Il nostro viaggio all'interno della tradizione mitologica norrena è lungo, ma lungi ancora dall'essere arrivato a una conclusione. Sembra di aver già esplorato molto di questo universo, ma, in verità, abbiamo appena scalfito la superfice.
Distogliendo l'attenzione da un personaggio in particolare, andiamo quest'oggi alla scoperta delle valchirie e del ruolo che svolgono nei Nove Regni, per poi focalizzarci, ovviamente, sui punti di contatto che hanno portato alla loro rappresentazione nella nuova saga di God of War.
Le origini
Non è ben chiaro dove nasca la leggenda delle valchirie, figure femminili che hanno il potere di decidere il destino dei guerrieri che si scontrano sul campo di battaglia (il termine norreno valkyrja, composto dal sostantivo "valr" e dal verbo "kjósa", significa letteralmente "colei che sceglie i caduti").
Rudolf Simek, uno dei più influenti e conosciuti germanisti, ha teorizzato che queste entità venissero inizialmente viste come demoni che infestavano il campo di battaglia e banchettavano con i resti dei caduti, per poi divenire figure benevole quando il concetto del Valhalla è mutato da un semplice campo di battaglia al "paradiso dei guerrieri" (l'affiliazione con Odino, tuttavia, è sempre rimasta salda, anche quando venivano considerate creature infernali).
Questo cambio di paradigma ha portato a un "grande successo" delle valchirie tra gli autori dei poemi epici, che hanno contribuito a tramandare l'idea di esseri umani capaci di tessere relazioni (spesso sentimentali) con i mortali. I loro nomi, inoltre, sono fortemente legati al concetto di guerra e, con molta probabilità, sono stati loro attribuiti dagli scaldi e dai poeti piuttosto che dal comune pensare dei popoli nordici.
La figura della valchiria, oltre che a quella dei demoni, è stata affiancata dagli studiosi a quella delle Norne (entità in grado di determinare il destino degli umani), delle vǫlur (donne capaci di predire il futuro), ma anche delle sacerdotesse di un dio della guerra (tanto per rimanere in tema) che officiavano ai riti sacrificali che avevano luogo dopo le battaglie, come propone la folklorista Hilda Ellis Davidson.
Le valchirie nella mitologia
Le testimonianze scritte pervenuteci riguardo le valchirie sono probabilmente le più estese ed esaustive di tutta la mitologia norrena. Questo perché, oltre a rappresentare un gruppo d'individui piuttosto che un personaggio specifico, sono anche le figure che più si sono impresse nell'immaginario collettivo, riuscendo a trovare posto all'interno delle tradizioni culturali di diversi gruppi sociali fino a raggiungere l'epoca contemporanea.
Le fonti che descrivono queste splendenti e celestiali visioni, che spaziano dalle famose Edda (poetica e prosastica) alle saghe meno conosciute e più frammentarie, fino ai poemi di scaldi come l'indimenticabile Eyvindr skáldaspillir (avete letto bene), mostrano situazioni il più delle volte ricorrenti.
Infatti, le valchirie vengono introdotte nel racconto quando grandi battaglie hanno luogo o quando un personaggio in particolare (sempre maschile) si ritrova a contatto con una o più di loro, le quali raccontano gesta formidabili, riferiscono condizioni che le tengono prigioniere o promettono devozione all'eroe di turno.
Cos'ha rotto la corazza? Perché son stata svegliata?/Chi mi ha liberata dalle pallide catene?"/Egli rispose:/"Il figlio di Sigmundr,/che diede carne ai corvi al bosco di Hræ,/con la spada di Sigurðr!
Un episodio tra i più importanti è quello che vede protagonisti Sigurd e la valchiria dormiente Sigrdrífa, che potreste conoscere con i nomi di Sigfrido e Brunilde. Sigurd, dopo aver attraversato un muro di fuoco che cinge una fortezza fatta di spade e scudi, libera una donna dalla stretta armatura che le cinge il torso. Questa si sveglia dal suo lungo sonno e racconta di come Odino l'abbia costretta a tale prigionia perché, durante una guerra tra due re, aveva sconfitto Hjalmgunnar, al quale il padre di tutti gli dei aveva, al contrario, promesso la vittoria.
L'iconografia
La visione romantica (specialmente quella tedesca) della prima metà dell'Ottocento ha inscritto nel pensiero comune le valchirie come bellissime donne dalla folta chioma, adornate da armature scintillanti ed elmi alati, mentre procedono in sella ai loro destrieri volanti, lancia in mano, o verso i cieli o in direzione del campo di battaglia. Tuttavia, la loro iconografia ha subito diverse variazioni (e ha contribuito a crearne) nel corso dei secoli e delle differenti interpretazioni che ne sono state date.
Uno dei principali elementi che con molta probabilità è stato vittima di una rivisitazione è la loro cavalcatura. Infatti, si pensa che più che a cavalli, gli scaldi facessero riferimento a lupi, che banchettavano con i resti dei caduti in battaglia. Inoltre, anche le valchirie si pensa potessero avere più una forma bestiale che umana, andando a richiamare i corvi che, insieme ai lupi, profanavano i campi di battaglia, cosa che creava timore in coloro che desideravano recuperare i corpi dei propri compagni, dato che percepivano tale visione come un segno divino.
Queste si chiamano valchirie. Odino le manda in ogni battaglia, esse scelgono gli uomini cui toccherà la morte e decidono la vittoria.
Una caratteristica interessante riguarda il fatto che le valchirie, una volta scortati i meritevoli o da Odino, nel Valhalla, o da Freya, al Fólkvangr, svolgano la mansione di portare da bere agli Einherjar, ovvero i guerrieri caduti che un giorno combatteranno al fianco di Odino durante gli eventi del Ragnarǫk.
Le valchirie in God of War
Il modo in cui Santa Monica Studio ha implementato le valchirie all'interno della nuova saga di God of War è particolarmente interessante. Innanzitutto, è indicativo notare come il carattere da "personaggio secondario" che le contraddistingue nelle fonti mitologiche trova conferma anche nel videogioco, dove la loro presenza è relegata a incontri collaterali e perlopiù facoltativi.
In God of War, infatti, esistono otto valchirie più la loro regina. Queste sono state maledette da Odino, costrette a rimanere perennemente nella loro forma fisica, senza avere la possibilità di tornare in quella spirituale, condizione che le conduce alla pazzia. L'unico modo per rompere la maledizione è distruggere la loro forma fisica. La missione di Kratos, affidatagli dalla prima delle valchirie che ha incrociato il suo cammino, è ovviamente quella di affrontare le restanti sorelle e liberarle dalla prigionia imposta loro da Odino. I più si ricorderanno il grado di sfida degli scontri con queste ultime.
Le valchirie presenti nel gioco sono le più conosciute: abbiamo, infatti, Gunnr, Eir, Geirdriful, Ròta, Olrun, Gondul, Kara, Hildr e Sigrún, l'attuale regina. Sì, perché vi ricordiamo che Freya, la strega del bosco che aiuta Kratos e Atreus nel loro "pellegrinaggio", prima di divenire moglie di Odino e madre di Baldur, era la regina delle valchirie, seguendo la teoria che alcuni studiosi hanno formulato, secondo la quale Freya sarebbe ella stessa una valchiria, spiegando così la presenza della sua personale sala dove metà dei caduti dimora fino al Ragnarǫk e il suo privilegio nello scegliere questi ultimi. Ancora non sappiamo se le valchirie torneranno in qualche modo all'interno di God of War Ragnarok, ma le probabilità sono elevate. Dopotutto, il fatto che Freya, la precedente regina, vada alla ricerca delle ali strappatele da Odino, così da abbattere su Kratos tutta la sua furia, fa presagire un qualche ritorno delle temibili guerriere, alleate dell'uno o dell'altro fronte.
Abbiamo concluso anche questo viaggio nella mitologia norrena, alla scoperta delle valchirie. Fateci sapere nei commenti se vorreste un ritorno di queste ultime in God of War Ragnarok o se preferireste un'altra sfida da sottoporre alla furia del Fantasma di Sparta. Poi, se volete continuare a esplorare con noi i miti e le leggende alla base della nuova saga di Santa Monica Studio, vi invitiamo a leggere anche i precedenti articoli, dedicati a Thor, Mímir, Angrboda, Jormungandr, Týr, Freya e agli eventi del Ragnarok.