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The Book of Unwritten Tales 2, la recensione su Nintendo Switch

Torniamo ad Aventasia, questa volta con Nintendo Switch, per un'altra versione di The Book of Unwritten Tales 2.

RECENSIONE di Giorgio Melani   —   06/02/2019
The Book of Unwritten Tales 2
The Book of Unwritten Tales 2
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Sono passati più o meno quattro anni dalla prima uscita di The Book of Unwritten Tales 2 su PC ma il gioco di KING Art resta ancora oggi una delle maggiori espressioni delle avventure grafiche moderne nel classico stile punta e clicca. Certo, il sistema di riferimento ha subito qualche modifica nel frattempo, con la solita ricca produzione in ambito indie e soprattutto in seguito al clamoroso ritorno di Ron Gilbert e Gary Winnick con Thimbleweed Park, che rappresenta adesso un nuovo paradigma per il genere anche nel panorama contemporaneo, ma The Book of Unwritten Tales 2 è una creatura sostanzialmente diversa, come cercheremo di illustrare in questa recensione. Da parecchio tempo ormai le avventure grafiche di questo tipo non rientrano più nei modelli produttivi standard tipo tripla A, a causa della naturale evoluzione del mercato che ha portato giochi del genere ad essere sempre più decentrati ai margini dello sviluppo videoludico, dedicati a un pubblico di nicchia rispetto al periodo d'oro degli anni '80 e '90.

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Tuttavia, il punta e clicca non è mai scomparso dalla scena ed è stato alimentato in gran parte dalla produzione indie e in particolare da una serie di team provenienti soprattutto dall'Europa (e dalla Germania nello specifico), protagonisti di una vera e propria new wave dell'avventura grafica, nella quale rientra in pieno anche KING Art Games. The Book of Unwritten Tales rappresenta probabilmente uno dei migliori titoli in assoluto di questa "nuova" ondata di avventure, anche se ormai si può parlare di prodotti consolidati e ben inseriti all'interno dell'industria moderna. Sul secondo capitolo restano dunque fondamentalmente validi giudizi che abbiamo espresso nella prima recensione su PC e in quella successiva in formato iOS, anche se su Nintendo Switch ci sono da fare delle valutazioni aggiuntive.

Fantasy maturo ma non troppo

I due elementi che caratterizzano principalmente l'esperienza di gioco, per quanto riguarda le avventure grafiche, sono sicuramente la narrazione (intesa come insieme di storia, costruzione della sceneggiatura e scrittura dei dialoghi) e il puzzle design e su entrambi i fronti The Book of Unwritten Tales 2 ha raggiunto dei livelli qualitativi davvero ottimi. La storia è complessa e sfaccettata, grazie alla presenza di vari personaggi da interpretare, ognuno con un background ben stabilito e personalità molto sviluppate, in grado di ispessire la trama con diverse linee narrative destinate a intersecarsi in maniera perfetta nel corso della lunga avventura, che dura circa un ventina di ore e per un gioco di questo genere si tratta di un tempo veramente notevole. Il problema può essere il fatto di basarsi sugli eventi accaduti nel primo capitolo per spiegare gli elementi di partenza nella storia di ogni personaggio, dunque per apprezzare fin da subito le diverse personalità e motivazioni di ognuno l'ideale sarebbe conoscere quanto accaduto prima: ma il capostipite non è mai uscito su console, dunque si consiglia magari di recuperare la storia precedente in qualche modo.

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Non è facile maneggiare il fantasy senza scadere in temi e situazioni piuttosto abusate e ormai di scarsa attrattiva per chi non è appassionato del genere, ma uno dei pregi maggiori di KING Art è proprio l'essere stata in grado di giocare sugli elementi canonici dell'ambientazione con intelligenza e leggerezza, riuscendo a parodiare ma senza prendere in giro in maniera scontata. Come abbiamo detto in precedenza, sotto certi aspetti la scrittura qui si avvicina allo spirito di Terry Pratchett, con la sua capacità di fondere elementi tratti da fantasy e fiabesco mischiandoli a una sorta di satira sociale che coinvolge la cultura popolare a diversi livelli. L'epopea dei quattro protagonisti attraversa momenti effettivamente epici, ma senza prendersi mai troppo sul serio e riuscendo a non appiattire i protagonisti su ruoli troppo standardizzati. Tutto questo avviene soprattutto grazie alla qualità dei dialoghi, che in alcuni momenti si avvicina davvero alla grande tradizione LucasArts (sebbene, lo ribadiamo, Thimbleweed Park si ponga su un livello decisamente superiore su questo fronte). Da segnalare il fatto che il gioco è interamente parlato in inglese ma con testi in italiano, caratterizzati da una buona traduzione.

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Muovi e clicca

Riuscire a muoversi in equilibrio tra creatività e logica senza scadere da una parte nell'astruso o dall'altra nel banale è un problema di notevole entità nella costruzione degli enigmi per un'avventura grafica dal tono fondamentalmente umoristico come questa. L'ambientazione fantasy/fiabesca fornisce situazioni e contesti strani e imprevedibili, cosa che aiuta a costruire puzzle fuori dalla norma e in questo senso The Book of Unwritten Tales 2 riesce a proporre sfide sempre piuttosto interessanti per l'intelletto. Non è un gioco semplice, anche perché gli enigmi si strutturano spesso in più fasi e in certi casi richiedono l'utilizzo cooperativo di più personaggi, dunque le possibilità si moltiplicano e le soluzioni non sono visibili facilmente, ma il design piuttosto aperto consente di poter lavorare su diversi problemi e dunque avanzare in varie direzioni, riducendo l'effetto frustrante del rimanere bloccati su un singolo enigma. L'interazione tra personaggi e i dialoghi tornano protagonisti anche come elementi attivi del gameplay, perché è nel testo che solitamente si trovano gli indizi per capire come utilizzare gli oggetti dell'inventario e interagire con gli elementi dello scenario.

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Purtroppo, la versione Nintendo Switch si porta dietro un difetto intrinseco delle versioni console del gioco, ovvero un adattamento dell'interfaccia al controller non proprio ottimale. Nonostante la presenza eventuale del touch screen, che forse avrebbe potuto fornire almeno un'alternativa al sistema di controllo, con una soluzione che peraltro era apprezzabile già sui dispositivi mobile, The Book of Unwritten Tales 2 su Nintendo Switch sfrutta esclusivamente i controlli attraverso stick analogico e tasti. Un'interfaccia nata per essere fruita con mouse e tastiera è sempre problematica da adattare a input diversi, ma le conversioni di avventure grafiche punta e clicca su console sono ormai all'ordine del giorno e sicuramente abbiamo visto adattamenti migliori in questo senso. La risposta ai comandi impartiti con lo stick analogico non è sempre precisa e spesso risulta difficile riuscire a puntare l'oggetto giusto, considerando anche la quantità di elementi interattivi presenti sullo schermo, che almeno possono essere evidenziati alla semplice pressione di un tasto, con una soluzione sicuramente apprezzabile. L'interfaccia senza comandi a schermo, che risultava molto intuitiva ed elegante su PC, qui diventa alquanto macchinosa, con la sua alternanza dei tasti da utilizzare e il sistema un po' farraginoso previsto soprattutto quando si tratta di usare oggetti dell'inventario.

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Conclusioni

Versione testata Nintendo Switch
Prezzo 29,99 €
Multiplayer.it
8.4
Lettori (4)
8.0
Il tuo voto

The Book of Unwritten Tales 2 su Nintendo Switch ripropone sostanzialmente la stessa ottima avventura grafica che è stata ampiamente apprezzata su PC, arricchendo in maniera notevole il catalogo della console Nintendo con un grande esponente di questo genere diventato un po' desueto. La qualità della scrittura e della costruzione degli enigmi è indiscutibile e pone questo titolo di KING Art ai vertici della produzione moderna di avventure grafiche. L'unico difetto oggettivo, che però può significare molto in termini di fruizione, è il sistema di controllo che ostacola alquanto un'esperienza altrimenti estremamente godibile.

PRO

  • Un'avventura lunga e ben costruita
  • Personaggi e dialoghi molto interessanti
  • Giusto equilibrio tra creatività e logica negli enigmi

CONTRO

  • Il sistema di controllo è alquanto scomodo
  • Il fantasy/fiabesco all'apparenza un po' classico può essere poco attraente