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Vengeful Guardian: Moonrider, la recensione di un altro grande sguardo verso il passato di JoyMasher

La recensione di Vengeful Guardian: Moonrider, un'altra celebrazione del passato di JoyMasher, che guarda a Shinobi e Mega Man.

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   11/01/2023
Vengeful Guardian: Moonrider, la recensione di un altro grande sguardo verso il passato di JoyMasher
Vengeful Guardian: Moonrider
Vengeful Guardian: Moonrider
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Oniken, uscito nel 2014, seguiva una filosofia molto semplice, che era quella di riprendere un certo modo di concepire i videogiochi su console negli anni '80, sia a livello di meccaniche che di estetica. A stupire non fu tanto lo sguardo rivolto verso il passato in sé, quanto la capacità dimostrata di saper manipolare la materia originale, rileggendola in chiave moderna per creare un'esperienza rifinitissima, quasi autoriale nella dedizione dimostrata. Oniken non era solo un gioco vintage, ma un bel gioco vintage, che valeva la pena di giocare a prescindere dall'aver vissuto l'epoca a cui si rifaceva. JoyMasher, il team di sviluppo, ha mantenuto la stessa visione del videogioco anche con le uscite successive, cercando però sempre di rifarsi a modelli differenti. Così Odallus: The Dark Call è uscito fuori come un mix perfetto di elementi presi dalle serie Castlevania e Makaimura (compreso lo spin-off Demon's Crest), mentre il successivo Blazing Chrome è il miglior Contra dei tempi moderni, molto superiore ai tentativi fatti da Konami di rivitalizzare la serie (Contra: Rogue Corps... brrr).

Nella recensione di Vengeful Guardian: Moonrider vedremo come JoyMasher abbia guardato di nuovo agli anni '80 e '90 per tirare fuori un titolo perfetto per il 2023.

Meccaniche di gioco

Vengeful Guardian: Moonrider è ispirato a diversi titoli degli anni '80 e '90
Vengeful Guardian: Moonrider è ispirato a diversi titoli degli anni '80 e '90

Eliminiamo subito alcuni dubbi: Vengeful Guardian: Moonrider non è un metroidvania, non vuole esserlo e non è interessato a seguire la scia degli action 2D moderni. Il suo punto di riferimento più evidente nelle meccaniche di gioco è la serie Shinobi di SEGA, ma in realtà guarda anche a una moltitudine di altri giochi, come i Mega Man (soprattutto nei boss), Hagane e Cannon Dancer, per citarne alcuni. Quindi aspettatevi dei livelli essenzialmente lineari, in alcuni casi molto difficili (mai impossibili) con qualche segreto sparso qua e là da trovare. Nemmeno la possibilità di decidere l'ordine con cui affrontare gli stage è una concessione ai tempi moderni, visto che non mancava nella già citata serie Mega Man (tanto per fare un esempio). La forza di Vengeful Guardian: Moonrider, che è anche il suo limite più evidente, è proprio il suo puntare tutto su meccaniche del passato, ma rifinite in modo quasi ossessivo.

Quindi il protagonista, Moonrider, di base può saltare, correre, attaccare frontalmente con la sua spada, realizzando al massimo una combo (niente attacchi multidirezionali), può scendere in picchiata sui nemici e può saltare sulle pareti. Dispone anche di una barra energetica legata ad alcuni poteri, come una lancia laser, un boomerang di fuoco, un super scatto e altri ancora. Questi ultimi si sbloccano finendo i vari livelli. Perlustrando le mappe può inoltre trovare dei bonus che può attivare (massimo due alla volta) per ottenere dei vantaggi... o degli svantaggi. Ad esempio può sviluppare il doppio salto, oppure il potere di recuperare energia uccidendo i nemici. I giocatori più hardcore avranno anche la possibilità di morire subendo un singolo colpo, così da alzare il livello di sfida alle stelle.

Esperienza a 16-bit

Vengeful Guardian: Moonrider ha dei momenti davvero difficili
Vengeful Guardian: Moonrider ha dei momenti davvero difficili

Quindi abbiamo un platform action stile 16-bit duro e puro, in cui guidare un guerriero ninja ribelle, che decide di aiutare l'umanità contro lo stesso regime oppressivo che lo ha creato. In realtà il suo obiettivo principale è la vendetta contro il potere costituito e i super soldati che lo difendono. Il tutto si estende per otto livelli galvanizzanti, con il primo che funge da tutorial e vede la fuga di Moonrider dal laboratorio in cui era tenuto, poi altri sei dedicati alla ricerca e all'uccisione dei super guerrieri (affrontabili nell'ordine desiderato) e, infine, l'ultimo stage, diviso in due parti, dove la storia trova la sua naturale conclusione.

Le mappe di loro sono molto varie. Moonrider dovrà penetrare in edifici di massima sicurezza, alcuni parzialmente allagati, saltare sulle astronavi della flotta degli oppressori, fuggire da un grosso robot in una foresta, evitare delle trappole laser, saltare su delle piattaforme in movimento circondate da scariche elettriche e, più in generale, affrontare tanti pericoli, fino allo scontro finale.

In Vengeful Guardian: Moonrider non mancano livelli alternativi, come questo a bordo di una moto
In Vengeful Guardian: Moonrider non mancano livelli alternativi, come questo a bordo di una moto

Non mancano alcune sequenze a bordo di una moto, pensate per spezzare il ritmo delle sezioni platform e tante piccole variazioni sul tema che consentono di arrivare fino alla fine di Vengeful Guardian: Moonrider senza provare mai un senso di ripetitività. Parlando di nemici, il grosso è formato dalle truppe dell'esercito dei super guerrieri, che vanno dai classici soldati armati di fucile, a dei ninja armati di spade rotanti, passando per droni killer e creature mutate, come dei pesci decisamente aggressivi o degli insetti volanti che, indovinate un po', non vedono l'ora di farci la pelle.

Ci sono naturalmente anche i boss, più di uno per livello in realtà. Di solito la regola seguita è quella di mettere uno o due avversari di metà livello legati allo stesso, per poi concludere con un super guerriero. In generale i boss offrono una buona sfida, ma non tengono mai bloccati troppo a lungo. Hanno tutti i loro schemi d'attacco e alcuni sono particolarmente spettacolari, tra bestioni biocibernetici, robot e astronavi giganti. Il tutto funziona davvero alla perfezione e non presenta particolari sbavature, tanto che chi ama questo genere di operazioni non dovrebbe starci troppo a pensare e lanciarsi lanciarsi all'avventura.

In alcuni momento la grafica è davvero bella, per quanto retrò
In alcuni momento la grafica è davvero bella, per quanto retrò

C'è da dire che nella sua radicalità stilistica, Vengeful Guardian: Moonrider può risultare poco digeribile per un pubblico non particolarmente tollerante verso un gameplay cristallizzato nel tempo come quello offerto, confezionato in una grafica che richiama alcuni titolo per Mega Drive (non per niente la console sulla quale sono usciti moltissimi capitoli della seri Shinobi). Quindi è natura che se operazioni del genere non vi interessano o vi causano l'herpes, potete anche guardare altrove senza troppi drammi. Evidentemente non è questo il gioco che fa per voi e non vuole nemmeno esserlo.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Nintendo eShop
Prezzo 16,99 €
Multiplayer.it
8.5
Lettori (7)
5.1
Il tuo voto

Vengeful Guardian: Moonrider è il frutto più maturo di uno studio di sviluppo che non smette di stupire per la capacità che ha di guardare ai videogiochi classici, individuandone i punti di forza così da replicarli in modo perfetto, pur rimaneggiandoli per ottenere un risultato ogni volta unico. Il paradosso è che proprio il suo più grande punto di forza è la sua maggiore debolezza, perché Vengeful Guardian: Moonrider sembra disinteressato a parlare a un pubblico moderno, mirando esclusivamente a coloro che sono in grado di comprendere e apprezzare le sue numerose fonti. Bello e scontroso allo stesso tempo, quasi spietato nel suo non voler scendere a compromessi.

PRO

  • Uno Shinobi perfetto
  • I livelli sono ben disegnati e molto vari
  • Può essere un modo per scoprire una filosofia di gioco differente

CONTRO

  • Spigoloso se non si è vissuta una certa epoca