolosamente e talvolta cade in pieno nella buca del "pay to win", tuttavia non in maniera così sistematica e inevitabile da rovinare tutta la composizione. La base è quella tradizionale del gioco di carte a cui si fa riferimento: si tratta di cercare di arrivare con una mano quanto più vicini possibile al numero 21, senza però superarlo per non rovinare completamente il turno. Questo è l'elemento aleatorio del gioco, quello più propriamente vicino allo spirito dell'originale d'azzardo, a cui però si aggiunge tutto un complesso sistema di gestione del mazzo di carte corrispondente a personaggi da schierare in battaglia, che risultano fondamentali per l'andamento degli scontri, oltre alla fortuna e al rischio calcolato che sono tipici del blackjack. In un certo senso, è come se quest'ultimo rappresentasse l'elemento aleatorio (sebbene parzialmente calcolabile) all'interno della sovrastruttura ruolistica, un po' come il lancio dei dadi lo è nella meccanica classica del gioco di ruolo.
Partitella contro il male
La somma delle carte determina dunque il grado di efficacia dell'attacco, ma questo dipende in gran parte anche dalla composizione del party di personaggi. Questo è composto da cinque carte corrispondenti ad altrettanti combattenti, ognuno legato ad uno dei cinque elementi di base presenti (acqua, terra, fuoco, luce e oscurità), collegati tra loro da rapporti di forza incrociati sullo stile del classico sasso/carta/forbice. Ogni personaggio è caratterizzato da abilità speciali che vanno utilizzate e dosate con tempismo e saggezza, possibilmente combinandole tra loro, dunque c'è molto altro al di là del raggiungimento del "21" da assimilare per vincere le battaglie. Il contorno fantasy costruito intorno al gioco merita ben poche parole, con una veloce accozzaglia di cliché che sostanzialmente ci vedono impegnati a combattere contro il male a suon di carte, con buona pace delle esigenze narrative degli appassionati di RPG. Quello che invece si distanzia dall'anonimato è la caratterizzazione grafica di carte, creature e personaggi che denotano quantomeno una certa cura nell'aspetto estetico, e in un gioco che punta anche sul fattore del collezionismo rappresenta un elemento di importanza non secondaria. In ogni caso, la scarsa attenzione per storia ed elementi di sfondo porta a concentrarci esclusivamente sull'azione, ed è solo questa che conta: gli scontri durano a volte pochi secondi e sono veloci fiammate che si adattano perfettamente alla fruizione mobile, oltre a stimolare il classico grind senza appesantire il tutto con tempi troppo allungati. Certo chi ama il gameplay profondo e strutturato e la cura negli elementi di contorno difficilmente si troverà appagato da Battlejack, che premia piuttosto la velocità d'esecuzione e la progressione continua. Ogni area esplorabile è scandita da vari livelli corrispondenti a scontri, e a intervalli regolari ci troviamo di fronte a un boss, rendendo la progressione della difficoltà piuttosto bilanciata anche se nei livelli più avanzati diventa necessario ricorrere ad un po' di grind e tornare dunque anche a percorrere livelli già conclusi per alzare le statistiche delle proprie carte/personaggi, anche perché risulta fondamentale la gestione delle varie carte con l'eventuale assimilazione di altre carte o la spesa di monete, tutti elementi conquistabili in battaglia. Tutto questo porta ovviamente all'affacciarsi delle tipiche dinamiche del free-to-play con microtransazioni, che possono aiutare fortemente il giocatore azzerando i tempi di attesa per l'apertura degli scrigni/ricompense e per la disponibilità di cibo necessario per avviare le quest. Il percorso in single player ovviamente è destinato a esaurirsi dopo non troppo tempo, ma l'introduzione di una modalità PvP in arena aiuta a mantenere vivo l'interesse, nonostante qualche discrepanza nel matchmaking.
Conclusioni
La fusione tra gioco di carte, carte collezionabili e gioco di ruolo non è una gran novità e abbiamo visto soluzioni anche più originali e caratterizzate in passato, tuttavia Battlejack ha dalla sua una notevole compattezza, data forse da una semplicità generale della struttura. Il blackjack, l'evoluzione ruolistica dei personaggi e i rapporti di forza in stile morra cinese riescono a incastrarsi bene l'uno con l'altro senza mai appesantire più di tanto il gameplay, che risulta sempre estremamente semplice e molto veloce, anche troppo. Al di là della meccanica dello scontro e della progressione ossessiva del mazzo di carte c'è ben poco ad amalgamare il tutto in qualcosa che abbia un'identità precisa, ma se vi fate prendere dal meccanismo Battlejack può rappresentare per un po' un ottimo passatempo da smartphone.
PRO
- Meccanica dello scontro ben congegnata
- Stile grafico semplice ma accattivante
- Gestione delle carte coinvolgente
CONTRO
- Narrazione e lore praticamente assenti
- Elementi puramente ruolistici ridotti al lumicino
- Il pay to win è una minaccia concreta, a un certo punto