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Square Enix, un futuro fra tradizione e rivoluzione

Square Enix si trova ad affrontare un momento fondamentale della sua storia: sospesa fra tradizione e rivoluzione, sta tentando di trovare una nuova formula vincente.

SPECIALE di Lorenzo Mancosu   —   31/10/2023
Square Enix, un futuro fra tradizione e rivoluzione

Il 1 maggio del 2022 Square Enix ha annunciato pubblicamente la vendita di numerosi asset alla celebre holding Embracer Group, colosso svedese che nel corso degli ultimi anni si sta espandendo a macchia d'olio e che, d'altra parte, non è ancora riuscito a ottenere il ritorno sperato in termini d'immagine. Questa operazione ha di fatto consegnato nelle mani del gruppo di Lars Wingefors studi del calibro di Crystal Dynamics, Eidos-Montreal e Square Enix Montreal, nonché proprietà intellettuali quali Tomb Raider, Deus Ex, Thief e Legacy of Kain. L'operazione ha coinvolto i diritti di oltre 50 videogiochi, ma a far discutere sono state le cifre della manovra e soprattutto le spiegazioni portate dalla casa: i 300 milioni di dollari incassati, infatti, sarebbero serviti per sostenere gli investimenti nella blockchain e in altre tecnologie, al fine di assistere la compagnia "nell'adattarsi ai cambiamenti nel business globale per stabilire un'allocazione di risorse più efficiente".

Due settimane più tardi, in occasione del report annuale di maggio, l'allora presidente e CEO Yosuke Matsuda ha voluto chiarire che quella frase era orientata alla volontà di Square Enix di rafforzare l'impegno nell'attività centrale della compagnia, ovvero la produzione di grandi videogiochi. Ciononostante, nel corso del 2022 Square Enix Holdings ha infine investito in collaborazioni strategiche con sette diverse società di blockchain e servizi cloud, come per esempio The Sandbox, Zebedee, Blocklords e Ubitus, senza mai arrivare a chiarire definitivamente quale sia l'obiettivo finale di tale orientamento.

Probabilmente Deus Ex sarà ricordato come uno dei più grandi sprechi nella storia dell'industria
Probabilmente Deus Ex sarà ricordato come uno dei più grandi sprechi nella storia dell'industria

Comunque la si voglia vedere, la leadership di Yosuke Matsuda è stata una vera e propria montagna russa: subentrato nel 2013 a Yoichi Uada, ha spinto sulla necessità di innovare profondamente il marchio di Final Fantasy fino a stravolgerne le radici, coltivando al tempo stesso la forte volontà di riportare in auge i vecchi capitoli del franchise, nonché trainando al successo internazionale il quattordicesimo episodio online. Nel frattempo, è stato ritenuto responsabile dei flop di Marvel's Avengers e Babylon's Fall, ma soprattutto della rottura definitiva con tutti gli studi occidentali della casa, dopo aver più volte indicato come "deludenti" le vendite di marchi come Tomb Raider.

Tali scelte, evidentemente, non sono andate giù a più di qualche singolo dirigente: all'inizio dell'anno il consiglio di amministrazione di Square Enix ha infatti presentato una richiesta di sostituzione del presidente e direttore con la figura di Takashi Kiryu, in un cambio al vertice poi approvato il 13 giugno del 2023. Ora che l'anno sta per giungere al termine, vale la pena tirare le somme sull'operato di Square Enix e tentare di comprendere quale direzione la casa possa intraprendere nel prossimo futuro, all'alba di quella che potrebbe rivelarsi una nuova era.

Un difficile passato recente

Forspoken ha portato alla distruzione dello studio Luminous Productions e forse anche del motore proprietario
Forspoken ha portato alla distruzione dello studio Luminous Productions e forse anche del motore proprietario

Il passato recente di Square Enix è punteggiato da più di qualche vistoso inciampo. Certo, sono emerse produzioni del tutto dimenticabili come Balan Wonderworld sulle quali sarebbe semplicissimo fare dell'ironia, ma a conti fatti è dalle parti dei grossi nomi, spesso, che le cose non sono andate come previsto. Tralasciando l'interezza della decade passata, il più rumoroso fallimento risiede senza dubbio nel Marvel's Avengers del 2020, una produzione pubblicata fuori tempo massimo, ma ancorata al marchio più forte dell'epoca, che si è dimostrata non solo incapace di soddisfare le proiezioni di vendita, ma soprattutto di lasciare un qualsivoglia genere d'impronta nella stagione videoludica. L'opera ha debuttato ed è sbiadita nell'arco di poche settimane, lasciando un vuoto incolmabile nelle casse della compagnia e soprattutto portando alla rottura con l'intero apparato occidentale, alla quale Yosuke Matsuda non ha mai cessato di dare voce fino alla cessione.

L'attacco a una dimensione lontana dalla tradizione è proseguito l'anno seguente con l'Outriders di People Can Fly, opera forte di un'architettura atipica che nonostante l'approccio innovativo - sostanzialmente privo di aggiornamenti costanti nel lungo periodo - ha anch'esso faticato a scuotere le fronde dell'industria. La più grande doccia fredda nel sottobosco dei giochi come servizi è tuttavia giunta nella forma di Babylon's Fall, sviluppato da PlatinumGames e pubblicato nel marzo del 2022, probabilmente protagonista di uno fra i più spettacolari fallimenti nell'epoca recente dell'industria: i server sono stati chiusi in tempo record dopo che il numero di giocatori è precipitato fino ad accogliere un paio di decine di appassionati.

Ci sarebbero tanti altri profili da analizzare, da quello dello spin-off di Final Fantasy Stranger of Paradise fino alla parentesi battle royale di The First Soldier, per arrivare anche a quel The Diofield Chronicle che prometteva di rivoluzionare la classica struttura JRPG e che ha finito per passare quasi sotto silenzio. L'attenzione dell'industria si è risvegliata solamente nel 2023, al momento del debutto di Forspoken: gli scarsi risultati del titolo sviluppato da Luminous Productions, al netto degli enormi sforzi dello studio padre del Luminous Engine, hanno portato allo scioglimento del team di sviluppo e alla conseguente integrazione nelle più tradizionali Creative Business Unit, probabilmente calando una volta per tutte il sipario sul motore proprietario alla base di Final Fantasy XV.

Si tratta di un epilogo che non deve sorprendere: nel corso degli ultimi anni Square Enix si è fatta notare per il suo particolare e a tratti indecifrabile metodo di valutazione dei risultati. Produzioni dalle vendite eccellenti, come uno Shadow of the Tomb Raider, forte di oltre 9 milioni di unità piazzate, sono state frequentemente tacciate di "non aver raggiunto i risultati sperati", e tale destino di recente ha toccato anche Final Fantasy XVI. Nel corso del report agli azionisti dell'ultimo agosto, dopo aver festeggiato i 3 milioni di unità vendute nell'arco della settimana d'esordio, il direttivo ha dichiarato che i profitti generati dall'opera sono calati troppo rapidamente, portando anche al conseguente crollo nel valore azionario della compagnia.

I marchi di bandiera

Final Fantasy VII Rebirth ha tutte le carte in regola per dimostrarsi un grande videogioco
Final Fantasy VII Rebirth ha tutte le carte in regola per dimostrarsi un grande videogioco

La questione di Final Fantasy è senza ombra di dubbio la più calda in assoluto: quando manca poco all'arrivo di Final Fantasy VII Rebirth - produzione che si prospetta davvero immensa - è evidente che quelli di Matsuda non fossero semplici proclami, dal momento che la casa non ha mai dedicato tanto spazio e risorse al sostentamento della saga. Proprio in questi giorni si è tenuto il Final Fantasy XIV Fan Fest, ancora una volta determinato a puntare i riflettori sulla prossima espansione Dawntrail, ponendo anche la sua firma su un primo spicchio del 2024 che promette di rivelarsi un'età dell'oro. Nel corso degli ultimi mesi, fra le altre cose, sono emersi molti rumor relativi alla produzione di ulteriori remake dopo l'operazione che sta toccando il settimo capitolo: al momento, in prima linea, ci sono il nono, l'ottavo e ultimamente anche il sesto, dal momento che la Creative Business Unit I ha affermato che gli piacerebbe metterci mano.

Difficile, invece, leggere la questione Final Fantasy XVI: dopo l'exploit della prima settimana le vendite sono calate, e la casa attribuisce il risultato prevalentemente alla ridotta base installata di PlayStation 5; in tal senso è difficile comprendere la scelta di abbracciare un lancio in esclusiva sulla macchina di Sony, specialmente se le proiezioni di vendita erano davvero elevate come suggerito dal report agli azionisti. Il primo capitolo single player progettato da Naoki Yoshida e dalla sua Creative Business Unit III ha creato un'enorme frattura nel pubblico: c'è chi l'ha adorato e chi l'ha detestato, c'è chi non gli darà mai una chance a causa della svolta a base di pura azione, c'è chi è pronto a giurare che sia stato un successo e c'è invece chi lo inquadra come l'ennesimo "fallimento" figlio di una moderna corrente creativa che antagonizza il passato.

I fan non vedono l'ora di scoprire quale sarà la nuova direzione intrapresa da Dragon Quest XII
I fan non vedono l'ora di scoprire quale sarà la nuova direzione intrapresa da Dragon Quest XII

Non si può, a tal proposito, non menzionare l'attuale cornice della serie di Dragon Quest. Yuji Horii ha confermato la volontà di seguire la linea tracciata dal sedicesimo capitolo di Final Fantasy - e anche dal diretto predecessore - rivolgendosi prevalentemente a un pubblico adulto attraverso una storia più cupa e matura del solito. Allo stesso modo, pur avendo confermato che il sistema di turni rimarrà presente in una qualche forma, il direttivo del progetto ha manifestato più volte la volontà di rivoluzionare l'architettura tradizionale della serie, portando "cambiamenti che avranno effetti sul marchio per i prossimi dieci o vent'anni", stando alle parole di Matsuda. Un'affermazione, questa, che è stata sovente letta come l'intenzione di abbracciare anche in questo caso una struttura votata prevalentemente all'azione in tempo reale, magari vicina a quella recentemente incontrata nel Remake di Final Fantasy VII.

Quello di decifrare la direzione intrapresa da Square Enix alla luce degli ultimi anni dell'industria è un compito estremamente difficile: il nuovo direttivo sembra intenzionato a proseguire secondo una visione moderna, rivoluzionando le antiche formule per adattarle agli standard contemporanei. Ma dove la casa cerca una rivoluzione assoluta, il medium sembra dare il meglio di sé nel rinnovamento delle formule passate, configurando un quadro molto complesso alla luce dei recenti sviluppi nel direttivo: a partire dal tramonto di Final Fantasy XII, con la sola importante eccezione di Dragon Quest XI, il publisher giapponese ha trascorso le ultime due decadi cercando di allontanarsi dal proprio passato.

I videogiochi di domani

Kingdom Hearts IV riuscirà a segnare un nuovo inizio per la saga di Nomura?
Kingdom Hearts IV riuscirà a segnare un nuovo inizio per la saga di Nomura?

Nel futuro di Square Enix ci sono astri estremamente luminosi seppur circondati da fitte nubi d'incertezza: il caso di Dragon Quest XII è emblematico, dal momento che sarà un banco di prova spietato sul quale saggiare una filosofia che si pone lo scopo di gettare nuove fondamenta. Lo stesso discorso vale per il momento della pubblicazione su PC di Final Fantasy XVI, anch'esso un istante a dir poco pivotale: se fino a questo momento si sono celebrati risultati figli della ristretta adozione di console PlayStation 5, sarà interessante scoprire come la produzione diretta da Yoshida riuscirà a posizionarsi di fronte a un pubblico più ampio, pur tenendo a mente il fatto che a oggi l'esistenza stessa di una versione Xbox è rimasta un argomento fuori discussione.

Ci sono invece grandi aspettative nei confronti di Kingdom Hearts IV, titolo in produzione da diverso tempo e nel quale si specula ormai da anni il debutto dell'universo di Star Wars. Al netto delle critiche, il terzo episodio della serie principale firmata Tetsuya Nomura è riuscito a piazzare 6.7 milioni di copie su console, diventando il singolo capitolo più venduto della serie e spianando la strada per l'emersione di una nuova pagina nell'odissea di Sora. L'opera sarà sviluppata in Unreal Engine 5 nonché ricamata attorno a un'idea di realismo tutta nuova - quella che fece capolino nel mondo dei Pirati dei Caraibi - al fine di rifare il look ai protagonisti e alle ambientazioni, tentando di segnare l'ennesimo incipit dopo una conclusione dolceamara come quella del terzo episodio.

Difficile ipotizzare che Foamstars si trasformi in un grande successo
Difficile ipotizzare che Foamstars si trasformi in un grande successo

A sembrare al riparo in una botte di ferro sono i soli Final Fantasy VII Rebirth e Final Fantasy XIV Dawntrail. Se il primo si è presentato attraverso un trailer a dir poco sontuoso e una demo che ha lasciato pochissimo spazio ai dubbi, il secondo - dopo qualche tentennamento iniziale - si sta lentamente configurando come la piattaforma di lancio per la nuova era del MMORPG di Naoki Yoshida. A tal proposito, la Creative Business Unit III ha anche annunciato al PAX West di avere intenzione di lavorare a due DLC del sedicesimo episodio, mentre il produttore Yoshida ha recentemente dichiarato che ha avuto inizio la fase di planning di un misterioso nuovo videogioco realizzato dallo studio.

Nelle ultime settimane ha invece trovato molto spazio Foamstars di Toylogic, lo sparatutto a base di schiuma che debutterà in esclusiva su piattaforma PlayStation. Square Enix non può certo vantare grande fortuna con i giochi come servizi: se le anteprime parlano di un'esperienza molto più divertente rispetto a quanto preventivato, è tuttavia difficile ipotizzare che possa trattarsi di un successo. Tanti dubbi affollano infine l'operazione Final Fantasy 7 Ever Crisis: al netto delle mirabolanti promesse di una versione pocket dell'intera Compilation dell'opera, la restrittiva anima da gacha game ha conquistato il centro del palcoscenico, e la nostra speranza è che la casa non scelga di riservare il medesimo trattamento anche ad altri dei suoi brand più importanti.

Il nocciolo della questione sono le vendite?

Square Enix è ossessionata dall'idea di rendere i suoi videogiochi delle opere 'adatte al pubblico di massa'
Square Enix è ossessionata dall'idea di rendere i suoi videogiochi delle opere "adatte al pubblico di massa"

È evidente che il problema fondamentale di Square Enix risieda nelle vendite: non tanto per quel che concerne i numeri e i risultati delle sue produzioni più recenti, quanto più nell'orbita delle proiezioni di vendita e dell'immensa ambizione che avvolge i marchi di bandiera. In un mondo nel quale Shadow of the Tomb Raider sfiora il tetto dei 10 milioni di copie piazzate e nonostante ciò viene ritenuta una pubblicazione che vende sotto le aspettative, diventa piuttosto semplice immaginare cosa stia frullando nella mente del direttivo. La compagnia vuole vedere a qualsiasi costo le sue produzioni più importanti, su tutte la saga di Final Fantasy, competere a testa alta con pubblicazioni del calibro di Elden Ring, di The Legend of Zelda, di tutti i grandi successi che negli ultimi anni - a partire dall'exploit di The Witcher 3 Wild Hunt - sono riusciti a monopolizzare a lungo l'attenzione del pubblico e magari a intascare il premio per il Game of the Year.

Un'ambizione assolutamente apprezzabile, sulla carta anche stimolante, ma che sta probabilmente venendo inseguita attraverso i mezzi sbagliati: la casa sembra sempre più impegnata a rivoluzionare le sue formule vincenti per adeguarsi ai gusti dell'utenza massificata, con il fine ultimo sposare le correnti più redditizie e apprezzate. E questo nonostante i maggiori successi degli ultimi anni - per esempio Monster Hunter World di Capcom o Baldur's Gate 3 - abbiano raggiunto risultati straordinari puntando tutto sulla propria identità e sulla propria tradizione, senza mai tentare di adeguarsi alle correnti del mercato e alle ipotetiche esigenze di un informe "pubblico più ampio". Senza dubbio la casa si trova ad affrontare uno snodo fondamentale della sua storia: al momento i riflettori sono puntati su Final Fantasy VII Rebirth, su Kingdom Hearts 4 e su Dragon Quest XII, ma la domanda è se sotto la nuova guida di Takashi Kiryu riuscirà finalmente a riagguantare l'eccellenza che merita.