Siamo ormai abituati a considerazioni tipo "non è un gioco, è un'esperienza", da quando la sperimentazione videoludica si è aperta all'esplorazione di nuove strade narrative. Abbiamo anche imparato, col tempo, a guardare con un certo sospetto alcune di queste produzioni, perché dopo lo stupore e l'interesse iniziale lo spirito critico ha ripreso il suo posto e abbiamo iniziato a prendere un po' le misure anche su questa new wave espressiva. Quel che è certo, a questo punto, è che prodotti di questo tipo non possono essere valutati secondo il metro tradizionale, perché di fatto non sono videogiochi nel senso stretto del termine, ma si presentano come nuove forme ibride di narrazione e intrattenimento. Florence rientra perfettamente in questa categoria allargata, ma prima di essere liquidato con il solito "è un titolo peculiare, non per tutti", considerate un paio di cose: la prima è che gli autori sono il team Mountains, che hanno collaborato in precedenza su Monument Valley e hanno dunque delle basi notevoli in ambito mobile, oltretutto supportati da un publisher come Annapurna che è in breve diventato un marchio di richiamo nelle produzioni "alternative".
La seconda è che Florence racconta un argomento che stranamente è stato trattato poco (e male) in ambito videoludico, ovvero l'amore. Proprio quella fonte d'ispirazione che si può considerare fondamentale ed eterna nei vari ambiti dell'espressione artistica, non è mai riuscita a trovare uno spazio importante nei videogiochi, altro elemento distintivo di questo particolare medium e del suo discusso rapporto con l'arte in generale. E l'argomento viene trattato con una grazia particolare: lontano dall'affettazione e dal parossismo, l'amore tra Florence e Krish sembra vero e sentito, proprio nel suo essere rappresentato in maniera così semplice e solo apparentemente leggera, tra situazioni e gesti comuni con cui è facile entrare in contatto profondo. Ma non si limita nemmeno a questo, perché Florence inquadra l'amore in una visione più profonda e ampia, diventando una sorta di lieve inno alla vita, alla crescita e ai suoi preziosi insegnamenti.
L'amore all'improvviso
La storia, di per sé, non è nulla di particolarmente originale, tra incipit svolgimento e conclusione, ma è il modo in cui viene presentata a caratterizzare tutta l'esperienza. È un po' lo stesso aspetto che è stato particolarmente esaltato in altri titoli ad impianto prettamente narrativo come Gone Home o What Remains of Edith Finch, anche se questi potevano contare comunque su una complessità e una stratificazione di letture che mancano completamente a Florence, più incentrato sulla rappresentazione grafica e sulla stimolazione di ricordi e sensazioni tipiche dell'innamoramento e fasi successive. La parte ludica è ridotta ai minimi termini, spezzettata in mini-game che richiedono un impegno minimo ma che si scoprono organizzati secondo un senso logico in funzione delle fasi raccontate nella storia: il noioso e stupido accoppiamento dei numeri uguali per presentare il grigio lavoro a cui la protagonista è legata, il distratto e monotono scorrere tra i post social e i "like", l'imbarazzo nello scegliere cosa tenere e cosa togliere dalla libreria quando i due decidono di andare a vivere insieme o la composizione dei balloon per i dialoghi che diventa sempre più semplice via via che il ghiaccio si scioglie e la coppia comincia ad affiatarsi, per diventare poi velocissima e quasi furiosa nelle fasi di lite. È probabilmente questo l'aspetto che più risalta in Florence, ovvero il modo in cui l'azione di "gioco", se così si può definire, sottolinea perfettamente quello che va in scena nella storia dei due innamorati, per il resto illustrata meravigliosamente dai disegni di Mountains e dalla colonna sonora strumentale. Si tratta dunque di una specie di nuova forma di graphic novel, che necessariamente si appoggia su un impianto comunicativo più semplice in quanto privo di parole ma capace di parlarci nel profondo e in maniera diretta proprio per il nostro coinvolgimento attivo nel suo svolgersi.
Conclusioni
Le azioni basilari e intuitive richieste in Florence ricalcano la semplicità della storia messa in scena in questo modo così meravigliosamente delicato e al contempo incisivo. Non è una storia dagli spunti particolarmente originali, piuttosto una riflessione sulla forza dirompente e sulle conseguenze dell'amore in una vita qualsiasi come quella di Florence e di Krish, dove possiamo facilmente ritrovarci tra quegli episodi così comuni e insieme straordinari. È interessante il modo in cui l'azione ludica si incastra in maniera sensibile con quanto viene raccontato, anche se la sua semplicità è anche eccessiva, unita peraltro a una durata veramente scarsa di tutta l'esperienza.
PRO
- Bella esperienza audio-visiva
- Ottima integrazione fra azione e narrazione
- Storia ordinaria ma coinvolgente
CONTRO
- Fin troppo semplice, nell'azione e nella storia
- Si conclude in circa mezz'ora
- Non ci sono motivi particolari per tornarci sopra