L'anno 2019, per quanto riguarda i videogiochi, verrà ricordato anche come caratterizzato dall'affermazione del cloud gaming, diventato finalmente tangibile soprattutto grazie al lancio di Google Stadia ma anche come presenza importante nei progetti dei maggiori attori del mercato. A dire il vero la situazione è un po' strana perché del cloud gaming si parla da diversi anni e soprattutto servizi del genere sono stati messi a disposizione già da diverso tempo, alcuni dei quali sono falliti e altri si sono trasformati, ma è come se quest'anno si sia assistito a una sorta di seconda venuta del gioco in streaming, in qualche modo molto più convincente dei primi esperimenti visti in precedenza.
Il concetto parte da lontano: alla luce dell'evoluzione esponenziale delle tecnologie di comunicazione e trasmissione dati, è emersa da tempo l'idea di poter offrire un servizio in grado di far giocare gli utenti senza la necessità di affidarsi a un hardware proprietario, incentrando tutto su un veloce scambio di informazioni attraverso internet, in grado di accogliere gli input del giocatore e trasferire gli output direttamente sugli schermi, bypassando la presenza di qualsiasi console o PC specifico da tenere in casa al di là degli strumenti base per l'interazione e la visualizzazione dei videogiochi, dunque un controller e uno schermo.
Questa smaterializzazione dell'hardware da gioco porta con sé l'evidente vantaggio di slegarsi dalla necessità di fare riferimento a una specifica configurazione da possedere, consentendo così idealmente le massime performance date dalla potenza degli strumenti presenti nelle server farm al minimo costo, con evoluzioni e upgrade hardware che non sarebbero legate all'acquisto di macchine o componenti specifici da parte degli utenti ma effettuate direttamente al livello di sistema. L'esperienza di gioco sarebbe così anche portabile ovunque e su qualsiasi dispositivo compatibile, eliminando anche la necessità di installazione, caricamento e aggiornamento dei giochi. L'unico vero svantaggio tecnico, che è stato però alquanto determinante finora, è dato dall'inevitabile presenza di una certa latenza nel sistema di input/output dovuto alla trasmissione continua dei dati, aggravato dalle differenze di livelli tecnologici raggiunti dalle reti internet nelle varie zone del mondo.
Le origini: da OnLive a PlayStation Now
Quando venne presentato alla GDC del 2009, OnLive era una soluzione avveniristica, sia per l'idea del noleggio dei videogiochi in digitale, sia per il fatto di basarsi sullo streaming, che oltretutto all'epoca doveva affrontare il grande ostacolo dello stato tecnologico delle linee internet. I motivi principali del suo fascino nascondevano insomma anche i maggiori ostacoli che il servizio doveva affrontare, tanto da chiudere nel 2015 dopo un primo periodo di beta e un lancio a regime standard che non riuscì ad affermarsi sul mercato. Nel frattempo, era sorto anche un primo concorrente diretto per il cloud gaming delle origini, ovvero Gaikai, anche questo terminato prima del tempo già nel 2012. Entrambi i pionieri di questa soluzione videoludica hanno un altro elemento in comune: sono stati tutti e due assorbiti da Sony, che sborsò in particolare la bellezza di 380 milioni di dollari per l'acquisto di Gaikai, per poi assicurarsi anche gran parte dei brevetti di OnLive pochi anni dopo alla chiusura di quest'ultimo.
Sony ha poi alquanto temporeggiato nello sfruttamento pieno del cloud gaming, di fatto sprecando in larga parte l'enorme vantaggio temporale che aveva accumulato sulla concorrenza, come rilevato dallo stesso David Perry, fondatore di Gaikai e poi ex-responsabile di PlayStation Now. Tuttavia, il servizio di cloud gaming Sony ha rappresentato di fatto la prima piattaforma stabile e completa disponibile sul mercato, attraversando una lunga e lenta evoluzione che l'ha portata ad un livello che attualmente può competere con Google Stadia, sebbene con una tecnologia non ancora all'altezza che ha costretto la compagnia a un inedito accordo con Microsoft per lo sfruttamento dei server Azure. Questo atteggiamento un po' attendista ha generato la strana condizione per cui Sony sembra essere indietro sul fronte del cloud gaming ma in verità ha anticipato un po' tutti e con PlayStation Now è già in grado di offrire un servizio di notevole spessore, sebbene ancora da evolvere soprattutto per quanto riguarda il catalogo disponibile, visto che le novità importanti per PS4 sono arrivate solo nel 2019.
Il presente: da Google Stadia a Microsoft xCloud
Veniamo dunque alle nuove sfide del 2019, incarnate soprattutto da Google Stadia, il nuovo concorrente che è diventato in breve il simbolo stesso del cloud gaming in tutto il mondo. D'altra parte, quando c'è di mezzo Google è facile che le cose assumano un respiro gigantesco e il fatto che sia il primo ingresso della compagnia in ambito videoludico non ha fatto che incrementare l'aspettativa per quello che Stadia avrebbe potuto offrire. Tuttavia, il lancio del nuovo servizio non si è rivelato quella rivoluzione che molti prevedevano e che anche gli attori principali del mercato videoludico attuale temevano: a mantenere il freno a mano tirato non sono tanto i problemi tecnici incontrati dalla piattaforma al lancio - a dire il vero pochi rispetto all'ampiezza del pubblico coperto - quanto piuttosto la mancanza di attrattiva dell'offerta. Si individuano più o meno tre ordini di problemi: il primo è che dalle dimensioni di Google e dall'organizzazione messa su per il lancio ci si aspettava qualche titolo in esclusiva, qualche grosso progetto che dimostrasse una certa unicità della piattaforma Stadia anche sul fronte ludico, più che solo in termini di fruizione, ma queste attese sono state in gran parte tradite. Altro problema fondamentale, i prezzi dei giochi che non sembrano essere molto concorrenziali per il momento, mentre la terza questione è la mancanza della percezione di quel salto generazionale rispetto alle attuali piattaforme che si supponeva potesse provenire dal nuovo sistema, visto che lo sbandierato 4K a 60 frame al secondo non viene raggiunto in molti casi.
Microsoft xCloud rappresenta in effetti più il futuro che il presente, considerando che non è stato ancora lanciato in forma ufficiale al pubblico, tuttavia la sua versione di prova continua ormai da alcuni mesi e la piattaforma sta effettuando da tempo un rodaggio piuttosto convincente, tanto da farci inserire anche la soluzione di Microsoft tra le novità del 2019 in ambito di cloud gaming. La forza di questa proposta sta nella potenza tecnologica su cui si fonda, vista l'ampiezza del sistema di server in possesso di Microsoft, ma anche nella solidità che la compagnia può vantare nel panorama videoludico, con una base ormai consolidata di offerta hardware e software e soprattutto la possibile integrazione del cloud nei servizi già disponibili nell'ecosistema. La soluzione adottata è qui diversa, per il momento, visto che xCloud si sta concentrando maggiormente sulla fruizione mobile, funzionando sulle piattaforme Android, ma con la prossima espansione verso i PC si dovrebbe spostare nello stesso ambito di Google Stadia. In ogni caso, dalle prove effettuate potrebbe essere forse la soluzione più convincente tra quelle attualmente sulla scena.
Il futuro: sviluppi immediati e nuove prospettive
È chiaro che l'entrata in scena di Google Stadia abbia mosso le acque, dando uno scossone al mercato e un avvio ben più convincente al cloud gaming come piattaforma sempre più diffusa. L'idea è che il 2020 sia un anno chiave per capire le reali possibilità di questa tecnologia e il suo impatto nel mercato videoludico, fermo restando il fatto che la sua evoluzione futura può portarlo effettivamente a modificare in maniera inesorabile il panorama, con il superamento dell'hardware fisico, ma questo avverrà probabilmente in un momento ancora piuttosto lontano nel tempo. Al di là dell'avvio poco entusiasmante, per Google Stadia i numeri sono destinati a salire una volta che verrà lanciato con l'opzione gratuita accanto all'abbonamento Pro, insieme ad un ovvio incremento del catalogo e magari di qualche nuova politica riguardante i prezzi dei giochi. È dunque decisamente presto per dare qualsiasi giudizio definitivo sul servizio Google, al di là del fatto che il suo inizio non è risultato così sconvolgente come si poteva pensare, almeno in termini di numeri e utenza.
Allo stesso modo, anche Microsoft xCloud avrà il suo avvio ufficiale nel 2020, dunque siamo in una fase di totale transizione e preparazione al lancio in quest'ultima parte del 2019, ma le prove effettuate finora sono alquanto convincenti. Al di là della base tecnologica su cui può contare e delle sue esclusive, il punto forte di xCloud risiede nella possibile integrazione con gli altri servizi dell'ecosistema, inserendosi peraltro proprio in un momento di passaggio verso la nuova generazione con Xbox Series X. Diventando una delle caratteristiche integrate di Xbox Game Pass Ultimate, il cloud gaming secondo Microsoft diventerebbe un servizio da utilizzare in maniera naturale per tutti coloro che utilizzano Xbox o PC, partendo dunque da una base di utenti già molto ampia e importante.
Completiamo la panoramica tornando a PlayStation Now: il servizio Sony ha effettuato una lunga e importante evoluzione negli anni passati, che ha portato la scelta più vecchia tra quelle attualmente disponibili più al passo coi tempi. Ha assunto anche un carattere intermedio, mutuando alcune caratteristiche da Xbox Game Pass come la possibilità di scaricare i giochi su PS4 e giocarli da hard disk, ma forse la sua apertura più importante è stata l'evoluzione del catalogo, che ha finalmente iniziato a introdurre giochi piuttosto recenti ed esclusive di grande importanza, sebbene la loro quantità sia ancora molto limitata e di strada da fare ce ne sia tanta. Anche in questo caso, con il prossimo arrivo di PS5 il cloud gaming di PlayStation Now potrebbe rappresentare un elemento strategico di grande importanza per consolidare l'ecosistema PlayStation.
Nel frattempo, il fiorire di questa tecnologia è evidenziato anche dall'aumento delle proposte in questo senso: Facebook Gaming ha recentemente acquisito il servizio PlayGiga e Nvidia, oltre al già presente GeForce Now, ha deciso di espandersi ulteriormente collaborando con Tencent per il lancio del servizio Start. Insomma, il cloud gaming sembra iniziare finalmente a ingranare e il 2020 potrebbe rappresentare l'anno della svolta per questa tipologia di fruizione dei videogiochi.