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Sony è cattiva a cancellare o rifiutare alcuni dei progetti che le vengono proposti?

Cerchiamo di capire perché è semplicemente normale che un editore cancelli o rifiuti alcuni progetti che gli vengono proposti, nonostante quello che pensano i fan.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   07/01/2022

Sony è cattiva a cancellare o rifiutare alcuni dei progetti che le vengono proposti? Risposta breve: no e pensarlo è abbastanza da ingenui, perché significa non avere assolutamente idea di come funzionano certe cose, soprattutto oggi.

La verità è che un qualsiasi editore di videogiochi tripla A, ma non solo, conta decine, quando non centinaia (dipende da quanti anni è sul mercato) di progetti rifiutati o cancellati nella sua storia, spesso molteplici anche nel corso di un singolo anno. Microsoft e Nintendo non sono differenti da Sony in questo, così come Electronic Arts, Activision, Take-Two o qualsiasi altro nome che vi possa venire in mente.

Inoltre, tutti gli sviluppatori più grandi presentano più pitch al loro editore quando è il momento e in molti casi questi vengono rifiutati. Tutti, anche quelli di colossi come Naughty Dog. I motivi di un rifiuto possono essere molteplici, a volte discutibili, ma spesso semplicemente necessari, anche perché un singolo studio può portare avanti uno, due o massimo tre giochi tripla A (ma quest'ultima eventualità riguarda solo una ristretta minoranza di casi), alternando le fasi di lavorazione che conduco al gioco finito. Alla fine è anche normale che tra diverse proposte si facciano delle scelte. A posteriori, sapere che Sony ha rifiutato un nuovo Syphon Filter o un Resistance Open World può dispiacere, soprattutto ai fan dei due franchise, ma non ha senso polemizzarci sopra perché, a fronte dei due titoli mai nati (la cui qualità è quindi tutta da dimostrare) ce ne sarà almeno un terzo accettato e in sviluppo presso lo stesso studio (in questo caso Sony Bend).

Ribadiamo: è tutta una questione di dover fare delle scelte, perché in ultima analisi non si può produrre tutto, soprattutto in tempi in cui il ciclo di sviluppo di un tripla A ha raggiunto i cinque anni di media. Poi possiamo discutere di come vengano prese certe decisioni, ma su questo non ne sappiamo veramente nulla nel caso specifico, quindi ogni giudizio in merito sarebbe decisamente poco assennato.

E Days Gone 2? Sony ha fatto bene a non dargli la luce verde a fronte delle molte copie vendute? Per un fan del gioco sicuramente no, ma il problema di fondo rimane lo stesso: se per la compagnia il gioco non ha ottenuto i risultati sperati, e le vendite sono solo uno degli obiettivi possibili, perché ad esempio Sony è molto attenta a che i suoi titoli di punta possano essere messi in vetrina per vendere le sue console e il suo ecosistema, allora sì, ha fatto bene, quantomeno dal suo punto di vista.

Dispiace, si spera che in futuro il franchise possa tornare, magari proprio sotto la spinta dei fan, ma se al momento della presentazione del progetto non si credeva più nelle potenzialità di un nuovo Days Gone, è stato meglio bloccarlo o congelarlo, in modo da evitare problemi di gestazione o, peggio, cancellazioni in corso d'opera.