Dopo undici anni e nove film, anche per Scarlett Johansson è venuto il momento di appendere il costume al chiodo come hanno fatto Chris Evans e Robert Downey Jr. prima di lei. È una strana lettera di addio, però, dato che nel Marvel Cinematic Universe il suo personaggio è morto nel corso di Avengers: Endgame. I viaggi nel tempo, le resurrezioni e le realtà alternative non c'entrano: Black Widow, il film con cui sarebbe dovuta cominciare ufficialmente la Fase 4 e che invece è stato continuamente spostato a causa della pandemia, per poi essere distribuito a partire dal 7 luglio al cinema e dal 9 su Disney+ con Accesso VIP, è un gigantesco flashback. Diretto da Cate Shortland, si svolge tutto nel periodo di tempo che separa il finale di Captain America: Civil War dall'inizio di Avengers: Infinity War, raccontandoci un'avventura di Natasha Romanoff che avrà importanti ripercussioni sui prossimi film e serie TV. Ma è anche una pellicola di cui avevamo davvero bisogno?
Ovviamente, se non avete ancora visto il film vi avvertiamo che nelle prossime righe troverete una serie di riferimenti agli eventi narrati.
La storia tra passato e presente
I primissimi minuti di Black Widow sono tra i più avvincenti e agghiaccianti nella decennale storia del Marvel Cinematic Universe. Il montaggio durante i titoli di testa, in particolare, suggerisce subito il tono cupo e oscuro di una pellicola chiaramente incentrata sulla violenza e l'abuso nei confronti dei minori. Come abbiamo detto, è un lungo flashback che comincia con un altro flashback: lo scorcio della strana vita di una famiglia nell'Ohio del '95 si trasforma ben presto in un film di spionaggio che nelle atmosfere ricorda molto l'eccellente Captain America: The Winter Soldier. Natasha Romanoff è in fuga dopo aver violato gli Accordi di Sokovia insieme a Steve Rogers e gli altri Avengers. Decisa a ricominciare altrove, Nat si ritrova a fare i conti col passato quando subisce l'attacco di un nemico mascherato che la costringe a cercare la sua sorellastra Yelena Belova, interpretata dalla bravissima Florence Pugh.
Tra fughe rocambolesche e scontri all'ultimo sangue, le due Vedove Nere decidono di smantellare definitivamente la Stanza Rossa che Nat credeva di aver distrutto uccidendo il suo ideatore, il generale Dreykov (Ray Winstone). Non è la prima volta che sentiamo questi nomi. In Avengers: Age of Ultron, Nat aveva spiegato a Bruce Banner che nella Stanza Rossa addestravano le spie sovietiche come lei, arrivando a sterilizzarle chirurgicamente per controllarle meglio. Nel primissimo Marvel's The Avengers del 2010, era Loki a nominare "la figlia di Dreykov" e il senso di colpa che Nat si portava dentro per averla assassinata. Black Widow ci spiega esattamente che cos'è successo e a cosa si riferiva nei battibecchi con Occhio di falco in cui i due tiravano spesso in ballo Budapest.
Per ricostruire questo mosaico, Natasha e Yelena rimettono insieme la loro famiglia disfunzionale, composta da Alexei Shostakov, un David Harbour in grande spolvero che interpreta il Captain America russo chiamato Red Guardian, e Melina Vostokoff, una Rachel Weisz brava come sempre ma forse poco sfruttata in quasi due ore di pellicola. Nel ricostruire questo stravagante nucleo di estranei che hanno finto così bene di appartenersi gli uni agli altri fino a crederci davvero, Natasha scoprirà il vero senso della famiglia e si renderà conto dell'importanza che gli Avengers hanno avuto nella sua vita. Ma che Natasha fosse il cuore pulsante della squadra lo avevamo capito già da tempo ed era diventato chiarissimo in Avengers: Endgame, perciò la domanda che ci dobbiamo fare veramente sui titoli di coda di Black Widow non può che essere la seguente: c'era davvero bisogno di questo film?
Due famiglie sono meglio di una?
La risposta è: sì e no. Sì, perché Natasha era l'unico membro fondatore degli Avengers senza un film di origini, che si meritava assolutamente dopo il suo nobile sacrificio in Avengers: Endgame. Ricordate? Si è uccisa al posto di Clint su Vormir per produrre la Gemma dell'Anima con cui Hulk ha riportato indietro ogni essere vivente dissolto da Thanos, ma nonostante ciò abbiamo sempre saputo troppo poco su di lei, sul suo passato e sui retroscena summenzionati. D'altra parte, la storia scritta da Jac Schaeffer e Ned Benson non aggiunge nulla di poi così rilevante al Marvel Cinematic Universe per come lo conosciamo. Okay, nel film scopriamo dove Natasha ha preso il gilet che indossa sopra il costume in Avengers: Infinity War, e anche come si è procurata il jet con cui lei, Captain America e Falcon estraggono la Visione e Wanda dopo l'agguato dell'Ordine Nero. A parte queste informazioni tutt'altro che fondamentali, Black Widow sembra esistere soltanto in funzione della scenetta dopo i titoli di coda, stinger in cui avrebbe dovuto debuttare il personaggio di Valentina Allegra de Fontaine.
Il personaggio interpretato da Julia Louis-Dreyfus, invece, ha fatto il suo esordio nel quinto episodio di The Falcon and the Winter Soldier. Qui la brevissima scenetta sembrerebbe solo imbastire la premessa per la serie TV incentrata su Occhio di falco, ma è chiaro che l'intero film ha uno scopo ancora più importante: presentare al mondo quella che, con ogni probabilità, sarà l'erede di Scarlett Johansson nei prossimi film sugli Avengers, e cioè Florence Pugh. Non è un caso che il maggior lavoro di caratterizzazione nel film sia incentrato tutto su di lei. Yelena è un personaggio spavaldo e accattivante, molto meno freddo e calcolatore rispetto alla sorella maggiore, con un grandissimo potenziale in termini di storie e caratterizzazione. L'alchimia che si instaura tra le due è la forza motrice di tutto il film.
Del resto, le scene "famigliari" che coinvolgono il quartetto sono intime e spassose, e l'ottima Cate Shortland le dirige facendo scivolare Natasha praticamente sullo sfondo, un po' per sottolineare il suo senso di isolamento e disagio, un po' per dare più spazio al resto del cast. Sfortunatamente, i ruoli assegnati a questi bravissimi attori non sono tutti allo stesso livello. Se Yelena è praticamente la protagonista della storia insieme a Natasha, la Melina della Weisz ha pochissimo materiale su cui lavorare, a parte qualche scena davvero toccante, mentre il Red Guardian di Harbour è in sostanza una gag ambulante che offre poche scene d'azione valide e strappa giusto qualche risata, più grazie all'eccentrica interpretazione dell'attore diventato famoso come lo sceriffo Hopper in Stranger Things che per l'autentico valore delle sue battute.
Il resto del cast è... passabile. Ray Winstone è un villain odioso ma monotematico, che non riserva sorprese particolari e sembra decisamente ispirato alla figura di Harvey Weinstein: non è un caso che la Johannson, anche produttrice, lo abbia accomunato al movimento #MeToo. Il Rick Mason di O-T Fagbenle è sostanzialmente un deus ex machina che esiste solo per giustificare le attrezzature e la libertà di movimento di una fuggitiva. Taskmaster, infine, è una vera delusione. Non vi diremo assolutamente chi si cela dietro la sua maschera perché è un colpo di scena importantissimo, ma possiamo assicurarvi che la storia di questo popolare personaggio è stata pesantemente rimaneggiata rispetto ai fumetti. E questo non è un problema; purtroppo, però, la Shortland e i coreografi non hanno saputo valorizzare la sua peculiare capacità di imitare gli stili di combattimento.
Taskmaster dovrebbe essere un avversario formidabile che gli Avengers nei fumetti hanno spesso sconfitto a fatica, visto che lui è in grado di mimare ogni loro attacco o strategia. Nel film, però, i suoi scontri con la Vedova Nera e gli altri sono brevi e dimenticabili, ma in generale abbiamo avuto l'impressione che la regista australiana, più a suo agio nei momenti intimi e nei dialoghi pacati, abbia voluto riempire il film di esplosioni e scene d'azione spesso gratuite e poco equilibrate. Lo scontro finale, per esempio, è una delle scene più spettacolari, eccessive ed elaborate nella storia dei Marvel Studios, e ci ha lasciati a bocca aperta per alcune trovate davvero mozzafiato; tutti gli altri scontri, invece, non ci hanno convinto, a cominciare dalla insensata zuffa tra sorelle nel rifugio di Budapest che non si capisce cosa voglia dimostrare o la sequenza della valanga, talmente tirata per le lunghe da risultare stucchevole.
In definitiva, Black Widow comincia bene seguendo le orme di Captain America: The Winter Soldier, ma poi si perde per strada e si trasforma in un normalissimo film d'azione come tanti altri che preferisce riempire lo schermo di esplosioni e combattimenti quando avrebbe potuto soffermarsi di più sui personaggi e i loro rapporti. A livello tecnico, la produzione ha fatto un buon lavoro nonostante tutti i problemi che ha causato il COVID, anche se qualche effetto speciale appare visibilmente più debole e artefatto rispetto ai film precedenti o addirittura alle serie TV. In questo senso, vale la pena ricordare anche l'ottima colonna sonora composta da Lorne Bolfe, che riesce a mantenere un ritmo sobrio in ogni sequenza del film e smorza un po' l'eccessività di alcune scene forse pure troppo caotiche.
Conclusioni
Multiplayer.it
6.5
Black Widow è un film divertente, che intrattiene soprattutto grazie all'interpretazione del cast, ma non è certo tra i più memorabili del Marvel Cinematic Universe. Ci ha fatto piacere rivedere Scarlett Johannson in questo ruolo per un'ultima volta, tuttavia bisogna ammettere che l'intero film sembrerebbe essere stato girato solo per giustificare un ultimo contratto e non perché si sentiva veramente il bisogno di raccontare questa storia. È un tassello trascurabile di questo universo cinematografico in espansione, un momento di passaggio prima dei prossimi pezzi da novanta: da vedere se si amano l'attrice e i film targati Marvel Studios, limitando le proprie aspettative.
PRO
- Il cast è ottimo, in particolare Florence Pugh
- È uno dei film più cupi e violenti nel MCU
- Il toccante rapporto tra Nat e la sua "famiglia"
CONTRO
- Troppe scene d'azione superflue
- Le gag di Red Guardian sono troppe e diventano stucchevoli
- Il personaggio di Taskmaster è stato sfruttato malissimo