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The Witcher - Monografie

Parliamo della saga che sta facendo impazzire il mondo col terzo, straordinario capitolo videoludico

RUBRICA di Christian Colli   —   09/06/2015

L'attesa spasmodica per il terzo The Witcher è stata ben ripagata, a quanto sembra: ne parlano tutti in tutto il mondo, e l'avventura firmata da CD Projekt Red sembra aver messo d'accordo chiunque, sia sui suoi tanti pregi che sui suoi pochi difetti. Pensate che è piaciuto persino ai giapponesi, solitamente avversi a qualunque RPG che non ricalchi gli stilemi di Final Fantasy o Dragon Quest. Il successo della serie è il risultato del sommarsi di svariate circostanze, non ultima l'intuizione dei talentuosi Marcin Iwiński e Michal Kiciński, fondatori di CD Projekt in una Polonia in cui era da poco caduto il socialismo, prima distributori e poi sviluppatori di videogiochi che avevano visto nel ciclo letterario del Andrzej Sapkowski la chiave della loro fortuna. Dunque, alla base, il successo dei videogiochi di The Witcher si dovrebbe ascrivere soprattutto all'autore dei romanzi cui si ispirano: vediamo di scoprire chi è, e come si sia inventato le avventure di Geralt di Rivia.

Vi raccontiamo com'è nata la saga letteraria cui si ispirano i giochi firmati CD Projekt Red

L'uomo dietro lo Strigo

Nato il 21 giugno del 1948, Sapkowski ha cominciato la sua carriera nel modo più banale possibile: dopo essersi laureato in economia, aveva preso a lavorare come rappresentante alle vendite per una società straniera. Complice anche la sua ottima conoscenza della lingua, Sapkowski cominciò a lavorare in ambito letterario come semplice traduttore di racconti fantascientifici per una rivista intitolata Fantastyka. Nel 1985, Sapkowski partecipò a un concorso letterario per lo stesso giornale, proponendo una storia breve intitolata Wiedźmin, ovvero... The Witcher.

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Essendo principalmente un esperto di marketing, Sapkowski sapeva come "vendere" il suo lavoro - o meglio, sapeva cosa voleva il pubblico - e così riuscì ad arrivare al terzo posto. Nonostante ciò, il suo primo racconto riscosse un successo straordinario sia di critica, sia di pubblico, quando fu stampato e pubblicato nel 1986, spingendolo a scrivere altre storie prima per Fantastyka e poi per la seconda edizione della rivista, Nowa Fantastyka. Da quel momento, la vita di Andrzej Sapkowski prende una piega davvero strana: l'autore non è un personaggio eccentrico, né si distingue in maniera particolare da tanti altri autori di talento che prediligono la riservatezza. Di sicuro, lo scrittore polacco è super produttivo: tra il 1991 e il 1993 scrive ben tredici racconti ambientati nell'universo concepito con The Witcher, pubblicati in due antologie intitolate Miecz przeznaczenia e Ostatnie życzenie, proposte anche in Italia a cavallo del 2011 rispettivamente con i titoli La spada del destino e Il guardiano degli innocenti. In seguito, Sapkowski pubblicherà altri diciotto racconti nelle antologie Coś się kończy, coś się zaczyna e Maladie i inne opowiadania: le due raccolte, rispettivamente del 2000 e del 2012, non sono ancora state tradotte, forse anche perché solo quattro storie in totale hanno a che fare con Geralt e il suo universo fantasy, e una di esse, scritta come regalo di nozze per degli amici, rappresenta una specie di finale "alternativo" alla saga dello Strigo. Dopo varie ristampe dei suoi primi racconti, infatti, e a partire dal 1994, Andrzej Sapkowski ha cominciato a dedicarsi anima e corpo al ciclo di romanzi che l'avrebbe reso uno degli autori più famosi della Polonia e, in definitiva, del mondo intero. In Italia li abbiamo visti pubblicare a partire dal 2012, forse anche grazie al successo internazionale dei videogiochi firmati CD Projekt Red, e in particolare del secondo, ma la saga inizia ufficialmente nel 1995 con Krew elfów (da noi, Il sangue degli elfi).

Le storie di Geralt

Il sangue degli elfi inizia con una strage, quella del regno di Cintra, alla quale sfugge la nipote della regina, Cirilla: dopo svariate disavventure, "Ciri", braccata dai sicari dell'imperatore di Nilfgaard, riesce a trovare Geralt di Rivian, lo Strigo incaricato di proteggerla, che la porta con sé a Kaer Mohren.

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È l'inizio di una saga che, per molti videogiocatori, si conclude proprio in The Witcher 3: Wild Hunt, in cui si rincontrano i vari protagonisti dei libri e dei due giochi precedenti, comprese Ciri, Yennefer e Triss. Il romanzo è stato pubblicato per la prima volta nel 1994, come dicevamo, ed è ambientato almeno vent'anni dopo gli eventi delle ultime storie raccolte nei volumi La spada del destino e Il guardiano degli innocenti. La sua importanza è capitale: non solo è il primo, vero romanzo incentrato su Geralt di Rivia, ma è la colonna portante di tutta la saga e uno dei più letti e premiati dell'autore polacco. Nel 1994 ha vinto il premio Janusz A. Zajdel come miglior romanzo fantasy e nel 2009 ha conseguito il David Gemmell Legend nel Regno Unito. Pensate che nel 2011, quando ha incontrato il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, il primo ministro polacco Donald Tusk gli ha regalato una copia de Il sangue degli elfi autografata da Sapkowski. Il romanzo, in effetti, delinea le principali caratteristiche della saga e, pur spalancando le porte a tanti misteri, spiega soprattutto cos'è un "Witcher": un essere umano trasformato alchemicamente in un cacciatore di mostri dai poteri soprannaturali. Ne Il sangue degli elfi viene spiegata la fantomatica "legge della sorpresa", mutuata da altri racconti folkloristici, secondo la quale, in cambio di un favore, bisognerebbe offrire qualcosa che si ha nella propria casa senza saperlo. È la legge della sorpresa che lega inizialmente Ciri a Geralt, benché fra loro si formi col tempo un legame molto più profondo, dato che la bambina, nella quale scorre sangue elfico, ha un ruolo fondamentale da giocare nel destino del loro mondo.

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Sapkowski si ispira spesso al folklore e alle favole occidentali, quando scrive i suoi romanzi e i suoi racconti. Per esempio, ne Il male minore (Mniejsze zło) l'eroina di turno, Renfri, rappresenta sostanzialmente Biancaneve, e infatti si unisce a banda di banditi composta da sette nani. L'inghippo sta nel fatto che la regina cattiva che perseguita Renfri, la sua matrigna, teme una profezia secondo la quale le principesse nate durante un'eclissi sono destinate a trasformarsi in mostri psicopatici. Tuttavia, non è facile seguire la narrativa di Sapkowski, specie nei suoi racconti brevi: le trame che scrive non si sviluppano linearmente, i dettagli rilevanti sono offerti al lettore quasi per puro caso, alcuni personaggi sembrano giocare un ruolo cruciale per poi morire a sorpresa, rimettendo in discussione ogni cosa. Sapkowski vuole che i suoi lettori usino il cervello, e non sciorina "spiegoni" o saggi sulle meccaniche fantasy che muovono il suo mondo e i personaggi che ci vivono. L'autore, poi, si diverte a mescolare la realtà con la fantasia, metaforizzando il nostro mondo in quello di Geralt. Nei suoi romanzi menziona Kovir, una superpotenza estera e isolazionista che rappresenterebbe gli Stati Uniti d'America, e i genocidi contro le minoranze etniche dei nani e degli elfi, in un'allegoria fantasy dell'invasione sovietica del 1939. A Il sangue degli elfi segue, appena un anno dopo, Il tempo della guerra (Czas pogardy) e l'autore manterrà questo ritmo eccezionale di un volume all'anno anche col terzo del 1998, Il battesimo del fuoco (Chrzest ognia) e fino al quarto, La torre della rondine (Wieża jaskółki). Il quinto romanzo, La signora del lago (Pani jeziora) esce due anni dopo, nel 1999 e poi... la saga si prende una lunga pausa di ben quattordici anni.

Oltre lo Strigo

L'ultimo romanzo, La stagione delle tempeste (Sezon burz), è infatti un prequel. La saga di Geralt si conclude con La signora del lago, e La stagione delle tempeste è ambientato dopo la primissima storia con protagonista lo Strigo, quella che diede inizio a tutto quanto e che fece vincere a Sapkowski il concorso di Fantastyka. Intorno al 1998, l'autore polacco aveva deciso di non farsi inghiottire dal successo della sua opera più famosa, e di scrivere nuove storie, con nuovi protagonisti.

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È un momento cruciale nella vita di ogni scrittore, che ne segna indelebilmente la carriera, separandolo da quelle comete che finiscono col non riuscire a scrivere altro, banalizzandosi da sole. La stagione delle tempeste è quasi un omaggio a una comunità di fan che non ha mai dimenticato lo Strigo, e magari anche un modo un po' commerciale per tornare a cavalcarne il successo in occasione dell'uscita dei giochi targati CD Projekt Red. Geralt, nel frattempo, si è dato comunque da fare: è apparso nei fumetti di Boguslaw Polch dal 1993 al 1995, è stato il protagonista - interpretato da Michal Żebrowski, di un pessimo film del 2001 e di una mediocre serie TV del 2002, diretti entrambi dal regista Marek Brodzki. E naturalmente ha vissuto le avventure videoludiche in terza persona che tutti ben conosciamo, parzialmente ispirate ai romanzi e ai racconti originali. Sapkowski, nel frattempo, ha scritto un'altra saga, la cosiddetta trilogia "Hussita": i tre volumi (Narrenturm del 2002, Boży bojownicy del 2004 e Lux perpetua del 2006) non sono mai stati pubblicati nella nostra lingua, ma raccontano la storia di Reinmar di Bielawa, noto anche come Reynevan von Bielau.

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Ambientati nel nostro quindicesimo secolo, durante le guerre Hussite che si svolsero nei territori polacchi, slesiani e cechi, i racconti narrano le disavventure del protagonista, un mago apprendista e un po' sciocco che deve fare i conti regolarmente con le sue pessime decisioni. Secondo l'antropologo culturale Mariusz Czubaj, la trilogia di Sapkowski rappresenterebbe, in realtà, una velata polemica contro i tradizionali romanzi storici polacchi che trattavano i periodi più bui della loro società senza calcare la mano sulle atrocità che venivano perpetrate, dimenticandosi completamente della dimensione umana. In questi racconti, Sapkowski affina ulteriormente lo stile narrativo frammentato che lo aveva distinto nella saga di The Witcher, raccontando determinati momenti della storia attraverso molteplici e inusuali punti di vista, magari anche a distanza di anni rispetto all'evento cruciale di turno. Il suo ultimo romanzo, anch'esso inedito in Italia, risale al 2009: si intitola Żmija (letteralmente, vipera) e racconta la storia di Pawel Lewart, un ufficiale dell'esercito sovietico di origine polacca dotato di poteri paranormali. La vicenda si svolge in Afghanistan, quando Lewart, a un certo punto, risveglia le sue peculiari abilità, sopite dopo essere stato ricoverato a lungo in un ospedale psichiatrico. È evidente che Sapkowski si è lentamente allontanato dal fantasy puro per tuffarsi nella realtà, pur dipingendola di soprannaturale: è un vero peccato che la barriera linguistica abbia isolato i suoi ultimi romanzi, ma d'altra parte, una volta tanto, possiamo ringraziare i videogiochi per aver convinto gli editori a pubblicare almeno la saga di Geralt anche da noi.