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L'Europa prende di mira Apple, Meta e Google perché tentano di aggirare il DMA

Apple, Meta e Google sono stati presi di mira dall'UE nelle indagini sulla mancanza di conformità alle norme del DMA.

NOTIZIA di Luigi Cianciulli   —   25/03/2024
L'Europa prende di mira Apple, Meta e Google perché tentano di aggirare il DMA

La Commissione europea ha avviato cinque indagini sulla conformità al nuovo Digital Markets Act entrato in vigore a marzo, rappresentante il tentativo dell'UE di contrastare il potere delle grandi aziende del web.
Nel mirino, le pratiche di Apple, Google e Meta, le cui soluzioni proposte per l'adeguamento potrebbero non essere pienamente conformi.

Margrethe Vestager, capo antitrust dell'UE, ha dichiarato l'intenzione di indagare sulle regole anti-orientamento negli store di Google e Apple, nonché sui possibili favoritismi dei servizi di Google nel suo motore di ricerca.
Anche il modello di abbonamento di Meta per gestire il targeting degli annunci è sotto scrutinio.

È la prima volta che l'UE intraprende un'azione ufficiale di verifica della conformità delle aziende alla norma, e la Commissione prevede di concludere le indagini entro 12 mesi; se confermati, i sospetti potrebbero portare a multe fino al 20% del fatturato delle aziende.

Fuori dai binari

Per Meta, si esaminerà se venga offerta una scelta adeguata agli utenti riguardo all'utilizzo dei loro dati personali per scopi pubblicitari
Per Meta, si esaminerà se venga offerta una scelta adeguata agli utenti riguardo all'utilizzo dei loro dati personali per scopi pubblicitari

La Commissione europea mira a promuovere la concorrenza nei mercati digitali e a proteggere le startup europee, oltre a garantire una maggiore libertà di scelta per gli utenti.

Il DMA è uno strumento chiave per raggiungere tali obiettivi, e le sei principali aziende tecnologiche, designate come gatekeeper, hanno iniziato a conformarsi alle norme all'inizio di questo mese.
Queste norme includono la possibilità per i clienti di cambiare le app predefinite, intervenire sulle applicazioni pre-installate, nonché il divieto di favorire i servizi di prima parte rispetto ai rivali e il permesso di negozi di app di terze parti per i colossi del settore.

Dopo l'indagine, la Commissione comunicherà a ciascun gatekeeper le azioni necessarie per affrontare le preoccupazioni, insieme alle misure pianificate dal regolatore.
Le multe potrebbero raggiungere il 10 percento del fatturato globale annuo delle aziende, con possibilità di aumentare fino al 20 percento in caso di violazioni ripetute.
Le possibili sanzioni potrebbero avere un impatto significativo sulle aziende coinvolte basti pensare che ad esempio, Google rischierebbe di dover pagare circa 30 miliardi di dollari su un fatturato di oltre 300 miliardi.

Sotto torchio

Le indagini partono dal rispetto del Digital Markets Act
Le indagini partono dal rispetto del Digital Markets Act

Il regolatore dell'UE sta attualmente esaminando la struttura delle tariffe di distribuzione di app di Apple al di fuori dell'App Store.

Sebbene l'azienda abbia consentito negozi di app alternativi su iOS, lo ha fatto con una nuova tassa che i critici ritengono possa scoraggiare gli sviluppatori dalla distribuzione al di fuori dei canali ufficiali di Cupertino.
Spotify ha definito la conformità di Apple "una farsa completa e totale", mentre il CEO di Epic, Tim Sweeney, ha denunciato i cambiamenti come "una nuova istanza di Conformità Maliziosa".

Anche il modello di "pagamento o tacito consenso" di Meta ha sollevato preoccupazioni tra i regolatori europei.
L'anno scorso, Meta ha introdotto un nuovo livello di abbonamento per Facebook e Instagram nell'UE, permettendo agli utenti di pagare 9,99 euro al mese per utilizzare i servizi senza annunci.
Di recente, Meta ha offerto di ridurre il prezzo mensile dell'accesso senza annunci a 5,99 euro.
In aggiunta, la Commissione ha concesso a Meta un'estensione di sei mesi per realizzare l'interoperabilità di Messenger con altri servizi di messaggistica, un altro punto ancora da risolvere.

Anche Alphabet, sospettata di abusare del suo dominio tramite il motore di ricerca Google per favorire i propri servizi di comparazione prezzi, rischia sanzioni.
Google è già stata multata nel 2017, ma le soluzioni proposte finora non hanno soddisfatto le aspettative di Bruxelles.