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Wolfenstein 2, la recensione per Nintendo Switch

A qualche mese di distanza dall'ottimo DOOM, Panic Button porta su Switch anche Wolfenstein II

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   28/06/2018
Wolfenstein II: The New Colossus
Wolfenstein II: The New Colossus
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Wolfenstein II riprende l'eccellente narrativa portata avanti da MachineGames per il reboot della serie Bethesda, mettendoci nuovamente nei panni di William J. Blazkowicz dopo i rocamboleschi eventi di The New Order. Il soldato americano si era risvegliato, dopo anni di stato vegetativo indotto da una ferita quasi mortale, in un mondo in cui i nazisti hanno vinto la seconda guerra mondiale e controllano l'intero pianeta con il pugno di ferro, eliminando qualsiasi opposizione con indicibile violenza. Uno scenario che "Blazko" non poteva tollerare e che lo ha spinto a rimettersi in gioco, organizzando una resistenza insieme a un manipolo di sopravvissuti, fino a colpire duramente il regime, in particolare il crudele dottor William "Deathshead" Strasse e le sue aberrazioni tecnologiche.

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Al termine dell'ultimo episodio, il protagonista aveva deciso di sacrificarsi per far saltare in aria un quartier generale nazista, ma scopriamo in The New Colossus che è sopravvissuto, salvato dai suoi amici proprio all'ultimo momento e trasportato a bordo del sottomarino che il gruppo era riuscito a rubare all'esercito nemico. Risvegliatosi dopo alcuni mesi per via delle gravi ferite riportate, Blazkowicz si ritrova ancora una volta in mezzo ai fragori della battaglia, con la differenza che non si regge in piedi, ha le gambe atrofizzate e alcuni organi interni compromessi, ma deve lottare ugualmente... anche perché la sua compagna, Anya, sta per dargli dei figli. Potrebbe mai lasciarli da soli in un mondo simile?

Gameplay e struttura: un gioiello di sparatutto

Sono le idee a caratterizzare in maniera forte l'esperienza di Wolfenstein II: The New Colossus, le situazioni che gli autori mettono in piedi per dar vita a sequenze memorabili, che si tratti di azione vera e propria o semplici cutscene. Nelle primissime fasi della campagna, ad esempio, ci si ritrova a combattere a bordo di una sedia a rotelle, con tutto ciò che ne consegue, mentre qualche minuto dopo Blazkowicz entra in possesso della potente armatura Da'at Yichud utilizzata in The New Order da Caroline Becker e riesce in questo modo a recuperare forza e mobilità, oltre alla capacità di respingere i proiettili e sfondare piccoli sportelli.

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Nella seconda parte della storia la situazione cambia ulteriormente, quando vengono introdotti tre dispositivi che il protagonista può utilizzare per acquisire la capacità di distruggere porte e barriere in corsa, attraversare passaggi ristretti oppure spiccare balzi e raggiungere piattaforme poste a grande altezza. Ogni setup si riflette sulla gestione della salute del personaggio, aumentando o diminuendo il valore massimo di energia vitale e di armatura, mentre sul fronte dell'arsenale si registra l'importante novità delle due armi impugnate contemporaneamente, stavolta anche di tipo differente. Potremo dunque tenere una mitragliatrice nella mano destra e un lanciagranate nella sinistra, così da ottenere il miglior risultato possibile in termini di danno e precisione, anche e soprattutto contro i nemici corazzati.

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Questi ultimi rilasciano le solite armi speciali una volta sconfitti, con l'aggiunta in questo sequel di ulteriori strumenti fuori dal comune, che dipendono anche dalla scelta che ci viene chiesto di fare all'inizio, attraverso l'espediente di un flashback, e che riprende gli eventi del prologo di The New Order: abbiamo sacrificato Fergus o Wyatt? La presenza dell'uno o dell'altro personaggio produce anche in questo caso alcune differenze in termini di narrazione, visto che i due si ritrovano protagonisti di sequenze specifiche che spingono senza dubbio a completare The New Colossus due volte per vederle tutte: ne vale certamente la pena, per i siparietti di Fergus e del suo pazzo braccio meccanico o per la buffa discesa di Wyatt nel tunnel delle droghe allucinogene.

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In entrambi i casi, a fare da contorno alla campagna, che dura circa dodici ore, c'è anche un set di missioni extra che si sbloccano raccogliendo determinati codici dai corpi dei capitani nazisti e decifrandoli con un'apposita macchina per individuare la posizione di nuovi ufficiali da eliminare, tornando all'interno di determinati scenari. A conti fatti, il lavoro svolto da MachineGames con il gioco risulta eccellente, specie sul fronte narrativo e della direzione, caratterizzata da tempi perfetti e supportata da un ottimo doppiaggio in italiano, molto sentito e convincente. Si poteva fare qualcosa di più per quanto concerne la gestione delle armi o la stessa varietà dell'arsenale, sebbene sia in ogni caso preferibile un numero minore di fucili, dotati però di una precisa personalità, piuttosto che un'anonima abbondanza. Era inoltre lecito attendersi uno sforzo maggiore per i boss, il cui design appare rinunciatario e privo di mordente rispetto all'episodio precedente della serie.

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La versione Nintendo Switch

Non c'è dubbio che Wolfenstein II: The New Colossus sia uno sparatutto single player coi fiocchi, un punto di riferimento per il genere e un prodotto in grado di dimostrare come sia possibile raccontare in modo intenso e coinvolgente una storia così tragica, eppure aperta a qualche concessione a un umorismo brillante, cinematografico. Ma come gira Wolfenstein 2 su Nintendo Switch? Il team di sviluppo che si è occupato del porting è lo stesso di DOOM, Panic Button, e appaiono del tutto simili le soluzioni adottate per effettuare una riduzione che fosse il più possibile vicina alle versioni PC, PlayStation 4 e Xbox One del titolo, al netto ovviamente di una componentistica molto meno potente.

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Il frame rate passa anche in questo caso da sessanta a trenta fotogrammi al secondo, con un pacing impeccabile solo finché la situazione sullo schermo non si fa complicata: nel momento in cui i nemici sono tanti e la battaglia infuria è impossibile non notare qualche incertezza e qualche scatto di troppo. Il medesimo inconveniente si verifica anche durante determinate cutscene, e la cosa in effetti dà molto fastidio: speriamo si tratti di un problema che il team possa sistemare rapidamente con una patch. La resa visiva generale appare sensibilmente inferiore rispetto alle altre piattaforme, è chiaro che le superfici sono state ricoperte con texture a risoluzione più basa, ma ci sono momenti in cui la grafica è un po' troppo "sfocata", quasi come se incappasse in un impazzimento dovuto alla risoluzione dinamica, che scende più del dovuto a prescindere dal carico computazionale. Lo si nota bene nell'immagine che abbiamo catturato, qui sotto.

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Si tratta tuttavia di sacrifici tutto sommato accettabili, se consideriamo che si è riusciti a portare uno sparatutto così spettacolare su di una console portatile, senza snaturarlo né operare tagli a livello di contenuti. A tal proposito, però, casca un po' il proverbiale asino, perché l'edizione Switch di Wolfenstein II non include nativamente i tre DLC single player de Le Cronache della Libertà, che verranno rilasciati a parte, a pagamento: peccato, anche perché non si tratta di contenuti imprescindibili, anzi. Tornando alla portabilità, appare senza dubbio come la feature più significativa di questa versione, che anche in termini di controlli fa le cose per bene fin da subito.

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È infatti possibile utilizzare i comandi tradizionali, cercando di compensare la scarsa precisione dello stick analogico destro e la sua eccessiva zona morta spostando il personaggio con lo stick sinistro e sperando nel supporto della mira semiautomatica, oppure attivare la rilevazione di movimento per poter mirare con il giroscopio integrato nei Joy-Con. Si tratta di un sistema che i fan avevano chiesto a gran voce per DOOM, venendo accontentati solo dopo qualche mese, e che si rivela in effetti simpatico e funzionale, sia che si impugni l'intera console, sia che si giochi in modalità docked, puntando l'arma col Joy-Con destro come ai tempi degli sparatutto su Wii. La possibilità di regolare la sensibilità di movimento consente di utilizzare approcci differenti, deputando al giroscopio la sola mira di precisione oppure anche i cambi di direzione: lo stick destro, in ogni caso, continua a funzionare.

Conclusioni

Multiplayer.it
8.4
Lettori (18)
8.2
Il tuo voto

Wolfenstein II: The New Colossus arriva su Switch mantenendo intatto il proprio fascino, lo straordinario comparto narrativo, il solido gunplay che su altre piattaforme abbiamo già apprezzato nell'episodio precedente e una capacità di mettere su schermo situazioni completamente fuori di testa, che lasciano il segno e restano in mente. Bisognava per forza di cose scendere a compromessi per portare questo tipo di esperienza sulla console ibrida di Nintendo, e così è stata la grafica a pagare dazio tra frame rate dimezzato (con qualche calo visibile durante le fasi più concitate) e una risoluzione sensibilmente più bassa, a tratti sfocata e impastata. Visivamente la differenza è insomma evidente, ma per fortuna sul fronte dei controlli è stata prestata qualche attenzione in più, implementando fin da subito i comandi via giroscopio nell'ambito di un sistema misto, che con un po' di pratica si rivela piacevole e naturale.

PRO

  • Narrazione di straordinaria qualità
  • Frenetico, coinvolgente e impegnativo
  • Ci sono anche i controlli a rilevazione di movimento

CONTRO

  • Grafica molto meno definita, frame rate dimezzato
  • Selezione macchinosa delle armi, boss dimenticabili
  • Non include nativamente i DLC